Per un rilancio dell'iniziativa politica, per i conflitti di tutti i colori, per il reddito, i commons, la democrazia

14 / 4 / 2014

La nostra valutazione dell'iniziativa di sabato 12 Aprile a Roma è senza dubbio positiva: migliaia di donne ed uomini si sono mobilitati contro la crisi, la povertà imposta, l'austerità ed hanno dato vita collettivamente alla prima manifestazione radicale contro il governo Renzi.

Una piazza di precar@ meticc@, composta dai movimenti per il diritto all'abitare e da tanti giovani, precari per statuto di vita ed irrapresentabili dalle e nelle forme storicamente viste, è partita da Porta Pia ed è tornata in Porta Pia dopo aver praticato l'assedio al Ministero del Welfare, l'istituzione responsabile del Job Act, ovvero di un'ulteriore iniezione di flessibilità e precarietà proprio sul lavoro in ingresso.

L'assedio è stato partecipato e condiviso, pubblico ed interno al corteo, senza alcuna separazione tra buoni e cattivi, linea di separazione che tanto piace alla Polizia le cui veline spesso sono la traccia anche delle riflessioni degli editorialisti di fama che sono il partito di larga intesa nella difesa a priori dei reparti mobili.

Cariche della polizia, manganellate indiscriminate, fermi gratuiti, lacrimogeni sparati ad alzo zero su Piazza Barberini sono stati il solito copione che viene riservato ai movimenti sociali reali.

Nonostante questa aggressione, e le precedenti e successive provocazioni subite dai manifestanti, siamo riusciti a tornare a Porta Pia ed a rimanerci anche la domenica per svolgere l'assemblea che ha rilanciato, con nuova energia, la processualità politica che è alla base della convocazione di #12A.

La qualità della manifestazione di sabato sta anche nella maturità di chi, proprio laddove si esibisce la ricchezza dell'1% a fronte della povertà per il 99%, si è reso partecipe dell'assedio al Ministero, che non ha visto alcuna devastazione della città se non negli strumentali vaneggiamenti di Alfano.

Siamo felici dei molti colori presenti in piazza Barberini e durante l'assedio al Ministero, crediamo che la policromia sia indice di meticciato, di intreccio tra differenze, di condivisione e molteplicità. Non solo, ma invitiamo a sviluppare questa ricchezza allargando i colori dello spettro senza autoperimetrare lo sviluppo della primavera dei movimenti sociali, nei territori, a Roma, in Europa.

Non ci interessa, al contrario, peccare di autosufficienza, di estetica, quando il problema all'ordine del giorno è la moltiplicazione delle lotte, lo sviluppo territoriale e non dei conflitti, la messa in comune di movimenti alla ricerca di pratiche e lessici all'altezza della sfida che il tempo della crisi impone.

I movimenti sociali si pongono il problema dell'efficacia delle pratiche, senza ritualità ed estetismi, praticano l'obbiettivo, si scontrano con il potere ed aprono nuove letture.

I movimenti sono reali quando fanno male al potere ed hanno uno sviluppo costituente, una continua ricerca del consenso nel conflitto, fanno domande e non recitano risposte usurate.

Nei prossimi mesi spetta a tutti e tutte noi il compito di tessere la rete dello sviluppo di questo nuovo inizio, guardando alle manifestazioni contro le privatizzazioni dei commons ambientali e non, ai primi maggi decentrati nei territori, alle mobilitazioni per la chiusura dei CIE, ed infine alla giornate europee di assedio al vertice contro la disoccupazione giovanile a Torino.

Tutti liberi, subito.

Coalizione centri sociali Emilia Romagna

Centri sociali delle Marche

Centri sociali del NordEst

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