Apprendiamo dalle prime pagine dei
quotidiani locali che la Giunta provinciale di Trento ha dato mandato
all'avvocatura di richiedere 119.000 euro a titolo di risarcimento del
danno patrimoniale a causa dell’occupazione del Centro Sociale in via
Dogana, abbattuto nel 2015 per far posto ad una manciata di parcheggi.
Dopo aver letto i tanti commenti di solidarietà e gli inevitabili
sproloqui, sentiamo l’esigenza di esprimerci in merito, se non altro
come parte in causa.
Lo stabile in cui per anni (dal 2007 fino al 2013) abbiamo
dato vita all'esperienza collettiva del Centro sociale Bruno prima della
sua "liberazione" era chiuso ed inutilizzato da circa 10 anni. In 6
anni di iniziative pubbliche, attraversate complessivamente da migliaia
di persone di età e cultura differenti, non solo non è mai stato
reclamato da parte delle istituzioni trentine per un progetto di
riqualificazione o di semplice utilizzo, ma in più occasioni siamo stati
noi stessi a richiedere un incontro con la proprietà per trovare un
accordo sull'uso dell'immobile. Per noi, lo ribadiamo ancora una volta,
l'occupazione è uno strumento di lotta politica, e non il fine con il
quale (auto)definirsi.
La domanda perciò pur se banale sorge spontanea: quale danno può aver
sofferto la Provincia di Trento, se l’unico suo intento riguardo lo
stabile dell’ex Dogana era quello di raderlo al suolo? Evidentemente
nessuno, il motivo quindi di questa mossa è di altra natura e pensiamo
che miri semmai a dare un segnale autoritario a tutti coloro che
vogliono replicare esperienze simili nel tessuto cittadino.
In tutto questo, il vero danno lo ha sofferto e lo soffre la città, dove gli edifici abbandonati nuovi o vecchi aumentano e le speculazioni edilizie sono il modus operandi con cui si progettano le aree urbane cittadine. Mentre avanza la retorica del degrado e della sicurezza, mancano luoghi di aggregazione che possano far intrecciare relazioni vere, al di là dei meccanismi che vogliono Trento prima nelle classifiche per la vivibilità e fuori classifica per le occasioni di socialità.
Rimandiamo quindi al mittente il tentativo di intimorirci perché crediamo che di quello stabile sia stato fatto il miglior uso possibile: d'altronde ad un edificio vuoto noi preferiremo sempre un luogo di vita ribelle e di cooperazione, a strade deserte e silenziose il calore della libertà, ad un grigio parcheggio la potenza evocativa di un murales.
Centro sociale Bruno