Senigallia - I profughi libici tornano in comune

Ancora nessuna soluzione

7 / 2 / 2013

Dopo la mobilitazione in Consiglio Comunale del 16 gennaio, i migranti e gli attivisti di Arvultùra sono tornati nel palazzo comunale. Nel tardo pomeriggio di martedì 05 febbraio, infatti, si è riunita la commissione convocata dalla lista “Partecipazione” e da Rifondazione Comunista, per trattare e approfondire la questione dei profughi dalla Libia (nigeriani, malinesi, somali, originari del Burkina Faso) ospitati all'hotel Lori.

A Senigallia, come in tutta la penisola,  si sono verificati fatti ed abusi che coinvolgono i profughi rientranti nel programma “emergenza nord Africa”, istituito dopo i fenomeni migratori scatenati dalle rivoluzioni arabe. Stiamo parlando di un vero e proprio business costruito attraverso convenzioni che vedono coinvolte prefetture, associazioni e strutture ricettive, generalmente alberghiere, come in questo caso nello specifico l'Hotel Lori.

Nelle intenzioni gli strumenti e le risorse messe in campo, dovrebbero favorire l'integrazione e l'inserimento lavorativo dei profughi, attraverso progetti ad hoc, in ottemperanza  alle direttive europee e agli obblighi internazionali; nei fatti alimenta un ciclo di affari e interessi privati, con soldi pubblici che finiscono nelle tasche di operatori privati. Il tutto a discapito dei diritti di coloro che dovrebbero essere destinatari di tali risorse e il tutto inserito dentro ad una cornice di opacità come sempre avviene nella buona tradizione italica quando si tratta di movimenti di denaro.

A Senigallia, come in molte altre città, a meno di un mese dalla scadenza del programma (28 febbraio), i profughi ospitati non hanno alcuna certezza riguardo i tempi per la concessione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari, i titoli di viaggio e il “buono uscita” che gli spetterebbe al termine del programma. Inoltre, sono pressoché assenti le attività svolte al fine di favorire l'accrescimento di competenze e conoscenze per l'inserimento nel mondo del lavoro. Di fatto l'incertezza sul futuro è assoluta.

Nel caso di Senigallia, l'Hotel Lori riceve tramite convenzione 46 euro al giorno per migrante di cui 2,50 euro al giorno (per un totale di 75 euro mensili) dovrebbero essere erogati direttamente ai migranti. Ad oggi i migranti devono ancora ricevere cinque mensilità.

In commissione, dove è stata riconosciuta la possibilità ai profughi di intervenire ed esprimere le loro ragioni, l'assessore Volpini ha esposto i risultati ottenuti dal tavolo di lavoro che vede coinvolte istituzioni e soggetti della convenzione.

Attualmente - in risposta alla richiesta dei profughi di uscire dall'hotel Lori - la struttura alberghiera avrebbe accettato la presenza di mediatori al suo interno, necessari dopo l'evidente logoramento dei rapporti dovuti al comportamento dei proprietari, i quali non hanno ancora chiarito con precisione dove siano finiti i soldi che spetterebbero di diritto ai migranti ospitati. Inoltre, ciascun migrante dovrebbe ricevere un “buono uscita” di 250-300 euro, con cui affrontare il periodo successivo alla scadenza del programma (28 febbraio). Questo buono, già di per sé inadeguato, deve ancora essere concesso. Ancora sconosciuti i tempi per la concessione dei documenti e titoli di viaggio.

L'assessore Volpini, dopo aver riconosciuto le responsabilità dell'Amministrazione nella mancata vigilanza, a fronte delle informazioni ricevute nei mesi precedenti su quello che stava accadendo all'interno dell'hotel Lori, ha assicurato che nei prossimi giorni il Comune avrebbe seguito le vicende nelle sedi istituzionali, pur non essendo competente. E' chiaro che se per il 28 febbraio non saranno trovate soluzioni dignitose ed adeguate, nel rispetto dei diritti fondamentali dei profughi, la precipitazione coinvolgerà direttamente il territorio senigalliese.

Crediamo che sia un dovere politico e istituzionale per il nostro comune, al di là delle competenze, ottenere rassicurazioni circa le procedure per il rilascio dei documenti e praticare una pressione positiva all'interno del tavolo perché vengano riconosciute idonee e sufficienti “buono uscite”, tali da consentire ai migranti di poter affrontare i bisogni e le necessità nascenti, una volta terminato il programma. In tal senso, Volpini ha ribadito di voler mantenere un dialogo costante con i profughi.

Riteniamo necessario inoltre garantire l'ottenimento delle mensilità arretrate e non versate ai profughi, perché è prioritario evitare che una questione sociale si trasformi in un problema di ordine pubblico. Per questi motivi continueremo a vigilare con tutti coloro che in questi mesi hanno collaborato per una risoluzione positiva del problema, sostenendo le rivendicazioni e le istanze provenienti dai profughi.

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