Prosegue la campagna FacciAMOci spazio

Rimini - FacciAMOci spazio... odia gli indifferenti

Basta eroina Basta precarietà!

4 / 5 / 2013

Prosegue la campagna FacciAMOci spazio. Questa mattina nuova azione all'interno dello stabile abbandonato nel quale domenica 28 aprile una ragazza è stata aggredita dal cane del suo compagno (vedi notizia). Mentre il seguente articolo è in corso di redazione, apprendiamo dalle agenzie di stampa locali dell'altra grave vicenda avvenuta la scorsa notte in piazza Cavour dove un cittadino di origini marocchine si è dato fuoco.

Di seguito il volantino distribuito dagli attivisti durante l'azione di questa mattina

FacciAMOci spazio... contro gli indifferenti

Poche sere fa questi spazi sono stati testimoni di un grave episodio che ha coinvolto due cittadini riminesi, figli della migrazione, ed il loro cane. Siamo qui per non affidarci ciecamente alle versioni propinate dai media, ma per approfondire quello che, al di la del fatto in se, mette in risalto una problematica presente in tutta la città.

Ci incontriamo qui perché questo è uno degli spazi dimenticati, lasciati all’incuria della nostra città. Uno spazio, appena fuori dalle mura del centro storico, che aveva abituato tanti sguardi, facendo accettare la fatiscenza come normalità. Mai uno sguardo non indifferente lo ha toccato magari pensando ad un progetto di riqualificazione e riutilizzo.

Invece in questi ultimi giorni questo luogo abbandonato ci ha ricordato che nonostante l’invisibilità di tali immobili alla maggior parte della cittadinanza, essi possono diventare spazi attraversati da chi da quella cittadinanza viene escluso.

E allora quanto accaduto quali riflessioni può favorire? Come non far cadere nel dimenticatoio storie di vita che sono campanelli di allarme per un territorio che sembra essere divenuto apatico, individualista, assopito ed indifferente?

Se da una parte è lampante la problematica che lega l’emarginazione al consumo di sostanze pesanti, dall’altra le politiche giovanili e di riduzione del danno, colpite dai tagli lineari e dall’austerità, spesso sono assenti o ridotte a pratiche che hanno facile presa sull’opinione pubblica come il proibizionismo e l’iper-legalità, giàampiamente sconfitte nella loro attuazione.

Tutto ciò non fa altro che nascondere il vero problema: il sistema capitalistico sta consegnando intere generazione ad un futuro di sfruttamento, guerra, disperazione e povertà estrema, senza che nessuno faccia nulla se non invocare due cose: il lavoro e la legalità.

Ma queste persone però si dimenticano che la dispersione scolastica sta crescendo, che sempre più ragazzi vengono espulsi dal sistema formativo e dalla scuola, ed altrettanti giovanissimi iniziano prestissimo ad utilizzare sostanze pesanti. Mentre la precarietà e lo sfruttamento, per pochi spiccioli all’ora, sono l'unico lavoro che si offre loro. E, nella nostra città, chi non ci sta, chi prova ad organizzarsi viene confinato ai margini attraverso repressione ed indifferenza, con la complicità di chi finge che tutti i giovani si accontentino e si sentano parte e rappresentati dall’unico modello possibile, perché di mercato, il divertimentificio riminese.

E’ questa finzione e indifferenza a rendere illegittime e non degne di cittadinanza, le soggettività non omologate quelle che esprimo un malessere che non trova ne ascolto ne riscontri rispetto alle necessità e al disagio che esprimono.

Quando le piazze e gli spazi di aggregazione informale divengono bersaglio di politiche che mettono al bando persone ed idee, svuotandoli di contenuti, si trasformano in non-luoghi.

Tutto questo secondo noi si legge come incapacità di interpretare il proprio territorio e al contempo di costruire progettualità e politiche attive che sappiano includere tutti e tutte.

Ed è qui che arriva un’ulteriore considerazione il bisogno di un’alternativa che nasca dalla ricerca del bene comune, che rimetta le pratiche di condivisione al centro di un dialogo che dal basso prenda vita in risposta ai meccanismi di delega inefficaci di una rappresentanza politica, sempre più arrogante, che non è stata e non è in grado di raccogliere le istanze di cambiamento.

Il problema non si risolve chiudendo gli spazi, militarizzando il centro storico, spingendo le soggettività che esprimono disagio nelle zone buie dove il problema non si vede. Lo si risolve, semmai, affrontando il tema del disagio espresso in maniera sempre più forte ed evidente soprattutto dalle giovani generazioni.

Lo si risolve riqualificando e riportando la vita dentro gli spazi abbandonati che oggi fungono da luoghi di produzione del degrado e dell’emarginazione.

Lo si risolve recuperando questi spazi e rendendoli nuovamente produttivi dal punto di vista sociale e culturale, ma non solo. Anzi, portando nuovamente nella discussione collettiva la costruzione di un futuro degno e di un’alternativa a questo sistema, includendo invece che marginalizzando le voci fuori dal coro, sarà possibile un’altra città, un’altra Rimini.

LAB.PAZ PROJECT [email protected]

Rimini - Report fotografico dall'azione di questa mattina

Rimini - FacciAMOci spazio. Report azione di oggi