Ad un anno dal sequestro dello stabile di via Bagli, occupato il 27 settembre 2008 dagli attivisti del Paz, i lavoratori continuano a lottare...

Rimini - Dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici della centrale del latte*. Per uno spazio pubblico e di libertà contro la crisi

8 / 10 / 2009

E' passato oramai un anno dal 21 ottobre 2008, giorno in cui la centrale del latte è stata sequestrata e con lei si è voluto in parte porre fine ad un ciclo di lotte intorno al tema degli spazi sociali portata avanti dal laboratorio sociale Paz.

E' passato molto tempo. Molte cose sono cambiate, la crisi economica che avanza soprattutto e non per ultimo la situazione dei lavoratori e delle lavoratrici dell'ex centrale del latte. Ci sentiamo, oggi più di ieri, in un clima sociale di imbarbarimento e di impoverimento di tante famiglie e precari, dalla loro parte e sentiamo la loro lotta in difesa del posto del lavoro la nostra lotta.

Se dovessimo descrivere a livello immaginario le operazioni che hanno portato alla chiusura della centrale del latte e agli interessi speculativi che si nascondono sull’intera area di via bagli, l’immagine più appropriata sarebbe quella di un piovra e dei suoi lunghi tentacoli.

Parafrasiamo per tutte queste ragioni un vecchio appello scritto intorno alla vicenda del'occupaione del Paz, della Centrale del latte e della Granarolo che calza a pennello per la situazione attuale, certi più che mai della fondatezza e delle ragioni che ci portarono ad aprire uno spazio sociale proprio all'interno di quello stabile."Ci guardiamo intorno e vediamo uno stabilimento industriale consegnato all’incuria e al degrado - quello vero e di cui mai si parla - il degrado della chiusura di un luogo simbolico per tutta la città: l’ex centrale del latte e dei suoi simpatici e appassionati lavoratori e lavoratrici che abbiamo incontrato durante la loro importante vertenza nel 2006. Un patrimonio, umano ed economico, di saperi, di capacità, di macchinari, grandi spazi dimessi volutamente destinati ad un presente di oblio e di morte, che invece rappresentavano per chi ci lavorava e per gli stessi riminesi un luogo onirico e dolce come il sapore del latte. Nel bel mezzo di uno dei quartieri più popolati e più problematici di Rimini (da zona industriale/periferica a zona residenziale), con tutto il problema del traffico veicolare e degli svariati tentativi di cementificazione (vedi il parco della pace), con l’assenza di luoghi di incontro come piazze o centri di aggregazione, nel presente, decidiamo di ridare vita pubblica ad un’intera area abbandonata alla corrosione del tempo e che potrebbe divenire bene comune ed estendersi a beneficio di tutto il quartiere."

Il comunicato di Legacoop Rimini ci accusava, all'epoca, di aver compiuto un "atto di prevaricazione occupando la centrale del latte" quando, non ci sembra proprio un atto di generosità, il fatto che la Cooperativa produttori latte, ora incorporata nella Coop. Granlatte - che detiene l’80% di Granarolo S.p.a. - e che ha rilevato l’intera area di via bagli, abbia ridotto in cassa integrazione e senza occupazione 20 lavoratori, per motivi di mero profitto, come ci ha riferito a chiare lettere il presidente della cooperativa produttori latte, nonché vicepresidente di Granlatte, Vittorio Vignoli.Ancora più ipocrita è la fantomatica "disponibilità circa eventuale utilizzo dello stabilimento di Via Bagli, fronte di progetti seri in grado di offrire garanzie in termini di affidabilità imprenditoriale, validità del piano industriale e relative garanzie sul piano produttivo e occupazionale", quando sappiamo - sempre per bocca degli stessi dirigenti delle due cooperative - che l’acquisizione dell’azienda da parte di altri gruppi che lavorano nel mondo caseario, è stata rifiutata per una spietata questione di concorrenza e di controllo dell’intero mercato da parte della Granarolo.

Per cui si è sempre chiusa la porta a coloro che si erano offerti per continuare la produzione nella centrale del latte, visti come concorrenti e non come coloro che potevano salvare i lavoratori della centrale stessa.Sono stati 6 i piani industriali presentati per lo stabilimento di via bagli, 5 nel settore caseario (tutti respinti per motivi di concorrenza), uno per convertire la produzione alla lavorazione del pollame. Anche quest’ultimo è stato definitivamente abbandonato, cosa che avrebbe permesso non solo di reintegrare i 20 lavoratori ma anche di lasciare la proprietà dello stabilimento di via bagli ai produttori/allevatori riminesi.Poi guarda caso, la stessa Coop. Granlatte pare escludere ogni possibile soluzione per rendere nuovamente produttiva l’area, dato che sono innumerevoli le lobby della speculazione edilizia che vorrebbero rilevare l’intero lotto per edificare tante belle palazzine, atte non a risolvere l’emergenza abitativa ma a favorire la sempre e più pressante crescita dei costi delle case a favore delle solite tasche e a scapito dei cittadini.

Questa situazione non risolta evidenzia, per l'ennesima volta, come gli interessi speculativi nel campo dell’edilizia si saldino con i poteri produttivi a scapito dei lavoratori/lavoratrici, della città, dell’intero territorio e delle tasche dei cittadini.

Paz Project

*La centrale del latte fu occupata un anno fa dal Laboratorio Sociale Paz. Per trasformare un luogo della precarietà e della cassaintegrazione, che anticipava la crisi, in un LABORATORIO di sperimentazione atto a un nuovo modello di welfare e solidarietà.