Politiche sulle droghe in movimento

Da Vienna a New York

1 / 4 / 2014

Si è conclusa a Vienna la 57ma conferenza sulle droghe narcotiche delle Nazioni Unite che è durata dal 13 al 21 marzo 2014 .Si è trattato di un passaggio preparatorio in vista della Sessione Speciale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si terrà a New York nel 2016.

Come Encod, il coordinamento europeo per politiche giuste ed efficaci sulle droghe di cui faccio parte, ci siamo concentrati su un evento dissonante, che pur non coinvolgendo troppi attivisti, potesse avere una certa efficacia. Abbiamo affittato due costumi delle guardie prussiane addette alla persecuzione dei consumatori e produttori di caffè.

Il corpo dei kaffeschnüffler, soldati disabili di lingua francese, dovevano annusare ed arrestare i contravventori del divieto imposto dal Re Federico il Grande di Prussia.
Il nostro happening ha avuto un discreto successo perché abbiamo dimostrato la stupidità del divieto di una sostanza alla base dei movimenti illuministi europei.

Il secondo giorno abbiamo affiancato ai nostri ficcanaso delle pianticelle di cannabis legalmente in vendita Austria e che restano legali finché non vanno in fioritura e che ci erano state fornite a titolo gratuito da uno dei tanti canapai di Vienna.

Lo speakeraggio e la performance hanno peraltro scatenato le reazioni scomposte di parte della security che ha annullato il pass di Joep Oomen, il coordinatore di Encod, dopo aver tentato di perquisirlo. Ma in generale va segnalato un clima più disteso all'interno delle plenarie e degli eventi collaterali basati sulla contraddizione tra le organizzazioni che si muovono con il fronte dei paesi desiderosi di un cambiamento e i fautori del vecchio ordine che poi in gran parte vogliono riciclarsi.

Va segnalato, anche se per l'ennesima volta nel documento conclusivo non compaiono come al solito in maniera esplicita né la riduzione del danno né la condanna della pena di morte né tanto meno la regolamentazione del mercato di cui si provano i primi inizi nelle Americhe ma con progetti abbastanza maturi in alcuni paesi europei come la Svizzera.

Non potevano mancare l'esibizione del dottor Giovanni Serpelloni in rappresentanza del nostro Consiglio dei Ministri e direttore del Dipartimento Antidroga, che assieme al direttore di dipartimento della Università di Bologna Giovanni Pieretti, ha preteso di presentare a livello mondiale l'italian experience in una seduta congiunta tra “Governo d'Italia” e la Comunità delle Coalizioni Antidroga d'America.

Un po' più defilata la prof. Vera Volkow, già consulente della comitato scientifico del nostro paese,unico organismo italo-americano ufficiale oltre Cosa Nostra che ha proposto una sorta di Commissione scientifica mondiale che dovrebbe raccogliere un gruppo di esperti selezionati per costituire una specie di cupola.

E che in parte sarebbero quelli di cui sopra.

Già rappresentante del governo USA presso San Patrignano, la cui rappresentante Elena Rubini è tesoriere della Organizzazione delle Ong presso le Nazioni Unite di Vienna, lo statunitense Kevin Abraham Sabet,ex consulente antidroga di Bush jr. e di Obama, continua a cercare di coordinare gli oltranzisti strettisi per l'occasione intorno alla regina Silvia di Svezia. Unica a rivendicare la tolleranza zero, la regina ospiterà a maggio la associazione Drug Policy Futures costretta in quel di Vienna a dei meeting semi-clandestini nella sede delle quasi ONG coordinate da San Patrignano e consimili.

Il proibizionismo classico sembra ormai defunto ma ancora capace di minare i porti per facilitare la ritirata. Oltretutto si copiano a vicenda su cose chiaramente assurde come nell'esempio che segue. Sabet è arrivato a difendere il proibizionismo sull'alcool la cui cancellazione negli USA che è una competenza degli stati e non federale,dopo il successo del documentario Prohibition di Ken Burns che ha avuto un effetto incredibile per le analogie con la proibizione delle droghe in riferimento al periodo secco degli anni Venti e Trenta.

Sul fronte della critica segnalerei l'intervento di Eliot Albers, rappresentate di INPUD, la rete dei consumatori di sostanze che rispetto al cambiamento di paradigma dalla criminalizzazione alla medicalizzazione vede la nuova frontiera di questi personaggi in cerca di ricollocazione: "Questi soggetti non sono i nostri amici”.Tutto questo è vero anche e nonostante i notevoli cambiamenti di accenti registrate nel palazzo.

Ad esempio l'intervento di Michel Kazatchkine inviato speciale delle Nazioni Unite su His/Aids per l'Europa orientale e l'Asia Centrale, ha condannato molto chiaramente la criminalizzazione dei consumatori che costituisce il principale fattore di diffusione delle pandemie in considerazione degli stimati 9-22 milioni di utilizzatori endovenosi a livello mondiale , dei quali 13% con Hiv e 60% con epatite C.Solo in 41 paesi sono disponibili trattamenti sostitutivi e solo in dieci dei programmi di scambio siringhe.

Ma se le parole scritte dai funzionari possono avere un senso esse sono contenute nel dossier di 16 pagine preparato dall'Ufficio Droghe e Crimine “Disposizioni per il controllo delle droghe delle Convenzioni internazionali” che afferma come le stesse non obbligano assolutamente i governi ad implementare un regime proibizionista.

