Quattro idiozie e un funerale

Ripercorriamo lo sciame di polemiche e svarioni a due settimane dalla morte per infarto di Prospero Gallinari e a 9 giorni dal funerale più discusso della storia di Reggio Emilia. Quando la politica ed il giornalismo raggiungono una pochezza mozzafiato.

28 / 1 / 2013

Mai un funerale suscitò tante mediocri polemiche come quello dell'ex br Prospero Gallinari. Molteplici i motivi scatenanti tanto rumore, in primis l'aver aperto uno squarcio sull' epoca più complicata della storia repubblicana italiana, ferita per tanti ancora non chiusa. Seconda cosa, non certo meno importante, il contesto elettorale in cui si sono svolti i fatti, perchè cosa nota i politici in corsa per le elezioni proprio in periodi come questi hanno bisogno della massima visibilità, costi quel che costi. Terzo fattore il contesto politico reggiano che non riesce, a distanza di 40 anni, approcciarsi con il proprio passato se non utilizzando retoriche di facciata, anatemi, giudizi lapidari e banalità. Abbiamo assistito a due fasi del "dibattito", la prima nei giorni successivi al decesso, la seconda all’indomani del funerale molto partecipato avvenuto a Coviolo. Le prime dichiarazioni, fin qui niente di strano, spettano alla controparte degli allora DC e la testimonianza di uno dell'appartamento ex PCI e ora PD. Anche il lab Aq16 prende parola e scrive un comunicato di commiato, qui iniziano le polemiche ma limitate alla stampa locale, relative all'imbarazzo dell'amministrazione sulla presa di posizione del centro e sull'inizio dell'interesse mostrato in rete in merito al ricordo dell'ex br. Da citare l'articolo Il paese dei cattivi maestri uscito per il Fatto Quotidiano di Giancarlo Caselli, pm che si fece le ossa in quegli anni e divenne celebre per aver ordinato l'arresto di Totò Riina e oggi gran persecutore di onde studentesche e movimenti NoTav. Articolo quello del pm, in cui da un lato denuncia la mollezza della politica di fronte all’omaggio sul web di Gallinari, dall’altro capisce la voglia dei giovani a dimostrare e manifestare per il proprio futuro  ma stando attenti alla tentazione “sovversiva” di cui è il repressore più accanito e fissato. Anche Sonia Masini, presidentessa provinciale di Reggio Emilia, irrompe nella scena pubblica strigliando il suo partito per la scarsa attenzione fino ad allora dedicata alla faccenda, spingendo il segretario Pd locale ad uscire  il giorno dopo chiedendo un passo indietro al centro sociale sulle posizioni espresse. Le polemiche poi virano verso l’ambito elettorale e raggiungono il nazionale con la polemica interna la lista Ingroia, dove l’esponente reggiana dell’Idv Liana Barbati minaccia la sua uscita dalla lista se gli esponenti di Rifondazione Grassi e Ferrigno presenti al funerali non avessero immediatamente preso le distanze da “chi ha rappresentato un periodo così buio e triste per la nostra Repubblica”. Polemica poi rientrata con l’intervento diretto di Di Pietro e Ingroia stesso e le dichiarazioni dell’ex senatore di rifondazione Grassi “Mai condiviso niente con Gallinari, solo amici di infanzia”. Mai condiviso niente di quegli anni? Dalla biografia nel blog dell’esponente comunista una dichiarazione di totale estraneità con quegli anni pare curiosa.  Si succedono le prese di posizioni a livello locale nel merito di un funerale che da normale cerimonia di commiato di un militante comunista (canto dell’internazionale, pugni chiusi, ricordi) è ormai deformato e trasformato in una cerimonia di investitura di novelli brigatisti arruolati tra le file dei centri sociali e del movimento NoTav. La polemica a questo punto tende a scendere, si segnalano le richieste di sgombero del centro sociale aq16  espresse dal centro destra reggiano, ovvie per chi conosce i pochi argomenti della compagine ex pdl e ex leghista e della fame di visibilità. Colpo di scena, martedì 22 gennaio esce un comunicato insolito, firmato dal sindaco di Reggio Delrio e dalla presidentessa Masini in cui danno per avvenuto “lo sciagurato tentativo di passaggio di testimone dai vecchi brigatisti ai giovani dei centri sociali ed ai No Tav” e invitano le forze politiche impegnate nella campagna elettorale ad isolare e prendere le distanze pubblicamente dalle frange estremiste. Si assiste al classico, per chi conosce Reggio Emilia, richiamo all’ordine dell’apparato democratico (cioè del pd,ds,pci) cui fa seguito la presa di posizione di Federico Amico presidente Arci  con un comunicato confuso dove gli anni settanta sono descritti come un’unica melassa violenta da cui dissociarsi, per intenderci il responsabile dell’arci reggiana, colosso dell'associazionismo e della cultura locale, pensa che stragismo, lotta armata e anni settanta siano più o meno la stessa cosa! Da lì a poco la dichiarazione dei candidati PD in parlamento e dell’immacolato movimento 5 stelle per il quale durante il funerale lo sventolio delle bandiere NoTav (che poi era un segnalibro alzato in aria da un ragazzo) sono state un errore.

Chicche finali di questa idiota querelle la speculazione di un bieco giornalismo che con alcuni articoli denigratori e violenti da spazio ai politici che dopo questa vicenda chiedono lo sgombero del centro sociale aq16, uno dei cross point politici e culturali di movimento più attivi in città, arrivando ad accusare perfino l’amministrazione di connivenza (!) con le idee dei centri sociali filo terroristi. L’attacco non si limita al solo Aq16 ma tocca anche il collettivo R60 che si era espresso in solidarietà con il centro sociale, la stampa stigmatizza il collettivo per il reiterarsi di misure cautelari volute dalla magistratura nei confronti di due attivisti del collettivo per attività degli anni passati (alcune scritte sui muri).

Oramai è palese la strumentalizzazione che ogni forza politica ha fatto dei funerali di Gallinari, ognuno per proprio tornaconto; dei funerali, degli anni 70 e della libertà d’espressione pare non interessi nessuno dei politici, la bagarre elettorale non esclude colpi bassi e falsificazione della realtà.

Il problema insoluto rimane il tabù della classe politica reggiana ad affrontare il proprio passato, passato condannato ad affiorare come un iceberg e scontrarsi con tutti gli attori di movimento e dell’opposizione sociale, ignari di un passato avvenuto 40 anni fa, epoche in cui neanche i genitori degli studenti che manifestano oggi erano maggiorenni.

Qui potete leggere il comunicato del centro sociale aq16 all’indomani le pesanti e misere dichiarazioni di Masini-Delrio e sotto alcune considerazioni.

"Brigate rosse, tabù e mediocrità" di Daniele Codeluppi, Global Project

"Curcio, morti, scemenze" Di Nicola Fangareggi direttore di 24emilia.com