Verso il Gay Pride nazionale

Queer Think Project !

a Napoli il prossimo 26 giugno

11 / 6 / 2010

Il 26 giugno Napoli ospiterà il Pride Nazionale. Si aprano le danze, si
scelgano i merletti si prendano gli ombretti, si infilino nei capelli fiocchi e
ferretti. Scenderemo in piazza con lo stesso spirito di Stonewall, celeberrimo nightclub frequentato da transessuali e transgenders da cui nel 1969 è partito il Movimento LGBT/QI. Lottiamo per l’ uguaglianza nei diritti, per la dignità e il rispetto, vogliamo visibilità e libertà. In una città come Napoli dove gli eventi dell’ ultimo anno hanno messo in luce molte contraddizioni, che in tutto il paese si susseguono a ritmi sempre più incalzanti e divengono substrato culturale, che si sedimenta e diviene ingestibile, come un bear a pranzo. Non  vorremmo sembrare catastrofiste per questa festosa giornata di lotta, ma follemente vive, anche se arrabbiate a causa della situazione politica e sociale italiana che va a rotoli, per usare un garbato eufemismo. Avessimo avuto a disposizione tre desideri cosa avremmo scelto? Non lo sapremo mai,
sappiamo quello che abbiamo fatto, scendendo in strada e opponendoci ad ogni  costo all’ occupazione dei neofascisti nei nostri quartieri, lottando contro il razzismo istituzionalizzato, lottando contro la medicalizzazione forzata dei nostri corpi. A quarant’anni di distanza le realtà lgbtqi continuano a dover lottare per diritti basilari, per il lavoro, per la cittadinanza, per il rispetto, continuano a dover avere paura, emarginati dalla prepotenza di governi per i quali la parola democrazia è un alibi per controllare e reprimere e dall'ingerenza vaticana, forte e ingombrante in uno Stato che per Costituzione si ritiene laico. E non possiamo manco starcene tanto sulle nostre godendoci quei pochi diritti che abbiamo, perché il loro prezzo aumenta ogni giorno di più e un numero sempre più grande di persone non possono più permettersi di comprarne, come fossero patate al mercato del pesce.
Sottolineiamo ancora una volta la piena cittadinanza e autodeterminazione
dei soggetti LGBTQI, degli omosessuali, trans e immigrati reclusi nei cie, come delle sexworkers, delle donne, in egualmodo degli antifascisti, antisessiti e antirazzisti. L’ autodeterminazione è necessità e di necessità facciamo virtù.
I vizi non ci mancano, sia chiaro, perché il nostro corpo non possiamo
mortificarlo troppo, come vorrebbe il vaticano, che legittima violenze
giustificandole come ordine naturale e morale. La naturalità dell'identità di  genere, dell'identità sessuale e degli atti sessuali di ciascun individuo, sono costruite socialmente, come un abito con gira la moda, arbitrariamente assegnate, come a tocco o nella morra cinese, gli individui non possono essere identificati usando termini generali come eterosessuale, maschio o femmina, mettiamo in discussione la creazione di categorie ed entità-gruppo artificiali e socialmente assegnate. Preferiamo mettere al centro dell'attenzione il problema delle differenze multiple, decostruendo stereotipi classisti, opponendoci al costrutto ingabbiante di genere. Ribellandoci alla cultura patriarcale della norma(lità). Decostruendo le terminologie, l'uso delle parole con cui veniamo nominate che creano le differenze sociali che ci opprimono. Ci
opponiamo alla criminalizzazione e alla patologizzazione delle scelte che
riguardano il nostro corpo e la nostra libertà sessuale e di genere.
Siamo follemente vive se pensiamo al nostro corpo in maniera liberata, se viviamo il nostro corpo in maniera libera, se nessun oppressore ci opprime, ci limita o giudica la percezione che possiamo avere del nostro corpo. se siamo libere di ripetere i concetti due volte per essere comprese e per comprendere.
Siamo immensamente accorte a non cadere nella trappola che il fascismo è diventato oggi: non scelta, adesione meccanica a una propaganda esterna e continua, sicurezza in ogni salsa che infondo è sentirsi sicuri solo con in tasca una carta di credito o un tirapugni d’ oro.
Ma la strada è ancora lunga, non si limita al percorso del Pride nel giorno del Pride. C’è qualcosa di sottile ma saldo che unisce le lotte di noi tutt*, di tutte quelle favolosità che credono che l’ unico modo per ottenere diritti è allargarli. Resteremo a guardare quando si vorrà attuare il TSO o l’ elettroshock per le donne incinte? Possiamo tollerare ancora che Bagnasco sia un generale dell’ esercito?
Scendiamo in piazza per ricordare le aggressioni ai danni di omosessuali,
trans, donne, immigrati che le destre rendono normalità con le ronde, con le leggi razziali come il pacchetto (in)sicurezza, come i rimpatri, i cie,
attraverso la morale clericale giustificata e appoggiata fin troppo dal
Governo.
Scendiamo in piazza il 26 contro il ritorno di pratiche fasciste, contro
l'oscurantismo. Scendiamo in piazza per Joy, Hellen e le altre donne,
immigrate, trans, sexworkers vittime degli stupri di stato, del patriarcato,
delle violenze domestiche che avvengono nella tanto decantata famiglia
normativizzata. Contro il malessere della sanità pubblica, la privatizzazione dell'università, contro le sanzioni a discapito di trans e sexworkers che lavorano per strada. Vogliamo cittadinanza e pari opportunità per tutt*, nel lavoro, nello studio, perché il sessismo e l'oppressione ci colpisce tutt*.
Vogliamo libertà sessuale, per i soggetti lgbtqi come per le donne, contro la  cultura misogina, patriarcale e machista di questo stato.

Orgogliose di non far parte di quell'unica minoranza ricca maschia
bianca eterosessuale cristiana e in buona salute che detiene il potere e che produce crisi e delinea un modello sociale ingabbiante Siamo lesbiche femministe trans donne, disoccupate, froci, frocie, sieropositive, lavoratrici, migranti, studentesse, puttane, precarie&rappresentiamo la realtà politica antifascista, antirazzista, antisessista napoletana.

Collettivo Femminista Pachamama, Collettivo lgbtiq Tiresi@, Collettivo Femminista DeGeneri, Collettivo Sora Rossa

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