Trento 01.06.14 - WS 2: "Modelli di democrazia partecipativa e di riappropriazione sociale per la gestione della terra"

3 / 6 / 2014

Al workshop sulla terra come bene comune hanno partecipato diverse realtà nazionali e locali, associazioni per la tutela della biodiversità, contadini, orti comunitari, comitati per la difesa del territorio. La discussione si è incentrata su diverse tematiche, alcune specifiche, altre più generali, tutte però legate al concetto di terra come bene comune.

Durante la discussione ė emersa la necessità di definire la terra come bene fruibile e utilizzabile da tutta la comunità. Le persone devono avere il diritto di coltivare pur non possedendo una proprietà privata. Per questo si è parlato di occupazione di terreni e quindi di riappropriazione di un bene che non dovrebbe essere nè pubblico nè privato ma comune.

Questa pratica è già diffusa in molte parti d'Italia, dove la coltivazione comunitaria è un esempio reale di gestione partecipata: gli orti comunitari sono quindi esperienze che vanno valorizzate e potenziate, fatte conoscere alle persone e ai bambini per aumentare la consapevolezza della possibilità di autoprodursi cibo.

Sono in questi contesti e in tutti i luoghi di coltivazione sostenibile che si possono definire i contadini come custodi del territorio. Inoltre in modo trasversale si è posta la questione della tutela della biodiversità che viene portata avanti da molteplici associazioni, come La Pimpinella e Civiltà Contadina, che tramite pratiche di scambio di sementi antiche tra contadini, preservano la sopravvivenza di numerose varietà.Un altro punto del quale si è discusso è il diritto alla salubrità ambientale più specificatamente di cibo e terra, un valore che dovrebbe essere fondamentale e imprescindibile in tutti i processi economici. 

È possibile perciò praticare una resistenza agli inquinamenti e alle nocività costruendo campagne di difesa dell'ambiente come quella della Rete Stop Biocidio, Comitati contro i pesticidi, no nucleare, no OGM. Sulla questione OGM si è valutato positivamente il fatto che l'Italia, diversamente da altri paesi europei, abbia mantenuto il divieto di coltivazione. Ma si è sottolineato che gli OGM entrano comunque nella catena alimentare attraverso mangimi per l'allevamento di bestiame e pollame, è quindi importante informare i consumatori attraverso iniziative di sensibilizzazione allargando la campagna per la messa al bando degli OGM in tutta la filiera della zootecnia.Altra tematica affrontata è stata quella della cementificazione del territorio e della destinazione ad uso immobiliare e urbanistico di terreni agricoli: sono stati citati come esempi di devastazione del territorio l'Expo di Milano, la TAV della val di Susa e del Brennero. 

Di fronte a queste vere e proprie imposizioni, determinate da interessi speculativi e da logiche finanziarie, ė importante ribadire un netto rifiuto opponendosi alla loro realizzazione per la tutela del territorio. 

Sia per quanto riguarda le cosiddette grandi opere che opere minori, ma comunque di forte impatto ambientale, come l'esempio locale di Serodoli, la popolazione non viene mai interpellata e quindi manca un processo decisionale democratico quanto mai necessario.Le proposte emerse vanno nella direzione di mettere in sinergia le campagne di resistenza con le pratiche di alternativa, entrambe fondamentali in un processo di cambiamento dell'esistente. Per questo vanno riproposti e allargati momenti di condivisione dei saperi, di lavoro orizzontale e di interscambio, di costruzioni di reti locali, nazionali e internazionali, per sensibilizzare la cittadinanza e definire scadenze di mobilitazione condivise. 

Dalla val di Non si è ipotizzata, per i prossimi mesi, la costruzione di una manifestazione contro i pesticidi in Trentino Alto Adige. 

Inoltre da Milano si è proposto di condividere un percorso di lotta anti Expo promosso dai comitati No Expo e appoggiata da Genuino Clandestino.Particolare attenzione infine sarà data a tutte quelle iniziative nazionali ed europee che, dal basso, cercano di fare rete e costruire un processo di alternativa partecipato e diffuso all'attuale sistema neoliberista.