Ztl Wake Up

Treviso in assemblea all’ex Telecom

Uno spazio autogestito per scrollarci di dosso l’eredità del leghismo.

15 / 9 / 2013

Il 9 giugno di quest’anno, con l’elezione di un sindaco “normale” (Giovanni Manildo avrà i suoi bravi difetti ma quanto meno non dice di voler vestire i migranti da leprotti per la gioia dei cacciatori) Treviso si è risvegliata da un incubo. Risvegliata ma non ancora rialzata in piedi. Per vent’anni la città è stata un vero e proprio laboratorio del dottor Frankenstein dove lo scienziato pazzo col suo aiutante “Gobbo“ Igor cucivano insieme cadaverici mostri maleodoranti di razzismo, xenofobia, fascismo, intolleranza, paure e vigliaccherie per poi dare vita al tutto con i fulmini che non mancano mai dell’ignoranza più abietta.

Vent’anni duri da mandar giù. Vent’anni in cui i giornali di mezzo mondo riportavano periodicamente le “sparate” dei sindaci sceriffi e chi leggeva non poteva fare a meno di domandarsi che razza di persone fossero i cittadini-elettori di tali personaggi.

Ma per l’altra Treviso, quella che si vergognava pure per chi non aveva vergogna, sono stati anche vent’anni di resistenze, di iniziative e di battaglie spesso perdute ma che hanno visto sempre gli attivisti dello Ztl rialzarsi immediatamente in piedi per aprire nuovi fronti e alzare nuove barricate. La storia infinita del loro spazio sociale occupato, sgomberato, rioccupato, risgomberato e ancora rioccupato, non so più quante volte, lo sta a dimostrare.

In nomen omen, qualcuno potrebbe ironizzare, visto che Ztl sta proprio per Zona Temporaneamente Liberato. Ma come un boomerang, lo Ztl torna sempre indietro.

Sette giorni fa, come abbiamo scritto su Global, le ragazze ed i ragazzi di Treviso sono tornati per la terza volta all’ex Telecom, restituendo alla città, con l’ultimo grano di un rosario di occupazioni, un’area sociale. Uno spazio, questo dell’ex Telecom, abbandonato ad un colpevole degrado e sui cui veri interessi che ci sono sotto vi rimandiamo all’interessante reportage - un pulito esempio di giornalismo d’inchiesta - che gli attivisti trevigiani hanno pubblicato sempre su questo nostro sito. Subito, lo hanno utilizzato per organizzare iniziative culturali e politiche, mercatini contro la crisi, e il Gram Festival. Al sindaco Manildo che ha chiesto loro di avanzare qualche proposta per uno spazio, loro hanno risposto di venire qui che gliela fanno toccare con mano la loro proposta.

Questo pomeriggio nel capannone centrale dello spazio recuperato a due passi dalla stazione ferroviaria, si è svolta una affollata assemblea per discutere sul futuro dello spazio. Perlomeno duecento i partecipanti all’incontro. Tutti seduti su quelle panchine che i giovani di Ztl chiedevano anche di firmare. Perché a Treviso anche una panchina può essere pericolosa per l’ordine costituito. Come diceva lo Sceriffo, ci si potrebbe sedere sopra addirittura un migrante senza le orecchie da leprotto.

Strana città questa. Una città che dopo essersi svegliata da un incubo deve combattere anche per alzarsi in piedi. Perché una cosa è sicura. Fino a che a Treviso non ci sarà uno spazio sociale autogestito non potrà dire di essersi scrollata di dosso l’ingombrante eredità di troppi sindaci sceriffi.