”Le droghe narcotiche controllate e sostanze psicotrope, ben lungi da esser semplicemente proibite, sottostanno ad un sistema di controllo per evitare gli effetti pericolosi che possono risultare da un utilizzo non medico. Questo sistema di controllo è pure mirato a prevenire una epidemia di disordini “additivi” di sostanze potenzialmente pericolose.

”Si puntualizza come il sistema basato sulla Single Convention del 1961, poi emendata nel 1971 e nel 1988 tra Vienna e New York,non intende ostacolare l'utilizzo terapeutico delle sostanze controllate mentre a pagina 7 si afferma come “le Convenzioni non richiedono assolutamente la punizione del possesso, acquisto o coltivazione per uso personale.” Questo avviene perché, secondo le Convenzioni,” la depenalizzazione del possesso,acquisto o coltivazione di sostanze controllate per uso personale è possibile,in specifiche circostanze. Dovrebbe esser notato come la depenalizzazione non equivale alla decriminalizzazione: il possesso di droga per uso personale rimane illegale( un delitto punibile), ma la reazione a questo delitto non comporta necessariamente una punizione. In effetti, una alternativa più efficace alla punizione può essere la protezione sociale e servizi di disintossicazione, cura,trattamento della dipendenza e la reintegrazione nella società”. Addirittura si nega che le Convenzioni costituiscono un ostacolo alle strategie di riduzione del danno e contro l'utilizzo di farmaci sostitutivi, in particolare in riferimento agli oppioidi di mantenimento o di sostituzione.Insomma le Nazioni Unite prendono finalmente posizione contro i trattamenti coatti, la criminalizzazione e lo stigma anche se poi tutte queste formulazioni suonano piuttosto ambigue, a fronte della situazione materiale della maggior parte degli stati dove peraltro farmaci essenziali sono negati in base ad una campagna forsennata ormai interiorizzata anche dalla classe medica.

Il grande punto di svolta, il cambio di politiche iniziato dall'Uruguay oltre che dal Colorado e dallo stato di Washington ha sicuramente segnato le menti di molti. Con un grande successo per tutte le conferenze organizzate da questi settori, mentre il coordinatore statunitense Paul Simons ha sottolineato come l'organizzazione degli stati americani, OAS, non abbia voluto proporre dei modelli ma solo degli schemi ideal-tipici che rispecchiano il lavoro di 350 personalità che vanno dall' uruguayano Julio Cortada fino a Peter Reuter, autore con l'olandese Franz Trautmann dell'omonimo rapporto della Commissione europea sui mercati illegiciti e che aveva dimostrato come dal 1998 al 2007 la repressione non avesse avuto e non potrà probabilmente mai avere alcuna influenza sul traffico e i consumi.Al tavolo é intervenuto l'uruguayano Milton Romani, da alcuni considerato il vero architetto della riforma uruguaiana,di professione medico psichiatra, che sottolineando l'importanza di una decriminalizzazione ha difeso il modello di regolazione iniziato nel suo paese. L'Oas non proponeva previsioni ma molto semplicemente i possibili sentieri che le Americhe potrebbero intraprendere tra la resilienza proposta da chi non vuole interrompere il proibizionismo all'estremo opposto di chi è tentato di lasciare il mercato completamente in mano al mercato illegale, la cosidetta disruption che in realtà sarebbe la soluzione meno truffaldina. Sic stantibus rebus, essa che rispecchia l'attuale status quo non dichiarato ed abbondantemente praticato dagli stati: la liberalizzazione totale in favore del narcotraffico..

Per Robert Lessmann, autore di importanti libri sulla cultura della coca e il narcotraffico, oltre che importante biografo di Evo Morales, a Vienna si percepiva quest'anno una strana convivenza di posizioni,anche in attesa dopo l'ultima tappa a Vienna del prossimo anno di assistere alla Sessione Straordinaria Speciale a New York nel 2016( UNGASS).

Quest'anno molti hanno fatto riferimento al significato originale delle Convenzioni Uniche sugli Stupefacenti ratificate tra Vienna e New York negli ultimi decenni. Si trattava di garantire salute e benessere e l'accesso ai farmaci antidolorofici essenziali e in particolare agli oppiacei il cui uso è drammaticamente scarso proprio nei paesi che producono per il mercato nero e nei paesi poveri in generale.

Michael Krawitz, veterano statunitense della guerra del golfo si cura con la cannabis. Ma questo è un aspetto marginale della sua personalità visto il suo sguardo estremamente attento a tutto quel che si muove nella patria del proibizionismo. Secondo la sua visione in Occidente esisterebbero tre mondi paralleli.Uno popolato da personaggi come la dottoressa Nora Volkow o il dr. Giovanni Serpelloni. Dall'altra parte gli attivisti ed infine la maggioranza della popolazione che per esigenze di sopravvivenza ha ben altro a cui pensare rispetto a quel che sente dire o leggere sull'argomento sui media ufficiali.Il primo mondo è quello popolato da esperti governativi che per anno hanno ostacolato ogni tipo di innovazione .

Questi sono i detentori del potere di spargere notizie sbilanciate che pretendono dovrebbero riconfermare lo status quo invece di operare affinché sia invece la politica che si basi sull'evidenza. Il terzo mondo, il pubblico, in fine non può che sospettare che lo stiano ingannando ma che in fondo anche nel discorso dei teorici di regime ci sia comunque un'oncia di verità. Basti pensare mi diceva Krawitz che il loro scopo è aumentare artificiosamente la percezione del danno proveniente dalle sostanze. Ma come si fa senza poi non aumentarlo in effetti e in pratica?