Comunicato dei centri sociali napoletani sulla prescrizioni per i poliziotti autori delle violenze nel marzo 2001

Prescrizione alla Raniero. L'urgenza di difendere la libertà e le nostre vite.

Rilanciare una campagna per amnistia, tortura, codice identificativo

10 / 1 / 2013

Quel 17 marzo del 2001 molti di noi erano in piazza a Napoli in quella storica giornata che segnò l'avvento del movimento no global in Italia. Molti di noi invece non c'erano. Sarebbero arrivati dopo per dare continuità, fiato, sangue e corpo alle lotte sociali nella nostra città dando il loro contributo all'interno delle nuove generazioni che hanno attraversato i movimenti nell'ultimo decennio, percorrendo tutti gli anni zero ed affacciandosi agli anni dieci.

Nella caserma Raniero di Napoli decine di persone vennero sequestrate, picchiate, torturate, umiliate dalla polizia e dai carabinieri. Una mattenza intenzionale, pianificata e preparata a tavolino da personaggi come quel Nicola Izzo, oggi sotto inchiesta per lo scandalo delle tangenti per il centro elettronico della polizia di stato, che all'epoca era Questore di Napoli.

Le torture della caserma Raniero anticiparono di qualche mese i fatti di Genova, l'omicidio di Carlo Giuliani, il massacro della Diaz e di Bolzaneto, inserendosi in una strategia complessiva di attacco violentissimo e militare ad una nuova generazione che in tutto il mondo apriva uno squarcio tra la fine del novecento e la fine della storia, affermando la necessità e la possibilità di un altro mondo possibile.

I fatti giudiziari del 2001 hanno avuto esisti diversi, drammatici, esiti che spesso c'hanno consegnato rabbia, amarezza, sconforto. Eventi, che per noi non hanno contribuito alla costruzione di una verià. Eventi, per noi drammatici come la morte di Carlo, i segni perenni delle violenze sui corpi di chi era a Napoli ed a Genova, alla Raniero, alla Diaz ed a Bolzaneto, così come i cento anni di galera per quei compagni e compagne colpiti dalle infami condanne dei tribunali a cui va tutta la nostra vicinanza e solidarietà.

Il processo per i fatti della caserma Raniero ha visto la prescrizione dei reati. Non abbiamo mai creduto che quei processi potessero essere parte della costruzione di una verità e di una giustizia che oggi non ha sede nei tribunali. A quei poliziotti colpevoli delle torture della Raniero va tutto il nostro disprezzo. Un fatto, quello della prescrizione dei reati per la caserma Raniero, che ci indica come la necessità di una campagna complessiva nel paese sui temi della libertà sia indispensabile. Un procedimento di amnistia generalizzato; l'abrogazione delle leggi che riempiono all'inverosimile le carceri di questo paese come la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi; l'introduzione nell'ordinamento del reato di tortura; l'istituzione del numero identificativo per i poliziotti durante il servizio di ordine pubblico; l'abolizione dei reparti speciali di sorveglianza nelle carceri e nella gestione dell'ordine pubblico. Temi che riteniamo debbano cominciare a vivere in una campagna più articolata di cui i movimenti stessi si devono fare carico.

Il processo Raniero è in prescrizione, ma siamo certi che la storia non si scrive nei tribunali.

La storia siamo noi.

Laboratorio Occupato Insurgencia, D.A.D.A., Mezzocannone 12 Occupato, Auditorium Occupato Carla e Valerio Verbano.