Roma - Gli operai Alcoa resistono alle cariche inaudite delle "forze dell'ordine"

Articolo in aggiornamento

10 / 9 / 2012

Sono arrivati direttamente dalla Sardegna per portare la propria esasperazione e rabbia. I lavoratori Alcoa accompagnati da delegazioni del Sulcis fin dalla mattina si sono radunati a Piazza della Repubblica. Con loro anche i sindaci con lo striscione "Sindaci in marcia per il lavoro". Hanno raccontato più volte in queste settimane che la loro storia si innerva dentro la crisi di un'area, di un'intera regione, la Sardegna, dove vivere diventa ogni giorno più difficile ed impossibile.

Ad aspettarli un'ingente schieramento di forze dell'ordine che hanno tentato di impedire al corteo e alla protesta di uscire dal percorso prestabilito.

Hanno deciso i farsi sentire i lavoratori sardi, esplodendo petardi e bombe carta.

Hanno spinto sui cordoni della polizia all'altezza del Ministero dello Sviluppo Economico e lo hanno raggiunto.

Intorno a mezzogiorno, mentre i lavoratori continuavano la loro protesta rumorosa è  iniziato  l'incontro tra governo e azienda Alcoa, con la partecipazione anche dei delegati sindacali e sindaci Sulcis.

All'incontro non c'era neanche il Ministro Passera, cosa che i lavoratori hanno sottolineato.

Sul marciapiedi i lavoratori hanno continuato a  battere i caschi per terra seduti sui marciapiede. Duramente contestato dai lavoratori Stefano Fassina, responsabile per l'economia e il lavoro del Pd, che a cui i lavoratori hanno gridato ''bastardi ci avete deluso". L'esponente del Pd si è dovuto proteggere dietro i cordoni dei poliziotti. 

Intorno alle 13.30 i lavoratori hanno provato a muoversi in corteo e sono stati caricati vergognosamente dalla polizia. "Volevamo forzare il blocco e uscire per le vie di Roma, visto che qui la situazione non cambia", dicono gli operai Alcoa mentre altri raccontano di essere stati manganellati mentre si trovavano a terra.

Dopo le cariche i lavoratori hanno ribadito che non se ne andranno senza una risposta seria da parte del Governo.

Nel Ministero presidiato dalle forze dell'ordine e assediato dai manifestanti intanto la riunione è stata sospesa per "una pausa di riflessione".

"Non andiamo via di qui senza una risposta seria da parte del governo - ha detto un lavoratore - Quello che è successo fino ad ora non è niente". Negli scontri sono stati lanciati anche provini di alluminio ed altri oggetti. Mentre le agenzie di stampa parlano, come al solito, di feriti tra le forze dell'ordine.

Alle 16.00 i lavoratori restano ancora sotto il Ministero e poi corrono di nuovo verso via Veneto, fronteggiandosi con le forze dell'ordine, gridando "la cassaintegrazione non la vogliamo fare", ritornando poi sotto il Ministero.

Verso le 17.00 la "trattativa" riprende all'interno del ministero, mentre i lavoratori continuano la protesta all'esterno sdraiandosi per terra e battendo con i caschi.

In serata si apprende che  nel tavolo di trattative al ministero si è proposto uno slittamneto della chiusura. Le agenzie di stampa ripotano che la fonderia resterebbe in funzione fino al 30 novembre per dare più tempo a una delle due aziende svizzere che sembrano interessate a fare una proposta.

I manifestanti hanno ripreso la strada della Sardegna.

E' finita così una lunga giornata che ripropone con drammaticità la situazione di una intera regione.

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