Solidarietà a Maya, 19 anni, picchiata dalla polizia

11 / 6 / 2017

Torino, una notte di follia in strada tra l’8 e il 9 giugno. Maya, giovane attivista torinese, mentre stava tornando a casa, attraversando il centro storico di Torino tra piazza Vittorio e Murazzi, assiste al fermo di due ragazzi. Prova ad intervenire ma viene a sua volta fermata e successivamente portata in caserma, dove verrà picchiata dagli agenti della Squadra Mobile.

Un fatto sconcertante, a maggior ragione se pensiamo che l’ira degli agenti sarebbe scaturita non dall’”intromissione” di Maya, ma dal suo impegno in diverse lotte cittadine, dal No Tav al diritto alla casa.

Così, l’attivismo politico e il fatto di essere una militante ha immediatamente aperto le porte della caserma di polizia di V.Veglia/C.Tirreno, dove iniziano - o meglio continuano - gli abusi degli agenti che iniziano a insultarla, la zittiscono e le urlano addosso. Uno degli agenti le tira un pugno in faccia e le leva la sedia obbligandola a stare in piedi; dopodiché viene perquisita e messa in cella senza poter comunicare con nessuno. Qualche ora dopo il rilascio con a carico per Maya una denuncia per violenza, resistenza a pubblico ufficiale, oltraggio e per porto d'armi. Per possesso di porto d’armi in questo caso s’intendono 7 chiodini da muro.

Siamo di fronte ad un fatto gravissimo, all’ennesimo abuso in divisa da parte di chi, solo per la posizione che copre, si sente legittimato ad adoperare violenza ai danni del prossimo senza alcuna ritrosia. 

Troviamo gravissimo - d’altra parte - che una ragazza di appena 19 anni venga letteralmente sequestrata e successivamente umiliata e seviziata solo perché attivista e protagonista di diverse lotte cittadine e vertenze.

Maya dopo esser uscita dalla caserma si è recata in pronto soccorso dove le sono stati certificati 6 giorni di prognosi certificati dal pronto soccorso ospedaliero per evidenti tumefazioni in tutto il corpo. Esprimiamo anche noi massima solidarietà a Maya e denunciamo questa inaccettabile violenza. 

Qui sotto il video-denuncia (tratto da Infoaut.org e dal centro sociale Askatasuna di Torino)

Ma sappiamo anche che subire in silenzio è un fatto che non appartiene a chi fa ha nel cuore e nel sangue il "movimento". In tanti e tante dicono "basta" all'ennesimo abuso, diventato ormai "normale" gestione dell'ordine pubblico, grazie anche a provvedimenti come le ultime leggi che portano il nome del ministro dell'interno Minniti. Ieri sera decine di donne NoTav, sul palco di "Aspettando l'alta felicità" a Susa hanno espresso tutto il loro sostegno a Maya ed a tutte le vittime della violenza di Stato. Solo così, non sentendosi mai lasciati soli e sole, si vincono queste battaglie!