Roma - #assedio a Montecitorio

La determinazione dei manifestanti resiste alle cariche ed in serata si ottiene la liberazione dei fermati. Dopo una nuova giornata di lotta il prossimo appuntamento il 9 e 10 novembre in assemblea a Roma.

31 / 10 / 2013

Oggi nuova mobilitazione a Roma in occasione della Conferenza Stato/Regioni/Province/Comuni, convocata dal Governo Letta.

Dopo la manifestazione del 19 ottobre nell'incontro con il Ministro Lupi è stata evidente la distanza tra le richieste della piazza e la posizione governativa. Per questo i movimenti di lotta per il diritto all'abitare  sono tornati in piazza per assediare la Conferenza.

Dal concentramento si parte in corteo, la polizia cerca di fermare i manifestanti che non indietreggiano. L'obiettivo è raggiungere la Conferenza.

La polizia usa lacrimogeni e manganelli per cercare di fermare il corteo. Alla richiesta di diritti si risponde con la violenza delle cariche.

I manifestanti resistono, ripartono in corteo  e riempiono di nuovo Piazza Montecitorio dove si accampano fino alla liberazione dei 9 fermati durante le cariche della polizia, che avviene in serata

* CRONACA

18.55 Sono stati rilasciati tutti i fermati. La notizia viene confermata da www.abitarenellacrisi.org.

Dalla piazza si rilancia l'appuntamento per l'assemblea il  9 e 10 novembre, lanciata durante l'Acampada a Porta Pia. 

17.45 Paolo Di Vetta raggiunto da Radio Onda d'Urto dà una valutazione positiva della giornata. Ancora una volta molte differenze creano una forza comune. Il prossimo appuntamento è il 9 e il 10 per il confronto collettivo. Al centro la possibilità di approfondire i nessi tra le diverse lotte. Hanno intanto rilasciato 2 fermati ed adesso stanno rilasciando anche gli altri. Ci sono stati una ventina di feriti per le cariche della polizia.

Ascolta l'intervista di Radio Onda d'Urto

17.00 Si continua a restare in piazza a Montecitorio, in attesa che vengano rilasciati i fermati

15.30 Mentre la Conferenza Stato/Regione si è conclusa con generiche misure quali il sostegno all'affitto ed alcune agevolazioni che già il Ministro Lupi aveva annunciato, che restano lontane dalle scelte richieste dalle mobilitazioni, i manifestanti restano in piazza a  Montecitorio chiedendo il rilascio immediato delle 9 persone fermate.

15.45 - Mentre si attendono notizie sui 9 manifestanti fermati, continua l'assedio a Montecitorio

14.00 I manifestanti riempiono Piazza Montecitorio. Pare ci siano alcuni fermati e la piazza ne richiede subito la liberazione.

13.45 I manifestanti tornano a Montecitorio, si continua l'assedio

13.30 Dopo l'inaudito lancio di lacrimogeni, che ha reso l'aria irrespirabile, il corteo si ricompatta in Via Tritone

13.25 La polizia carica con manganelli e lacrimogeni, il corteo vuole ricompattarsi.

13.10 I manifestanti continuano a premere sui blindati. Libertà di movimento per i diritti, la dignità, il redditosi vuole arrivare in via Stamperie dove si svolge la Conferenza

13.00 Tante e tanti in piazza. Il diritto all'abitare non si ferma con la polizia.

diretta da Corriere Tv

12.55 La polizia è arretrata dietro ai blindati. La pressione dell'assedio è decisa e determinata in Via Tritone per arrivare in via della Stamperia .

12.50 Il corteo non si ferma, la polizia indietreggi. Lancio di uova sui blindati. Assedio alla conferenza 


12.45 La polizia vuole fermare il corteo ed usa i manganelli. La determinazione dei manifestanti si conquista il diritto ad avanzare verso la Conferenza.

