Senigallia - «25 aprile 2017, di liberazione e di ipocrisia»

27 / 4 / 2017

“Dovremmo rivendicare, nel nome della tolleranza, il diritto a non tollerare gli intolleranti”. Karl Popper

Il 25 aprile non è un rito. Per noi non lo è mai stato. La sua liturgia istituzionale è esattamente ciò che lo allontana dalla attualità, dal presente, per inserire la festa della liberazione dal nazi-fascismo dentro una teca di vetro, da contemplare, magari tra un suonar di banda e un gonfalone o come se fosse un’opera di un museo.

Quest’anno è diverso. Non solo l’Europa è sempre più occupata da una marea nera, populista e xenofoba che miete consensi grazie alla speculazione che avviene sulle paure, le ansie, le insicurezze e l’impoverimento di una fetta consistente della popolazione; anche perché le destre e le sinistre “europeiste” – sarebbe più corretto dire capitaliste – con le loro politiche di macelleria sociale e di restrizione dei diritti, hanno spalancato le porte ai populisti, rincorrendoli spesso sul loro stesso terreno. E si sa che tra la copia e l’originale, si sceglie sempre il secondo.

Quest’anno è diverso perché ad un’associazione “criminale” di esplicita e rivendicata origine fascista, conosciuta come “Casa Pound” e che fa della violenza, dell’apologia del fascismo e dell’istigazione all’odio razziale la sua prassi politica principale e quotidiana, è stata autorizzata una piazza esattamente da quei soggetti istituzionali – amministrazione comunale e questura – che cianciano tanto di liberazione e legalità, per poi violare le basi fondamentali della Costituzione, concedendo a questi soggetti un luogo pubblico dove poter vomitare la loro intolleranza verso ogni diversità.

Per l’intero pomeriggio di sabato 8 aprile la vita quotidiana, sociale ed economica di un pezzo del centro storico è stata paralizzata e militarizzata per permettere a quattro senigalliesi fascisti di poter spargere liberamente odio e di farlo chiamando i rinforzi da tutta la regione.

I fascisti, che interpretavano il ruolo degli studenti medi di Blocco Studentesco (la costola giovanile di Casa Pound) – avevano tutti tra i venti e i quaranta anni – sono stati bloccati e isolati solo grazie alla contestazione di piazza di un centinaio di antifascisti senigalliesi. Il tutto avveniva in una giornata dove la politica ha abdicato al suo ruolo, lasciando al Questore il ruolo di Sindaco e alla celere quello del consiglio comunale.

Essere in piazza il 25 aprile è stato un segnale. Un modo di dire a chi amministra Senigallia che per quanto ci riguarda, esiste un’incompatibilità radicale tra salire sul palco della Festa della Liberazione e autorizzare manifestazioni fasciste. Burocrazia e affini non sono alibi.

In piazza con noi abbiamo portato una trentina di cartelli in cui abbiamo descritto le iniziative politiche dei militanti e dei simpatizzanti di Casa Pound in Italia: pestaggi, aggressioni, sprangate, accoltellamenti e in alcuni casi omicidi.

E’ in questo lungo elenco di violenze la “libertà di pensiero” che i politici della destra locale stanno difendendo, da Paradisi a Liverani, passando per la Lega Nord, FI e lo sconcertante Rebecchini. Il che spiega anche le misere percentuali delle loro esibizioni elettorali, ma magari, di questi tempi, difendere degli squadristi porta anche qualche sputo di voto in più.

Ciò che accade in termini patetici a Senigallia però, lo possiamo anche riscontrare in termini drammatici sia in Italia che in Europa, che negli USA. I partiti xenofobi, razzisti e populisti sono un pericolo reale per i diritti, la sicurezza e le libertà di tutti noi. Lo sono perché per trarre visibilità politica e profitti economici fomentano ad arte una guerra tra poveri che si fa sempre più pericolosa.

Oggi in Italia la Lega Nord e Casa Pound sono tra i principali alfieri della guerra al povero e al diverso, tanto che leghisti e fascisti hanno stretto un’alleanza politico-elettorale sia a livello nazionale che nei consigli comunali del nord Italia.

Non è il tempo di ipocrisie, né di fare gli struzzi. E’ il tempo di prendere parte e di agire di conseguenza. Ognuno nel proprio ambito, ognuno con il proprio ruolo, ognuno con la propria autonomia, ma con un obbiettivo chiaro, ovvero quello di potersi rivedere il 25 aprile 2018 e dirsi insieme, in piazza, che tutti hanno fatto il loro per rendere Senigallia una città radicalmente inospitale, inagibile, ad ogni sostenitore di idee razziste, fasciste e xenofobe.

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