Reddito

Workshop durante PIGS against Troika - Napoli 4, 5 e 6 aprile Napoli

26 / 3 / 2014

La crisi europea e globale non può esimerci dalla necessità di concentrare una parte della discussione della tre giorni napoletana sul tema del reddito. Un dibattito che siamo convinti debba superare i confini nazionali e che iscriva su uno spazio immediatamente europeo la rivendicazione di reddito diretto come risposta alla retorica del sacrificio e ai nefasti effetti del patto di stabilità soprattutto sui territori.
Siamo da sempre a favore dell’ introduzione di un reddito universale ed incondizionato, slegato dalla prestazione lavorativa, che assicuri alle donne e agli uomini che abitano I nostri territori una vita degna.
Facciamo da sempre una battaglia culturale pesantissima in un paese in cui la sinistra non riesce ad abbandonare la retorica lavorista neppure dinanzi al definitivo tracollo dell’ utopia socialdemocratica della piena occupazione.
Ci sembra tuttavia che oggi più che mai sostenere l’idea di un basic income inserito tra le forme di welfare lavorativo attualmente esistenti, significa analizzare compiutamente ed efficacemente i fenomeni di trasformazione dei processi produttivi e di precarizzazione delle forme di lavoro accentuati dalla crisi, non trascurando le diverse declinazioni di questa all’interno del panorama europeo.
Innanzitutto significa voler rompere con la separazione dicotomica del tempo tra produttivo ed improduttivo, separazione inefficace da decenni e resa stucchevole dall’avanzata della crisi e dunque della sottoccupazione diffusa. E’ necessario riconoscere l’esistenza di forme di produzione di valore difficilmente misurabili e quantificabili con quelli che potremmo definire mezzi tradizionali: il capitale riesce ad estrarre comunque valore da processi immateriali, a volte collettivi, traendone profitto proprio grazie alla difficoltà di retribuirli.
Accanto all’indagine delle forme di accumulazione che sottendono ai nuovi modi di produzione di valore, la disamina che potremmo chiamare ” perché il reddito e’ una necessita’ ” passa per la consapevolezza di quanto le forme di sostegno al lavoro attualmente esistenti siano inadeguate.
Se si accetta il fenomeno della precarietà come ormai endemico alla società, soprattutto in quei paesi, come l’Italia, dove le riforme del mercato del lavoro sono state tutte volte all’aumento della flessibilità lavorativa senza un contestuale rafforzamento delle misure di welfare, non si può non considerare strumenti come la cassa integrazione non più rispondenti al panorama giuridico e sociale a cui si rivolgono. L’affiancamento o la sostituzione di queste con un reddito minimo garantito permetterebbe l’emancipazione di tutti e di tutte dal ricatto del lavoro a tutti i costi, anche se sottopagato, precario, dequalificato, sostanzialmente sfruttato. Ed inoltre servirebbe ad evitare i vincoli a cui adesso è legato il sostegno sociale ai lavoratori.All’oggi questa misura, diciamolo apertamente, salverebbe la vita ai tanti e troppi messi ai margini dal neoliberismo impazzito e dalla crisi del mercato del lavoro. Il reddito oggi e’ così necessario che anche le più forti argomentazioni contro di esso sembrano crollare inesorabilmente. Si apre uno spazio che noi vogliamo percorrere attraverso discussioni, ma soprattutto compagne e mobilitazioni diffuse.

Sappiamo che se in molti paesi europei esistono forme più o meno embrionali di basic income, sono tutte caratterizzate dalla sottomissione a fattori condizionanti, o circoscritte da limiti temporali, nonché ad una inquietante sperimentazione di controllo biopolitico. Forme di reddito che non sottraggono al giogo del capitale, ma anzi diventano mezzo di ricatto sociale, tanto più forte quanto più stringenti sono le condizioni imposte.
Inserire un workshop sul tema del reddito nella cornice di un meeting europeo significa anche cambiare prospettiva, scegliendo un piano di rivendicazione sovranazionale. Ci sembra ormai chiaro come i processi economico-finanziari assoggettino le decisioni politiche, e in quali palazzi queste vengano prese.
È per questo che la piattaforma di azione e di rivendicazione non può che collocarsi nella prospettiva europea.
Ed è per questo che ci interessa affrontare nella sua complessità questo nodo complesso che ha tuttavia sempre caratterizzato la storia rivendicativa dei movimenti sociali.