Il corteo occupa Via del Corso

12.30 Si parte in corteo per raggiungere la Conferenza Stato/regione

11.40 Tra canti, balli e slogans molti migranti in piazza. Reddito, diritto e dignit. In mattinata bloccati alcuni sfratti.

11.20 Si inizia ad allestire il presidio per affermare che il diritto all'abitare viene prima delle speculazioni e del mercato, blocco degli sfratti subiro, basta difendere la proprietà.


11.10 Al concentramento davanti a Montecitorio iniziano ad arrivare i manifestanti


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IL GOVERNO INCONTRA LE REGIONI "ASSEDIO" DEI MOVIMENTI
di VALERI RENZI

Il provvedimento sull'emergenza abitativa che piace ai costruttori potrebbe arrivare già la prossima settimana
Valerio Renzi
«Problematiche ed intenti nel campo delle politiche abitative». Così, in una riga secca e lapidaria, l'unico punto all'ordine del giorno per la Conferenza Stato Regioni di oggi, segno che il governo e il ministro Lupi vogliono accelerare i tempi per approvare un decreto legge sulla casa e l'emergenza abitativa, provvedimento che potrebbe arrivare già la prossima settimana sul tavolo del consiglio dei ministri.
La palla al ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi, che scartata l'ipotesi di un intervento per il blocco degli sfratti come richiesto da molti sindaci, punterà a un ventaglio di proposte che dovrebbe comprendere un assegno per gli affitti, per garantire la prosecuzione del contratto d'affitto alle famiglie in difficoltà economiche, e l'estensione della categoria della «morosità incolpevole»; un piano di nuova edilizia pubblica e di riqualificazione di alloggi esistenti, l'acquisto di immobili privati invenduti da parte degli Iacp e l'incentivo di interventi di social housing cofinanziati dalla Cassa depositi e prestiti. Interventi visti di buon occhio dall'Ance, la lobby dei costruttori nostrani, ben contenti di scaricare sul pubblico le case costruite e rimaste vuote complice la crisi, e l'apertura di nuovi campi d'intervento misti pubblico privato con il social housing.
Dubbia al momento la capacità di copertura economica, che Lupi dovrà contrattare con il ministero dell'economia. Per quanto riguarda le regioni la capacità d'intervento in tema di edilizia popolare e di diritto all'abitare si misurano con il contagocce a fronte di una capacità di più di un miliardo di euro mai spesi e destinati strutturalmente all'edilizia sociale. Guidano la classifica delle regioni con il tesoretto maggiore depositato presso la Cdp la Puglia con 372 milioni, la Sicilia con 271 milioni, il Lazio con 254 milioni.
A Roma oggi ad accogliere ministri e i governatori delle regioni i movimenti per il diritto all'abitare che dopo la manifestazione nazionale del 19 ottobre hanno proseguito la mobilitazione con cortei, occupazioni, blocchi degli sfratti. L'appuntamento è alle 11 in piazza Montecitorio per dare vita a un «assedio», e far sentire il programma dei movimenti al governo: prima di tutto il blocco degli sfratti, poi un piano per far fronte all'emergenza abitativa intervenendo sul patrimonio pubblico in disuso (vedi le caserme) e che rischia di essere svenduto, e sul patrimonio privato invenduto, senza però regalare ulteriori profitti ai costruttori e rimandando al mittente le soluzioni di housing sociale.
Il dramma degli sfratti continua nel frattempo a segnare la cronaca e la vita quotidiana di moltissime città: ieri mattina a Roma, nel quartiere di Centocelle, all'alba Kader e Samia con i loro tre figli sono stati sfrattati con l'intervento della forza pubblica che è entrata nell'appartamento per portare fuori la famiglia. Alla fine la soluzione emergenziale in un residence arriva dopo l'intervento dei Blocchi Precari Metropolitani e il presidio di solidarietà.
Intanto nella legge di stabilità la Trise, che accorperà insieme Tasi e Imu, comporterà un aumento di tassazione sulle prime case del 72 per cento, e sulle seconde case sfitte del 19 per cento, secondo le simulazioni più accreditate. Una stangata insostenibile assestata dal governo delle larghe intese ai lavoratori dipendenti, ai precari e ai pensionati, visto e considerato che una parte della tassa variabile da comune a comune peserà sugli inquilini e non solo sui proprietari, mentre di qualsiasi provvedimento basato sui patrimoni non c'è ombra. Preoccupati per la Trise anche i costruttori, spaventati da un ulteriore blocco del mercato degli immobili, mentre le case continuano a rimanere vuote.
TRATTO DA IL MANIFESTO 31 OTTOBRE

