Per una Scozia libera, autonoma e indipendente

Intervista di Mattia Gallo a Cat Boyd, tra i fondatori della “Radical indipendence Campaign” (*)

18 / 8 / 2014

Manca ormai un mese allo svolgimento del referendum per l'indipendenza della Scozia da quel artificio imperiale che è stato ed è il "Regno Unito di Gran Bretagna, Scozia e Irlanda".

Come testimoniato dall'intervista a Cat Boyd che qui sotto pubblichiamo, la battaglia condotta dagli indipendentisti scozzesi, e tra essi dalle componenti più radicali e "di movimento", non ha nulla a che fare con il richiamo a tradizioni ancestrali o con identità chiuse e regressive.

Tutt'altro. Pensiamo piuttosto che essa si collochi a pieno titolo nello scenario europeo e globale contemporaneo: il controllo e la gestione delle risorse petrolifere estratte dal Mare del Nord, la difesa e il rinnovamento del sistema di Welfare, la resistenza alle politiche di austerity e di privatizzazione dei beni comuni imposte dal governo di Londra, la lotta alla corruzione che i progetti di grandi opere in "project financing" portano con sé, sono altrettante questioni al centro dello scontro sul referendum.

Qui la rottura di un'artefatta e forzata "unità nazionale" si dimostra potente arma al servizio della perimetrazione di uno spazio costituente, dove le istanze più radicali di ridistribuzione della ricchezza socialmente prodotta e di liberazione individuale e collettiva possono trovare significati e prospettive nuove.

Una battaglia che parla anche a noi, e alla costruzione di un "comune" di autonomia e libertà in tutta Europa.

Un grande "in bocca al lupo" dunque per il 18 settembre ai compagni e agli amici in terra di Scozia!

Cat Boyd co – autrice, insieme a Jenny Morrison, del libro uscito quest’anno dal titolo “Scottish Independence – a feminist response (“L’Indipendenza della Scozia – una risposta femminista”), e di seguito ha risposto ad alcune domande sul tema del referendum per l’indipendenza che si terrà in Scozia il 18 settembre

Cos’è la “Radical Independence Campaign”? Quando è stata fondata, e quail sono i suoi obbiettivi? Quale il suo punto di vista sul referendum del 18 settembre sull’indipendenza della Scozia?

Io e gli altri fondatori della Radical Independence Campaign siamo venuti fuori dal movimento contro la guerra contro l'invasione dell'Iraq nel 2003. La nostra posizione sull'indipendenza aveva ben poco a che fare con la “Scozzesità”, o la Scozia in sé, ma piuttosto dalla comprensione delle priorità geopolitiche della Gran Bretagna, che abbiamo trovato ripugnante. Fu durante il movimento contro la guerra, che siamo diventati internazionalisti per l'indipendenza. La Gran Bretagna è un cattivo cittadino globale e l'indipendenza è la prima grande minaccia al suo potere globale dal periodo della decolonizzazione. La campagna per l’indipendenza ha bisogno di un movimento per convincere le persone della classe lavoratrice, i giovani e le donne che un voto per il Si non riguarda una "politica normale", o il Partito Nazionale Scozzese o il primo ministro scozzese Salmond - avevamo bisogno di una campagna dal basso che potrebbe sostenere che un voto per il Sì potrebbe trasformare radicalmente la vita della gente comune in Scozia - e oltre. I gruppi locali corrono più o meno autonomamente, ed eleggono 2 delegati per partecipare al forum nazionale, che avviene ogni pochi mesi. Il forum nazionale è il luogo dove vengono prese le decisioni strategiche generali, ed i gruppi possono presentare proposte di dibattito e così via. Abbiamo anche organizzazioni affiliate, come i gruppi socialisti, i gruppi anti-tagli, gruppi e partiti politici tradizionali, come il Partito Verde scozzese che invia anche delegati. A causa della sua fluidità è stato difficile avere sempre un approccio da partito, ma in definitiva è un rischio che vale la pena prendere in nome dell'autonomia locale per gli attivisti. La campagna ufficiale per il Si al suo inizio era veramente colpevole di "un pensiero da cieli blu" - il loro messaggio sembrava voler dire di votare Yes, e non ti preoccupare, perché, terremo la Regina, terremo la sterlina, faremo mantenere le cose così come sono. La nostra intenzione, come Campagna Radicale per l'Indipendenza, è quella di trasformare radicalmente la società in caso di voto per il Si, secondo principi di giustizia sociale ed economica, avere una Scozia senza nucleare che non è membro della NATO e la creazione di un nuovo tipo di impegno politico per la classe lavoratrice.

Uno dei vostri slogan è “Un’altra Scozia è possible”, che evoca lo slogan del movimento anti –globalizzazione nato nei primi anni del millennio contro il neo – liberismo. Oggi il neo – liberismo è riferito alla crisi economico - finanziara globale e le politiche di attacco ai diritti sociali, nella forma dell’austerità. Quali sono i punti in comune tra la lotta contro il neo – liberismo e la lotta per l’indipendenza della Scozia?

