Parma - #Stop inceneritori in Emilia-Romagna

Verso un percorso regionale di mobilitazione contro Inceneritori e multiutility

12 / 10 / 2013

Il tema della gestione dei rifiuti diviene terreno scivoloso su cui si innestano, in modo drammatico, questioni che vanno dalla devastazione di interi territori, al biocidio, passando per l'annientamento del diritto alla salute e gli enormi affari delle ecomafie.
Significativa ed allarmante è la situazione in Emilia Romagna, ad oggi, registrata tra i territori più inquinati d'Europa.
Lo scorso febbraio l'assessore regionale all'ambiente Sabrina Freda chiede a tutte le Province che in attesa del Piano regionale non si facciano modifiche alle autorizzazioni di impatto ambientale di discariche e inceneritori (limiti dei rifiuti conferibili, destinazioni degli impianti etc.). Ne nasce un contrasto da cui il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani destituisce Freda dal suo incarico, assumendo la gestione diretta dell'assessorato all'ambiente.
Sulla scia della gestione Errani, ad agosto, Modena cambia la destinazione d'uso dell'inceneritore con una determina firmata da un dirigente, facendolo passare da impianto di smaltimento a impianto di recupero: potendo così accogliere rifiuti da fuori provincia e da fuori regione.
Con buona pace delle linee guida del piano regionale rifiuti che prospettavano, entro il 2020, la chiusura progressiva di discariche ed inceneritori. E con produzione di profitto per i due grossi enti gestori della regione (IREN ed HERA) e per la Regione stessa, che fruisce, per ogni kg di immondizia, di un importo tributario variabile a seconda della tipologia di rifiuto e della modalità di smaltimento.
In una macro-regione come quella padana, seconda in Europa per tasso di inquinamento, dopo la Rhur, ed in particolare, in Emilia Romagna, che vanta il triste primato di essere la regione di Italia con più inceneritori (9 inceneritori per 9 province), senza contare discariche e impianti industriali.
E difatti, i dati pubblicati sulla qualità dell'aria all'interno di questo territorio sono a dir poco allarmanti.
Nel 2012 in tutti i principali centri urbani, sul territorio nazionale, sono stati superati i livelli di polveri fini (PM10) con concentrazioni superiori a 50 milligrammi per metro cubo (µg/m) per più di 35 giorni in un anno, la soglia prevista dal Dlgs 155/2010.
In particolare è proprio l'area della Pianura Padana a confermarsi come la zona più critica, con 18 città tra le prime 20 posizioni nella classifica dell'inquinamento atmosferico.
In quanto a qualità dell'aria, in Emilia-Romagna nessun capoluogo di provincia è promosso: la prima città per gli elevati e ripetuti livelli di PM10 è Parma con 115 giornate, seguita da Reggio Emilia (93), Rimini (88), Modena (85), Ferrara (77), Bologna (73), Piacenza (71), Ravenna (66) e infine Forlì (52).
Il quadro si fa ancor più paradossale se si considera che secondo uno studio Unimore, l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, sarebbe possibile entro il 2020 passare in Emilia-Romagna da 9 a 2 inceneritori. Secondo questo studio, se si investisse massicciamente sulla raccolta differenziata spinta e sul trattamento meccanico biologico(TMB), si riuscirebbe a ridurre la produzione annua di rifiuti urbani della regione, destinati ad essere bruciati, da milioni di tonnellate a 260 mila.
Un traguardo importante se si considera la possibilità di eliminare completamente l'utilizzo di discariche e di ridurre ai minimi termini l'incenerimento come pratica di smaltimento.Un problema per le multiutilities che, in un connubio di interessi politico-economici, muovono le scelte delle amministrazioni locali facendo profitto sulla vita e sulla salute della gente.
Per questo crediamo sia fondamentale, sabato 12 ottobre cogliere "la giornata di mobilitazione nazionale in difesa dei territori e dei beni comuni, contro vecchi e nuovi colonialismi", per costruire forme di coalizione e resistenze, affinchè il modello di gestione rifiuti vigente venga abbandonato.
E' necessario inaugurare un nuovo percorso di partecipazione che ponga la possibilità di scelta direttamente in mano ai cittadini che all'interno di un territorio vivono, producono e consumano.
Vogliamo l'attuazione di una strategia di riduzione-riutilizzo­-riciclo-recupero, che possa generare forme di tutela per l'ambiente e allo stesso tempo nuovi posti di lavoro.
Riteniamo fondamentale mettere in campo la volontà di intraprendere un percorso che sappia tracciare in Emilia-Romagna le linee di una proposta comune, capace di tradurre nei fatti le vuote promesse sul superamento di modelli obsoleti e devastanti come l'incenerimento.Capace di richiedere con fermezza di non rinnovare i contratti con le grandi multiutility del nord, Iren ed Hera, soggetti privati che, per massimizzare il profitto, agiscono politiche speculatorie ed autoritarie sulla vita e la salute di intere comunità.

12 ottobre 2013: #Stop inceneritori in Emilia Romagna

12.10.2013 - Parma: flash mob in piazza contro IREN ed HERA