Fonte: L'Adige del 2.12.2009

Trento - Striscioni sulle scuole: "Scioperate"

di Guido Pasqualini

2 / 12 / 2009

Se l'assessorato provinciale all'istruzione avesse il loro stesso metodo, probabilmente contro la riforma della scuola in Trentino non ci sarebbe la rivolta in corso. Le loro parole d'ordine sono discussione, partecipazione e azione, mentre l'assessore Marta Dalmaso e il presidente Lorenzo Dellai sono partiti dall'azione e ora si trovano impelagati nelle discussioni. Sono i quaranta e più ragazzi che stanno coordinando la protesta degli studenti contro la riforma delle scuole superiori.

Ogni giorno si ritrovano al Centro sociale Bruno per confrontarsi sui contenuti delle modifiche allo studio della giunta provinciale e per organizzare le manifestazioni di protesta. È nata durante una di queste assemblee l'idea dell'irruzione in assessorato con un sacchetto pieno di cubetti di ghiaccio prima dell'inizio del confronto tra l'assessore Dalmaso e i dirigenti della Provincia e i rappresentanti sindacali della scuola. «In principio - racconta uno dei portavoce degli studenti, Filippo Rigotti - avevamo pensato di presentarci in via Gilli davanti all'assessorato in compagnia di un asino. Poi l'asino non l'abbiamo trovato e allora abbiamo ripiegato sul ghiaccio che doveva servire a congelare la delibera Dalmaso».

I ragazzi hanno ottenuto la ribalta mediatica, e anche il congelamento della delibera, ma non si sono fermati. Ieri mattina, quando ancora faceva buio, sono entrati negli istituti scolastici e hanno appeso sulle facciate dei maxi striscioni per pubblicizzare la protesta in programma domani mattina: «Sciopero studentesco contro la delibera Dalmaso», era la scritta ovunque eguale. Nel contempo ai cancelli sono stati distribuiti migliaia di volantini in cui sono state spiegate le ragioni della protesta. Gli striscioni sono stati esposti al liceo Da Vinci, al Rosmini, all'Istituto d'arte Vittoria, al Prati, all'Ipc Battisti e al Don Milani-Depero di Rovereto. Nel frattempo altri studenti si sono recati in Questura per concordare il tragitto del corteo studentesco che domani invaderà le strade del centro.

Insomma, i ragazzi un metodo se lo sono dati. In prima linea ci sono i componenti del Collettivo Da Vinci, del Collettivo Istituto d'arte, del Collettivo Battisti, gli studenti del Don Milani-Depero e del Centro sociale Bruno. «Ma nel coordinamento - spiega Rigotti - ci sono anche studenti di altre scuole all'interno delle quali i collettivi non esistono. Io, ad esempio, frequento le Iti, altri arrivano anche dal Galilei e dal Prati. C'è fermento in tutti gli istituti contro questa riforma e per questo confidiamo in una buona partecipazione allo sciopero di giovedì. Stiamo cercando di coinvolgere anche gli insegnanti per costruire un fronte comune». «Stiamo dimostrando - commenta Federico Serra del Collettivo Da Vinci - l'unità fra gli studenti di scuole diverse. Con l'iniziativa degli striscioni abbiamo voluto dimostrare la partecipazione alla protesta di varie realtà scolastiche». Oggi si proseguirà ancora con il volantinaggio nelle scuole.

E domani alle 9 gli studenti si ritroveranno in via Madruzzo per poi partire con il corteo che si concluderà in piazza Dante, davanti alla sede della Provincia. Ma che c'azzecca il Centro sociale Bruno con i collettivi dei vari istituti? «Il Centro - spiega Rigotti - ci mette a disposizione gli spazi per incontrarci e discutere e il materiale che ci serve per organizzare le proteste. Nulla in più. Tutti i collettivi hanno pari dignità e, soprattutto, come coordinamento non ci facciamo strumentalizzare da nessuno. Per questo non vogliamo che al corteo sia presente alcun partito politico con propri striscioni e bandiere.

Sarà un corteo tranquillo, all'insegna della tolleranza e del rispetto per gli altri e per la città. Noi Trento la viviamo e non abbiamo alcuna intenzione di danneggiarla». Dove volete arrivare? «Siamo contenti che la delibera sia stata congelata ma non possiamo considerare questo rinvio una vittoria. Delle promesse non ce ne facciamo nulla. Vogliamo essere coinvolti nell'iter della riforma e partecipare alle decisioni che ci riguarderanno. A vivere la scuola siamo noi, gli insegnanti, il personale non docente e le famiglie. Vi sembra giusto che la politica ci escluda?».