Lo slogan originale della la campagna per il No, era "UK = OK". Questo a fronte di tasse universitarie, dei tagli al welfare, la privatizzazione della sanità in Inghilterra e Galles, un consenso trasversale dei partiti sulla ripresa del programma nucleare Trident, il regalo che si sono fatti i membri del parlamento dell’aumento del’11% dei salariali, mentre tagliano assegni familiari per migliaia di persone. E’ stato detto che la campagna di sinistra per il Sì sta cercando di rompere la Gran Bretagna, ma quello che vediamo è che la Gran Bretagna è già rotta. La ricchezza delle prime 1000 persone più ricche è aumentata del 15% nello stesso anno in cui 30.000 bambini in Scozia si sono ritrovati immersi nella povertà. L'impegno di Westminster nel portare avanti politiche neo-liberiste, il suo first-past-the-post sistema di voto e le sue tradizioni ereditate fondate sul maschio bianco privilegiato rendono impossibili la riforme. Questo è prima ancora di aver menzionato la monarchia, la Casa dei Lords, le connessioni con il commercio di armi, e la copertura diplomatica della Gran Bretagna per l’aggressione militare degli Stati Uniti.

Dal tuo punto di vista, è possibile che la rivendicazione per l’indipendenza potrebbe significare il rischio di creazione, di gerarchie e forme di sfruttamento proprie del capitalismo nella forma di un paese indipendente , senza che si tenga conto delle richieste di uguaglianza della sua popolazione?

Naturalmente. L'indipendenza non esiste in un vacuum, e le divisioni di classe e le tensioni continueranno ad esistere. La domanda però è questa: quali risultati del 18 settembre favoriranno meglio gli interessi della classe lavoratrice in Scozia? Rimanendo legati ad un sistema di Westminster irriformabile che si impegna a continuare il neo-liberismo, o raccogliendo la possibilità della creazione di una nuova società in Scozia, con il punto di partenza di avere riforme sociali di base democratiche. Penso che la seconda sia una scelta migliore.

Negli ultimi anni di crisi economica – finanziaria, che tipo di politiche di austerity sono state portate avanti in Scozia? Quali sono stati i settori sociali più colpiti e quali le maggiori proteste contro queste politiche?

Holyrood (il Parlamento delegato scozzese) quando era sotto il controllo del Partito Laburista Scozzese è stato responsabile del più grande scandalo finanziario della storia moderna scozzese. Questo è lo scandalo del Private Finance Iniziative, leggi, La Edinburgh Royal per esempio è stato costruita per 148 milioni di sterline, ma a causa dei contratti del Private Finance Iniziative costerà il pubblico scozzese 1.26 bilioni di sterline. PFI è stato sostenuto continuamente dal partito laburista scozzese. Dal momento che abbiamo avuto un governo SNP, tutti i servizi privatizzati dei servizi pubblici sono stati riportati sotto il controllo pubblico. Ma questo non ha significato che la Scozia è libera dall’austerità, ci sono stati tagli ai posti universitari ed altro. Il nostro modo di vedere è che la Scozia libera dalla malattia di neo-liberale di Westminster ha un maggiore spazio per le riforme democratiche sociali, che a loro volta possono poi aiutare a dare nuovamente potere alla gente comune. Abbiamo guardato un sacco verso il modello nordico. Mentre noi comprendiamo pienamente i limiti di questo tipo di democrazia sociale, le proposte che potrebbero essere fatte nello stile nordico social - democratico sarebbero impossibili sotto il sistema Westminster. L'attuazione di riforme socialdemocratiche può potenziare e ridare potere al popolo in Scozia. Tali riforme possono essere la base su cui si comincia a trasformare la nostra società. Noi crediamo che solo il potere dei cittadini e dei lavoratori può sfidare il potere delle elites- e crediamo che il modo migliore per ottenere più potere per i cittadini è quello di staccarsi dal resto del Regno Unito. Se le persone sono convinte di votare Yes lungo le linee di giustizia sociale e su questo modello, si apre una coscienza del tutto nuovo in Scozia. La Scozia deve avere in controllo della propria attività. Sono passati 59 anni da quando la Scozia ha votato per il Partito Conservatore – che non sono sul modello di un centro-destra soft, non c’è dubbio- il partito conservatore ha dei molto profondi sedimentati elementi reazionari, in particolare quando si tratta dei forti elementi euroscettici del partito . Per gli ultimi 59 anni, la Scozia è stata governata in gran parte dai governi conservatori. Il deficit democratico in Scozia ha portato alla sfiducia nelle istituzioni gestite da Londra. Prima della nostra conferenza nel novembre del 2013, George Kerevan, dello Scottish Nation al Party, ha scritto un articolo sullo Scotsman affermando che la Radical Independent Campaigne era la "carta selvaggia" del referendum e che se la RIC potrebbe convincere abbastanza persone della classe lavoratrice a votare sì, allora tutte le prospettive sarebbero state esaurite. Il messaggio della conferenza del 2013 è stato che l'indipendenza è una questione di classe, e che i ricchi votando no. Ed è così effettivamente. Abbiamo visto un sostegno forte della classe lavoratrice per l'indipendenza, le persone che sono state martellate dal neo-liberismo degli ultimi 30 anni, stanno vedendo un voto per il Si come l'unica possibilità di cambiamento. La responsabilità della RIC in caso di voto Yes, è quello di avere un modo per a) mantenere i collegamenti a un livello di base con le comunità della classe lavoratrice e b) garantire che gli interessi della classe lavoratrice vengano portati al tavolo in un nuovo parlamento scozzese . Noi vogliamo una radicale redistribuzione della ricchezza, una tassazione progressiva, un verde "new deal" per la creazione di lavoro utile sostenibile, l'abrogazione della legislazione della Tatcher contro i sindacati del lavoro, e noi vogliamo assolutamente e inequivocabilmente sbarazzarci del sistema di armi nucleari Trident.

(*) Ampia coalizione della sinistra radicale per l’indipendenza della Scozia

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