Il prossimo 16 novembre l'appuntamento del movimento a Napoli. Una manifestazione il cui esito peserà sul destino del territorio. Ed intanto mentre i comitati si preparano a Roma discutono di "leggi speciali", "stato di emergenza" ed affido delle bonifiche alla protezione civile.

Stop Biocidio: è il momento del #fiumeinpiena

di Antonio Musella

23 / 10 / 2013

Lunedì 22 ottobre oltre 250 persone hanno affollato la più grande assemblea sull’inquinamento e la salute degli ultimi anni a Napoli. Comitati, reti, associazioni, centri sociali, collettivi studenteschi, da Libera a Mezzocannone Occupato, da Legambiente a Commons, dai Comitati Fuochi al comitati no inceneritore di Giugliano, ma anche tanti singoli cittadini che hanno portato il loro contributo. Un fiume in piena appunto, come uno degli hastag del movimento, che ha lanciato la manifestazione del prossimo 16 novembre a Napoli. L’intento è quello di collegare le innumerevoli marce che ci sono state negli ultimi mesi in Campania in un unico corteo. Manifestazioni davvero molto partecipate come la marcia dei 30mila da Orta di Atella a Caivano. Per la prima volta le anime laiche e cattoliche del movimento Stop Biocidio – molto forte nella città di Napoli la prima e decisamente maggioritaria nelle province di Napoli e Caserta la seconda – si ritrovano nello stesso percorso. Padre Maurizio Patriciello, i medici dell’Isde e gli agricoltori saranno nella stessa piazza dei centri sociali e dei collettivi. In mezzo quello che è il cuore pulsante di questo movimento: i comitati territoriali. E’ su di loro che graverà il peso organizzativo della manifestazione del 16 novembre.  In assemblea interventi serrati di tre minuti, tutti pieni di accorata passione e di voglia di invertire definitivamente la rotta delle politiche sulla salute, sull’ambiente e sui rifiuti in Campania. E non solo. All’assemblea sono intervenuti anche gli attivisti dell’Associazione Da Sud che a Roma stanno costruendo la rete Stop Biocidio a cominciare dalla lotta contro la nuova discarica della città di Roma a Falcognana.
Ed è proprio sull’asse Roma - Napoli che si gioca questa partita.
Il disastro è ormai sotto gli occhi di tutti ed è tempo di proposte e soluzioni.
Bonifiche certo, ma anche in che modo? E soprattutto quali interventi per l’agricoltura? Ed ancora come assistere con il servizio sanitario nazionale i cittadini della terra dei veleni?
Le risposte a queste domande dipenderanno molto anche dall’esito della manifestazione del 16 novembre e dal percorso che comincerà con essa.
Proprio nella giornata di ieri la Commissione Ambiente del Senato ha svolto un lungo tour nella terra dei fuochi. Le dichiarazioni dei senatori ai giornalisti non solo lasciano presagire poco di buono ma testimoniano l’approssimazione con cui questo tema continua ad essere trattato dalla politica. Per il presidente della commissione Giuseppe Marinello (Pdl) le bonifiche potrebbero essere affidare addirittura alla Protezione Civile come se il disastro fatto da Guido Bertolaso, che si discute ora nelle aule di tribunale, non fosse bastato. Ed ancora c’è chi parla di uno “stato d’emergenza” facendo tornare alla mente le sciagure dei commissariati straordinari. Alla Camera la settimana scorsa la discussione sul tema ha dimostrato un accordo di massima tra Pd e Pdl: fuori i soldi per le bonifiche. Un tema complesso perché proprio sulle bonifiche, molto spesso con la complicità di funzionari dello Stato, si sono consumate truffe e disastri ambientali negli ultimi anni. Come non temere quindi che il piano per le bonifiche, magari inserito in una legge speciale che faciliti gli affidi alle aziende a discapito dei controlli, non si trasformi in un colossale affare su cui lucrare?
Dal Pd e dal ministro Orlando arriva uno stop alla proposta – firmata da Mara Carfagna e, udite udite … Giggino “la polpetta” Cesaro – di una “legge speciale” per la Campania, anche se in buona sostanza i democratici condividono la necessità di inviare risorse in Campania. E mentre il governatore della Regione Campania Stefano Caldoro, quello che vuole l’inceneritore a Giugliano, gongola, nessuno parla di controllo dei cittadini sulle bonifiche, di potenziamento del servizio sanitario pubblico per prevenire e curare i tumori, di uno screening della popolazione, di interventi per fornire alternative al settore dell’agricoltura.
L’assemblea del 22 ottobre reclama un tavolo immediato con il Ministero della Salute e quello dell’Ambiente per discutere i provvedimenti. La forza della manifestazione del 16 novembre dovrebbe far pendere la bilancia da un lato o dall’altro.
Intanto il prosieguo della manifestazione è ancora in discussione. Due le proposte principali: l’accampata in Piazza Plebiscito luogo conclusivo della manifestazione, sul modello dell’accampata di Porta Pia a Roma ed una giornata di azioni simboliche ma incisive nei luoghi dove vengono appiccati i roghi di rifiuti speciali.
Proprio per permettere a tutte le anime del movimento di garantire la massima partecipazione, nei prossimi giorni una fitta agenda di iniziative si articolerà in giro per la Campania. Si apre il calendario del “verso il 16 novembre”. Assemblee pubbliche come quella a Marano il 24 ottobre prossimo ed a Boscoreale il 31 ottobre, altre marce come quella a Calvi (Ce) sabato prossimo contro la centrale a turbogas, ed ancora eventi culturali come quello del 25 ottobre ad Orta di Atella con la presentazione del nuovo libro di Pino Aprile “Il Sud puzza” con padre Maurizio Patriciello che inviterà tutti a partecipare alla marcia di Napoli.

La macchina organizzativa è comunque partita e la data del 16 novembre da oggi è cerchiata in rosso per gli attivisti, i giornalisti ed i ministri.