Lupi il surfista e l’onda lunga dei movimenti per la casa

di Antonello Sotgia
Giovedì 31 ottobre i movimenti di lotta per l’abitare assediano la Conferenza Stato Regioni, chiamata ad approvare il piano casa

“Problematiche ed intenti nel campo delle politiche abitative”. Questo il secco, ed unico, punto all’ordine del giorno per l’incontro del 31 ottobre della Conferenza Stato-Regioni. Andando sul sito della Conferenza[...] , di questa convocazione, ancora però, non c’è traccia. Comunque si terrà perché, questa volta, l’agenda la hanno scritta i movimenti del diritto all’abitare, il popolo del 19 ottobre che, assediando il Ministero delle Infrastrutture e costringendo il ministro Lupi a riceverli, ha posto precise domande su un nuovo modo di intendere l’abitare.

La Conferenza, che per statuto, ha il compito di “perseguire l’obiettivo di realizzare la leale collaborazione tra Amministrazioni centrale e regionale”, è chiamata, ora, a rispondere di come abitare la città e quindi di case.

Di quelle che ci sono, ma che, tenute chiuse è come se non ci fossero; di quelle che ci sono, ma che vorrebbero scrollarsi di dosso chi non può più pagare il canone di locazione; di quelle che, ancora non ci sono, ma che, indifferentemente a tutto quello che sta accadendo, si vorrebbe continuare a costruire gettando, contestualmente, per strada 260 mila famiglie. Tante risultano infatti quelle sottosfratto.

Questa ultima parte del programma: costruire e cacciare è quanto sta andando dicendo in questi giorni l’ANCE (Associazione Nazionale dei Costruttori). E’questa la loro risposta all’abitare. Addentata dalla manifestazione del 19 ottobre, la potente lobby dei costruttori, teme che, sommando la richiesta di moratoria degli sfratti (questo chiedono i movimenti) qualora fosse concessa, con le nuove modalità fiscali introdotte dal governo per la gestione della crisi per cui si stanno stracciando le vesti e giù a far di conto per cercare di conquistare la solidarietà di chi reputava l’Imu un affronto lesivo alla propria proprietà, si “rischi di disincentivare gli investimenti immobiliari”.

Ha detto proprio così l’ingegner Paolo Buzzetti che dell’Ance è il potentissimo presidente nazionale. In audizione dal ministro evidentemente deve aver pensato alla “leale collaborazione” di cui Lupi e i tanti governatori, saranno chiamati a dar prova giovedì 31 e, lealmente per quello che lo riguarda, ha detto ciò che pensa: andiamo avanti incrementando i fondi per un piano per le infrastrutture; vogliamo uno stanziamento di 70 miliardi ed ordina?: tenete fuori questi soldi dal fatidico tetto non superabile fissato dall’Europa del 3%.

Giorni prima, il suo omologo romano Edoardo Bianchi, presentandosi alla città (sic) come nuovo presidente della sezione romana dei costruttori, ha riassunto mirabilmente soprattutto al sindaco Marino (ultra citato nel corso del proprio discorso) le coordinate di questo credo edilizio e come si dovrebbe procedere nel caso specifico romano: “oggi, governare deve essere sinonimo di scelte coraggiose, forse impopolari, ma rigorose e chiare. Se questo avverrà noi (costruttori) saremo al vostro (dei politici) fianco. Noi siamo una potenzialità irrinunciabile di questa città. Non abbiamo nessuna intenzione di abdicare al nostro ruolo di protagonisti di un nuovo sviluppo e di un futuro migliore”.

