Processo Arpac: Tutt@ assolt@!!!

17 / 1 / 2014

Oggi è una bella giornata!

Gli/le otto imputat@ nel processo per l’occupazione dell’Arpac ( l’agenzia regionale per la protezione ambientale) sono stat@ assolti. I fatti di cui erano accusati non sussistono.

Nonostante sappiamo perfettamente che molto spesso, in questo paese, la giustizia sociale non corrisponde in nessun modo con la legalità sancita dai tribunali e dalle sentenze, ci va di spendere due parole sull’assoluzione di oggi, perchè ci sembra un caso emblematico in cui il rapporto di forza tra conflitto sociale e diritto si è rovesciato a favore del conflitto sociale.

Torniamo un attimo a quel tre settembre del 2009, quando un gruppo di attivist@ dei comitati di Chiaiano e Marano entrò negli uffici dell’azienda regionale per la protezione ambientale, per pretendere dal Direttore dell’ufficio tecnico risposte chiare su alcuni degli effetti immediatamente inquinanti della discarica di Chiaiano. I /le cittadin@ chiedevano rilievi sulle centraline, sulle perdite di percolato dai camion, sulle immissioni e sul tremolio a cui erano soggetti i palazzi al passaggio dei camion che andavano verso la neonata discarica .Piuttosto che rispondere ai cittadini e alle cittadine, giustamente preoccupati, l’Arpac denunciò gli stessi per l’occupazione e per una presunta interruzione di pubblico servizio.

Le denunce coinvolgevano sicuramente alcun@ giovan@ attivist@ dei centri sociali ma anche alcun@ degli esponenti più anziani del Presidio contro la discarica di Chiaiano.

Sottolineare il dato anagrafico può sembrare irrilevante, ma serve a dimostrare la protervia con cui la dirigenza di un ufficio preposto al controllo dell’inquinamento ha denunciato gli/le attvist@, nonostante il manifesto livore di chi viveva i disagi provocati da quel mostro legale, la cui apertura ha cambiato per sempre la morfologia. la geologia e l’urbanistica dell’area nord della città.

L’Arpac nel 2009 era un ufficio preposto più che al controllo dell’inquinamento ( questione per la quale avrebbe avuto assai da fare già allora), al parcheggio professionale dei rapporti clientelari dell’Udeur. Lo scandalo sulle assunzioni del “Sistema Mastella” sarebbe venuto fuori di lì a poco.

I comitati d’altra parte, scegliendo quell’ufficio come obiettivo privilegiato intendevano chiedere risposte sulle questioni suddette, ma anche e soprattutto porre l’attenzione sulla funzione di quello stesso organo, inattivo e improduttivo, mentre l’intera regione sprofondava lentamente nella morsa di quello che qualche anno dopo si sarebbe chiamato biocidio.

Ecco, noi non riusciamo a separare l’assoluzione di questa mattina dall’impatto che il movimento contro il biocidio sta avendo in ogni segmento della società in Campania e finalmente anche nei tribunali.

L’autorevolezza dimostrata da questa massiccia mobilitazione che ha percorso tantissimi dei paesi del nord della Campania e che ha invaso la città lo scorso 16 Novembre, è figlia dell’autorevolezza di quell@ che in questi anni hanno lottato instancabilmente contro la connivenza tra interi pezzi delle istituzioni, della produzione industriale e delle organizzazioni a delinquere che speculavano sulla salute dei cittadini attraverso l’apertura di discariche legali ed illegali ed attraverso l’interramento di rifiuti tossici.

Più che assolvere quelle donne e quegli uomini bisognerebbe ringraziarli ogni giorno, perchè centinaia di azioni fatte in questi anni, come quella all’Arpac, hanno permesso che ad un certo punto si accendessero i riflettori su una questione drammatica.

Con questo non vogliamo affatto illuderci su un’inversione di tendenza delle Procure, in questi anni abilissime a condannare chi ha lottato contro gli affaristi dei rifiuti. Sappiamo che i poteri forti si rinnovano e cambiano faccia. Ecco perchè oggi l’attenzione di quegli stessi comitati è rivolta alle bonifiche, al comitato d’affari che si sta formando attorno a questo nuovo possibile grande business.

Tuttavia è evidente che la potenza delle lotte sociali può indebolire questi centri di potere, può modificare gli equilibri interni, può rendere complicate condanne che solo qualche mese fa non avrebbero trovato grandi ostacoli politici.Ecco perchè siamo felici di questa sentenza.

E’ una vittoria del movimento contro il biocidio, dei comitati che non hanno mai smesso di fare movimento e di porre questioni, dei cittadini e delle cittadine campane. E’ una assoluzione che sancisce che la legittimità viene prima di una legalità troppo spesso clientelare e parassitaria.

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