Trento - Studenti e lavoratori: una sola lotta

Riflessioni sui licenziamenti alla Whirlpool

13 / 11 / 2011

L’11.11.11 la protesta degli studenti si è spostata a Trento nord davanti ai cancelli della Whirlpool per portare, anche fisicamente, la solidarietà del movimento ai lavoratori colpiti da 100 licenziamenti.
Dellai risponde con l'affermazione, riportata dalla stampa locale, "di non farsi prendere da isterismi", dimostra ancora una volta la sua arroganza e la sua lontananza da quanti vivono di solo lavoro e pagano la crisi in tutte le sue sfaccettature quotididianamente.
Forse Lui, troppo preso a districarsi fra operazioni immobiliari, basi militari, metroland, inceneritore e TAV, si è dimenticato delle condizioni dei lavoratori che non riuscendo ad arrivare a fine mese si vedono messo in discussione la loro unica fonte di reddito: il lavoro.
Forse per chi a capo di una provincia che ha regalato alla Whirlpool, senza chiedere impegni precisi su prodotti e produzioni, oltre 54 milioni di euro (45 + 9 di tasse) perdere 100 lavoratori non è un problema ma eventualmente solo un grattacapo che non ci voleva. Ma per noi 100 lavoratori significa 100 famiglie che non avranno più un reddito dignitoso per tirare avanti.
Non è solo questione di sensibilità è una questione culturale e politica di chi vede il lavoro solo come costo e non come risorsa.
In linea con Dellai si trova Confindustria che reclama (sic!!) il fatto di non essere stata informata da parte del direttore. Quindi non una questione drammatica e socialmente pesante per l’intera collettività ma solo una questione di forma. Infatti per Dellai e Mazzalai - presidente di C. del Trentino - quello che conta sono i formalismi non la sostanza dei problemi.
Non a caso la risposta che si legge oggi della politica sulla situazione verificatasi alla Whirpool parla di affrontare questa fase di crisi globale solamente in termini generalisti d’investimento. Noi vogliamo parlare d’altro, vogliamo ragionare assieme a coloro che rischiano di esser mandati a casa senza uno stipendio su come sia possibile costruire un nuovo welfare che permetta di non essere ricattati, sfruttati, trattati come ingranaggi di una catena che perde pezzi, che è in cortocircuito.
I ragionamenti che guardano a salvarsi e ad identificare gli altri come responsabili di ciò che sta avvenendo oramai sono banali: è evidente che il nostro territorio non è identificabile come “isola felice”.
Un territorio ricco di contraddizioni sul sistema lavoro, ma anche sulla questione dei beni comuni, dove questa provincia continua a non rispettare il voto del 12 e 13 giugno 2011 dove 27 milioni di italiani hanno votato per la pubblicizzazione della risorsa idrica.
La nostra solidarietà nei confronti dei lavoratori, non è strumentale, ma è parte fondamentale della nostra battaglia e dei nostri obiettivi che sono stati al centro della manifestazione del 15 ottobre e sono alla base della iniziative che ci porteranno alla manifestazione del 17 novembre (giornata mondiale del diritto allo studio) e della manifestazione del 26 novembre a Roma per chiedere la ripubblicizzazione dell’acqua e contro la privatizzazione dei beni comuni.
Una battaglia che ha come fondamento il rifiuto dei ricatti messi in campo da questo capitalismo violento, becero e rozzo, sostenuto da troppi partiti anche di sinistra, che vuole contrapporre giovani con anziani, diritti con lavoro, scuola pubblica con scuola privata e aziendalizzata, precari contro il pubblico impiego con l’obiettivo di precarizzare l’intero mondo del lavoro.
Per questo invitiamo i lavoratori a rifiutare il baratto fra diritto alla pausa mensa e occupazione, non solo perché anche se accettato, questo ricatto non risolve i problemi di fondo di questa azienda che sono l’assenza di innovazione di prodotto e di processo capace di innovare la sua produzione.
Per i prossimi giorni come movimento degli studenti e come coordinamento Alternativa per i beni comuni abbiamo in cantiere iniziative per denunciare non solo i ricatti della Whirlpool ma a quanti vogliono, surrettiziamente, imporre in Trentino il contratto unico targato “Ichino e Boeri”, a quanti attraverso la provincializzazione stanno aziendalizzando scuola e l’università.
Per noi contrastare la precarietà, che anche in Trentino sta aumentando in modo esponenziale, significa prima di tutto rivendicare la stabilizzazione di tutti i precari che oggi sono alle dipendenze, dirette o indirette ( dalla cooperazione sociale agli appalti nelle pulizie ecc.) da Enti Pubblici e nello stesso tempo introdurre un reddito di cittadinanza, slegato dal lavoro, da erogare ai giovani dando loro un importante strumento contro i ricatti della precarietà e del lavoro nero.
Invitiamo studenti, giovani, lavoratori, precari, pensionati e tutti i cittadini a scendere in piazza per rivendicare, anche per il Trentino, un nuovo modello sociale fondato sui diritti anziché sulle speculazioni immobiliari, sui diritti pubblici anziché sulle privatizzazioni.
Perchè solo tendendo ad una costruzione comune e ragionata, dal basso, con tutti e tutte coloro che necessitano un’inversione di rotta, è possibile realizzare nuove forme, nuovi linguaggi che sappiano far fronte a nuovi tagli, finanziarie lacrime e sangue, che verranno adottate dal nuovo governo tecnico.
Il cambiamento deve partire da noi, non deve essere dettato da banche e manager.

Alternativa per i beni comuni