Una, neanche velata, dichiarazione a lasciar fare a loro. I movimenti, con l’acampada del 18 e dei giorni successivi, hanno detto che a decidere sulle proprie condizioni di vita dovranno essere i territori chiamati ad esprimere la propria sovranità decisionale sull’abitare, iniziando con il rispedire al mittente chi, in nome della politica di austerità, ha condotto, per assecondare il dominio del capitalismo finanziario attraverso l’impoverimento continuo della vita di ognuno di noi, l’attacco all’abitare le città.

Il blocco degli sfratti deve essere immediato e totale. Da non limitare, come spesso è accaduto, a pochi segmenti abitativi. La morosità non è una colpa o un accidente, è figlia dalla crisi; frutto di chi ha voluto impastare le case del nostro paese con rendita mista a cemento. E’ da troppo tempo che non esiste un vigoroso stanziamento di risorse per un piano di edilizia popolare che dovrà essere fatto di case da recuperare, utilizzando il patrimonio edilizio esistente dismesso da riconvertire alle forme proprie dell’edilizia sovvenzionata.

Si può fare e non è difficile. A Lupi, la delegazione dell’acampada, incontrata il 22 ottobre, ha ben spiegato anche come farlo: sarebbe sufficiente utilizzare per l’edilizia pubblica quanto attualmente stanziato per TAV o Expo. Non una graziosa concessione, quanto farla finita con atti di distruzione che, in modo “reale” con le grandi opere o, in modo “creativo” con atti di ingegneria bancaria finanziaria, hanno costretto larghe masse di persone all’indebitamento coatto per avere un tetto o a subire vessazioni ed esclusioni negando qualsiasi diritto alla città.

Per ora nella redazione del proprio piano (che prima di prendere la forma di decreto legge dovrà ricevere l’ok proprio della Conferenza) Lupi sembra non voler tener conto di quanto richiesto dai movimenti. Ha già dichiarato che la proroga degli sfratti “è una vecchia risposta” ed è pronto a lanciare un programma che come fa filtrare di “rapido impatto”.

Si scrive piano, ma si legge, ancora la stessa musica di sempre.

Quella che tiene congelato nel freezer quel miliardo ( 1,61 miliardi più precisamente) di fondi ex- Gescal che le regioni continuano a non utilizzare. Su 1miiliardo e 46.995,3 milioni di euro in giacenza, le regioni nel primo semestre di quest’anno hanno “opzionato”poco più di 62 milioni.

Quello di “girare” alle banche (è una novità?) due miliardi dalla Casa Depositi e Prestiti per l’erogazione di mutui a chi, distrutto dalla crisi, difficilmente potrà accedervi. Vi potranno accedere precise categorie sociali, ma quante saranno le giovani “coppie” che potranno caricarsi di un mutuo a fronte di una disoccupazione giovanile elevatissima e i sei milioni complessivi di disoccupati? quante le famiglie con un “soggetto disabile” che ogni giorno debbono con i loro soldi supplire al continuo taglio di forme di assistenza; quante le famiglie numerose chiamate ogni giorno a resistere alle spese continue per la nutrizione, l’assistenza, l’istruzione?

Quello di dotare con una cifra assolutamente insufficiente (40 milioni) il fondo di aiuto ai morosi e 100 come contributo all’affitto. Insomma il contributo maggiore, anche se non lo dice, sembra destinato ad aiutare a “ liberare “ le case, a surfare intorno al dramma degli sfratti.

Ma il surfista Lupi rischia d’infrangersi contro l’onda dei movimenti.

Tratto da Dinamo Press

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31o Il corteo assedia la Conferenza