Nelle ultime settimane la questione rifiuti
in Campania è nuovamente tornata all’attenzione dei media dopo l’insediamento
del governo Monti.
Il cambio di scenario a Palazzo Chigi ha portato alla riproposizione di una
serie di personaggi, ritenuti sobri e stimati tecnici, ma che rappresentano il
volto pulito delle grandi lobbies del paese – da quelle vaticane a quelle delle
grandi opere – legate a doppio filo con i circuiti internazionali.
Da Passera a Ornaghi, da Clini a Balduzzi, l’esecutivo Monti ci propone un
quadro governativo che rappresenta interessi opposti rispetto a quelli che sono
stati gli avanzamenti dei movimenti in difesa dei beni comuni in questi anni,
dalle questioni legate ai rifiuti a quelle sulle grandi opere.
Il Ministro dell’ambiente Clini è stato per anni un alto dirigente di quel
dicastero che ha visto tra i suoi animatori personaggi come Gianfranco
Mascazzini, protagonista poi di vari scandali, dal percolato in mare agli altri
affari della cricca, che trovò nella gestione Bertolaso la somma
esplicitazione.
Clini si è presentato rilanciando la campagna inceneritorista a cominciare da
Napoli. Il ministro ha contribuito alla costruzione di una campagna stampa,
durata per circa una settimana, in cui improvvisamente, proprio mentre l’Unione
Europea valutava la nuova messa in mora dell’Italia sulla vicenda rifiuti,
veniva raccontato uno scenario di forte emergenza a Napoli. Chi vive in città
sa che viviamo una situazione di normalità rispetto alla raccolta.
Proprio negli ultimi mesi lo scontro tra gli enti locali a favore del piano
della Regione Campania che prevede nuove discariche ed inceneritori e quelli
sostenitori del piano alternativo si è accentuato notevolmente. Dalla chiusura
della discarica di Chiaiano avvenuta a seguito delle ultime mobilitazioni dei
comitati, sembra essere riesplosa l’ansia degli inceneritoristi sul piano. Una
pulsione accompagnata dai rilievi della Ue che continuano a non entrare nel
merito di quale piano assumere. L’atteggiamento di Bruxelles infatti continua
ad essere evasivo nel merito. Al centro del blocco dei fondi europei verso gli
enti campani non vi è la questione se sia meglio il piano
discariche-inceneritori oppure il piano alternativo fatto di differenziata, trattamento
a freddo e compostaggio. I rilievi dell’organismo sovranazionale continuano ad
essere sull’assenza di un piano credibile. Una credibilità che a Napoli tocca
principalmente quelli che sono i rappresentanti istituzionali, come la
Provincia di Napoli gestita da Luigi Cesaro che negli ultimi giorni è stato
nuovamente indagato nell’ennesima inchiesta contro il clan dei casalesi, che
dovrebbero gestire gli impianti in virtù della legge 26 del 2010. Alla Regione
toccano invece le decisioni su gli inceneritori. Proprio sugli inceneritori c’è
tutto l’appetito per l’ultima concessione dei Cip 6 prevista per quelli da
realizzare in Campania secondo la legge 26 del 2010, ovvero, per l’area
partenopea, a Napoli nel quartiere di Ponticelli contro cui si è espressa la
giunta de Magistris, ed a Giugliano uno dei territori più devastati dal
disastro ambientale campano, che servirebbe a bruciare le ecoballe non a norma
accumulate negli anni fino a raggiungere nel deposito di Taverna del Re la
cifra impressionante di 6 milioni di tonnellate.
Il summit che si è tenuto a Napoli tra gli enti locali ed il ministro Clini
sabato 3 dicembre ha partorito diverse decisioni. Dallo sblocco dei fondi per
la differenziata a Napoli, alla volontà di costruire l’inceneritore di
Giugliano mentre su quello di Ponticelli sembrerebbe prevalere la posizione di
opposizione del Comune di Napoli.
Scelte che continuano a non andare nella direzione di un ciclo virtuoso dei
rifiuti. Scelte dettate da un lato dalla necessità di affermare ancora una volta
la logica dei poteri forti, ben rappresentata da Clini e dalla giunta Caldoro,
dall’altro da un contrasto interistituzionale che vede la posizione del Comune
di Napoli isolata. Napoli non avrà discariche e non avrà inceneritori. Questo
quadro non risolve per nulla la questione del piano complessivo di smaltimento
dei rifiuti.
L’amministrazione comunale sta convocando periodicamente degli incontri con i
comitati cittadini, a cui noi abbiamo deciso di partecipare insieme a tanti
altri, mentre altre realtà hanno deciso di non prendervi parte. Quell’ambito di
confronto sta seguendo il tentativo di dotare la città di Napoli di
impiantistica alternativa a partire dagli impianti di compostaggio fino al
trattamento a freddo, passando per il lento attuarsi del cronoprogramma sulla
raccolta differenziata.
Mentre Napoli prova a procedere in questa direzione il resto della Regione
resta in balia delle mire inceneritoriste e della possibilità di costruire
nuove discariche.
