Roma, piazza dell'Esquilino: l'assemblea meticcia dice no alla rassegnazione e chiama tutti e tutte ad una risposta comune

9 / 10 / 2017

Centinaia di migranti ed attivisti hanno partecipato all'assemblea che si è svolta Domenica 8 ottobre in Piazza dell'Esquilino. L'assemblea doveva originariamente tenersi in Piazza Indipendenza, ma la Questura di Roma ed il Ministero dell'Interno hanno pensato bene di vietarla: le pratiche di criminalizzazione della critica oltrepassano oramai ogni limite ed anche il solo prendere la parola in un luogo simbolo della violenza poliziesca e del legittimo esercizio del diritto di resistenza, diventa un “pericolo” da soffocare. Ma i tentativi di silenziamento sono andati a vuoto: l'assemblea di piazza dell'Esquilino ha visto una partecipazione straordinaria, non solo nei numeri, ma anche nella sua composizione, caratterizzata da una forte presenza di migranti e ricca di molteplici percorsi che in quella piazza hanno trovato un momento reale di confronto e di costruzione di prospettive comuni.

Gli interventi che nel corso dell'assemblea hanno intrecciato i molteplici vissuti personali e collettivi, hanno evidenziato con forza la precipitazione e la rapida involuzione che investe con sempre maggiore violenza i diritti fondamentali, gli spazi essenziali di vita e di auto-organizzazione, le condizioni basilari per un'esistenza sottratta alla povertà, alla precarietà ed alla sottomissione.

L'assemblea è stata aperta dai migranti sgombrati di via Curtatone e Cinecittà, che hanno vissuto sulla loro pelle la violenza degli sgomberi estivi e delle politiche del Ministero dell'Interno. Racconti di grande sofferenza con i quali coloro che hanno preso parola hanno voluto condividere con tutti i presenti non solo la lettura ma anche il sentimento di profonda ed inaccettabile disumanità dei trattamenti a cui sono stati sottoposti e della condizione in cui sono attualmente costretti. Ma anche narrazioni che hanno espresso chiaramente il rifiuto di ogni rassegnazione e che hanno voluto condividere con tutti il bisogno e la prospettiva di una risposta forte, larga e meticcia non solo nelle provenienze geografiche ma anche in quelle culturali e sociali, in grado di dare voce al desiderio di reagire. 

E' stato proprio dai migranti di via Curtatone e Cinecittà che è partita la proposta di costruire un'ampia mobilitazione che possa attraversare le strade e le piazze della capitale il prossimo 2 dicembre.

I numerosi interventi attraverso i quali si è dipanata l'assemblea, nel condividere questa tensione, hanno evidenziato come la guerra ai migranti e profughi - una guerra vera che produce morti e campi di concentramento finanziati dallo Stato italiano in Libia - si inscriva all'interno di una dinamica di aggressione più generale alle condizioni materiali di vita dei non abbienti, delle composizioni sociali più deboli e precarie, di tutti coloro che quotidianamente vengono espropriati della ricchezza sociale prodotta e costretti a rincorrere la propria sopravvivenza. 

E' in questo contesto che vengono costruiti i falsi nemici, che il razzismo diventa non solo propaganda ma processo istituzionale, dimensioni sistemica attraverso la quale si allontanano le tensioni sociali dai reali responsabili di un impoverimento sempre più diffuso e che comprende non solo la sottrazione di casa e reddito, ma anche la sottrazione di ambiente, risorse naturali, assistenza sanitaria e sociale, istruzione. Un'espropriazione quotidiana e progressiva che investe direttamente anche gli spazi di libertà, di critica e di organizzazione dell'opposizione sociale. 

La rapida destrutturazione di quello che abbiamo conosciuto come lo “Stato di diritto” non è una visione accademica, ma una condizione materiale che attraverso specifici dispositivi normativi e giudiziari, come le leggi Minniti-Orlando, il potenziamento e la diffusione delle misure di prevenzione, le condanne capestro per le condotte riconducibili alla conflittualità sociale, la legittimazione del ricorso ai campi di concentramento per profughi e migranti, chiude sempre di più gli spazi di organizzazione ed espressione della reattività sociale.

La proposta dell'assemblea di Piazza dell'Esquilino di un'ampia mobilitazione, che sappia intrecciare queste tematiche e costituire un volano di apertura di nuovi spazi di azione, è un passaggio importante da assumere, che può valorizzarsi arricchendosi delle specificità e dei bisogni che i territori esprimono

Contro le politiche del Ministero dell'Interno, contro le leggi Minniti-Orlando, contro gli sgomberi, contro la negazione del diritto primario all'abitare e la chiusura degli spazi fisici e sociali, contro il finanziamento dei lager in Libia, rivendichiamo libertà di di movimento per le persone, le idee, i diritti e le azioni.