La Provincia di Napoli ha chiesto ai 7 ATO del territorio di accettare una
discarica per lo smaltimento della FUTS nei distretti. La FUTS sarebbe la
frazione umida tritovagliata bio stabilizzata, un codice CER 19.05.03, che non
solo viene prodotto in esigue quantità dal solo impianto STIR di Tufino, ma che
resta un prodotto oscuro che non si discosta moltissimo dal tal quale. Si
tratta di un processo di tritovagliatura ad un diametro di 25 mm dei rifiuti
tal quale non differenziati che vengono sottoposti a coltivazione aerobica e di
conseguenza la parte umida ne viene essiccata. In Campania attualmente non vi è
nemmeno una norma per smaltire tale prodotto. Nessun ATO ha accettato la
proposta. In alcuni casi, come nell’ATO che vede i comuni di Marano,
Mugnano,Calvizzano, Villaricca, Melito e tanti altri, i comitati hanno lavorato
per la presentazione di un vero e proprio piano di impiantistica alternativa
simile a quello del Comune di Napoli. Diversi comuni come quelli di Marano e
Mugnano hanno proposto alla Provincia di attuare sul proprio territorio il
piano alternativo sulle linee di quello del Comune di Napoli. La Provincia alza
bandiera bianca e la Regione chiede che vengano dati poteri in deroga al
commissario straordinario Annunziato Vardè, un prefetto che viene da Varese,
che ha disegnato su una carta geografica quelle che dovrebbero essere le nuove
discariche. Tra queste, Marano, Chiaiano, Sant’Anastasia, Pozzuoli, Tufino,
Palma Campania. Regione e Provincia dopo il diniego dei comuni alla
realizzazione delle discariche chiede ora a Clini di istituire l’ennesimo
commissario straordinario per aprirle. In merito a quelle di Chiaiano e Marano
l’aministrazione comunale di Napoli ha già dato il suo fermo no. Per questo
alla fine la giunta provinciale di Cesaro ha indicato tre discariche a Palma
Campania, Pozzuoli e Tufino.
Se e come si realizzeranno da un punto di vista normativo è tutto da vedere.
E’ in questo scenario complesso e di contrapposizione che si inserisce sia la
possibile sanzione della Ue – che ribadiamo lamenta solo l’assenza di un piano credibile
e non entra nel merito dei sistemi di smaltimento – sia l’avvento del ministro
Clini.
Siamo certi che lo scontro a cui assistiamo debba vederci protagonisti e non
spettatori. Devono essere i comitati e le reti in difesa della salute e
dell’ambiente a mobilitarsi nuovamente con forza ed efficacia per impedire che
il governo, la Regione e la Provincia possano portare a termine i loro piani.
L’opposizione alle discariche individuate dalla provincia ed ancor di più
l’opposizione all’inceneritore di Giugliano devono vederci da subito mobilitati
per affermare che un altro piano è possibile.
A Napoli stiamo sperimentando una strada diversa in cui gli intoppi non
mancano.
La prima gara d’appalto per la partenza del primo nuovo lotto di raccolta
differenziata è andata deserta per la predisposizione sbagliata dell’appalto
che prevedeva lotti troppo esosi. La seconda gara, con lotti più piccoli
economicamente per le forniture, è stata aggiudicata. C’è stato inevitabilmente
un rallentamento del cronoprogramma. Dopo aver ultimato la parte del quartiere
di Scampia con il porta a porta, a dicembre partirà il quartiere di Posillipo.
Entro la metà del 2012 dovrebbe essere raggiunto l’obiettivo di coprire il 25%
della popolazione con la differenziata porta a porta.
La seconda tranche prevede il raggiungimento del 50% dei cittadini napoletani
con il porta a porta. Per raggiungere questo obiettivo è necessario che il
nuovo governo Monti confermi lo stanziamento di 5 milioni di euro per la
raccolta differenziata nel comune di Napoli.
Nonostante il Comune abbia individuato le aree per gli impianti di compostaggio
mancano le risorse per la loro realizzazione e soprattutto, nell’ambito della
legge 26 del 2010, sarà sempre la Provincia a dover autorizzare i comuni alla
costruzione di nuovi impianti. Il tempo di autonomia che il Comune di è dato
con l’invio dei rifiuti in Olanda per poco più di un anno, potrebbe essere
insufficiente se l’ente non troverà le risorse per la differenziata e
l’impiantistica.
In ogni caso, sebbene siamo convinti dell’importanza di ciò che stiamo
sperimentando a Napoli, sappiamo che solo Napoli non basta. Sappiamo che solo
agendo complessivamente sull’intero piano regionale possiamo finalmente
giungere ad un piano di smaltimento dei rifiuti fuori dalle logiche delle
discariche e degli inceneritori e che possa avere in Napoli il traino, oltre a
mettere in condizione la città di poter essere il primo grande Comune a
realizzare il piano alternativo.
Per questo le intenzioni di Clini e del governatore Caldoro ci impongono il
rilancio della mobilitazioni.
In particolar modo siamo convinti che la questione dell’inceneritore di
Giugliano sia una delle sciagure più grandi che quel territorio ed anche la
città di Napoli possano ricevere. La mobilitazione a Giugliano va avanti a fasi
alterne da tanti anni, mentre le inchieste della magistratura hanno svelato una
parte del processo di avvelenamento cronico di quel territorio. La costruzione
dell’inceneritore sarebbe un ulteriore condanna, non solo per l’area del giuglianese,
ma per tutta la città di Napoli e per la Campania.
Sugli inceneritori e le discariche non possono esserci mai vie di mezzo.
O si è a favore o si è contro.
Pensiamo però che la lotta contro discariche ed inceneritori a Napoli ed in
Campania abbia una storia che non possa oggi vederci semplici spettatori dello
scontro istituzionale ma che necessariamente debba vederci protagonisti sociali
e politici nell’esercitare il diritto di resistenza e nel pretendere
l’alternativa.
Per questo non ci appassiona la ridda di commenti ed invettive tutta incentrata
esclusivamente sugli attori istituzionali dello scontro. Siamo più interessati
invece a capire come rilanciare la mobilitazione, come ritornare sui territori,
come dare vita a nuovi processi di protagonismo sociale mettendo a valore
quello che abbiamo sedimentato in questi anni e che ha prodotto anche delle,
seppur parziali, vittorie.
Rete Commons!
Comitati di Chiaiano, Marano, Mugnano