Treviso - Per una città aperta, civile e democratica contro il razzismo: diritti e dignità per tutti

Comunicato sui fatti accaduti in via Roma

24 / 11 / 2014

Crediamo doveroso esprimere anche noi il nostro punto di vista sui fatti di cronaca accaduti sabato scorso nei pressi della stazione dei treni di Treviso, e lo facciamo con un certo "delay", in ritardo rispetto alla levata di scudi generale a cui in questi giorni tutti abbiamo assistito. Abbiamo deciso di prenderci del tempo per cercare di capire ma anche di dare una lettura e interpretazione a quanto accaduto e quanto ha prodotto nella pubblicistica, nei social network e nella politica quell'episodio.

Crediamo che quanto sta accadendo si iscriva in una pericolosa deriva a livello nazionale, a partire dalla piazza milanese del 18 ottobre passando per il violento assedio al centro profughi nel quartiere romano di Tor Sapienza e le campagne razziste che spingono alla "guerra ai poveri" di Salvini, Casa Pound, Forza Nuova e di tutta quella galassia di gruppuscoli che gravitano nell'area dell'estrema destra italiana.

La campagna di criminalizzazione che in questi giorni leghisti e fascisti stanno costruendo ad hoc, la retorica dell'invasore, la ricerca dell'alieno da stigmatizzare , a cui attribuire la responsabilità della sofferenza sociale, della mancanza di lavoro, del degrado, dell'abbandono, dell'erosione del welfare non può passare sotto silenzio, né essere avvallata perché pone le sue basi su dati falsi, e vuole spingere su quel "senso comune" che nei momenti di crisi torna alla ribalta basato su principi nazionalistici, razzisti e fortemente identitari.

Scriviamo queste righe perché non possiamo stare in silenzio di fronte alle accuse leghiste, né all'incapacità della "sinistra" trevigiana di dare risposte che vadano al di là della questione securitaria. La situazione va analizzata in profondità senza farsi prendere ancora una volta da quell'isteria emergenziale che in Italia è diventata la norma.

Dobbiamo dare risposte che analizzino la situazione in profondità. E vogliamo proporre proprio questo, analizzare la situazione, pensare insieme come affrontarla, partecipare a un percorso comune. Conosciamo le strade della nostra città, le frequentiamo quotidianamente, ad ogni ora, quando son vive e quando no. Conosciamo la zona di via Roma, i buchi neri che contiene e che abbiamo evidenziato anche attraverso una delle nostre occupazioni, non riconosciamo attualmente nei progetti in cantiere qualche cosa che possa neppure avvicinarsi nella direzione di una riqualifica urbanistica di quell'area quanto piuttosto è evidente la volontà di renderla sempre di più "non luogo", zona di attraversamento, una sorta di linea di faglia tra la città dei porfidi e delle fioriere e quella del grande hinterland trevigiano, quella grande periferia diffusa di cui spesso si parla a sproposito senza in realtà conoscerla.

Il Ponte S.Martino, l'Autostazione di via Roma, il piazzale della Ferrovia e i giardinetti che per anni sono stati privati perfino delle panchine è la vera scommessa di questa città, perché popolata da un tessuto sociale composto da nuovi soggetti, nuovi protagonisti, nuovi cittadini italiani, un'area che ha un suo significato simbolico perché di fatto costituisce la porta di questa città, luogo di passaggio e di incontro.

Spesso ci sono giovani e giovanissimi con atteggiamenti ribelli, a volte distruttivi o autodistruttivi, a volte riottosi e conflittuali nei confronti degli adulti e delle autorità, percepiti anche come i responsabili della distruzione di quel futuro promesso e ora sistematicamente demolito.

Di fronte a questi fenomeni sociali va data una risposta immediata in termini di ascolto, dialogo, comprensione, messa a disposizione di risorse, spazi, percorsi anche conflittuali ma costruttivi e propositivi, come cerchiamo di fare noi di ZTL. Non è possibile riproporre ancora il vecchio e trito ritornello “dell’ordine e disciplina”, della sottomissione, della rassegnazione, della “sindrome dello Zio Tom”.

Dietro questa retorica c’è l’abbandono ed il cono d’ombra in cui per troppi anni sono state lasciate intere generazioni di giovani di cui nessuno parla quando si autodistruggono oppure si rassegnano ad una vita da precario ed emarginato.

Se questi studenti invece di sottomettersi come troppi vorrebbero hanno risposto con forza e decisione a insulti di matrice razzista non c'è nulla di cui stupirsi, in città molti di noi hanno assistito ad episodi offensivi e umilianti e probabilmente è il momento di cominciare a condannare anche quel tipo di comportamento che non è giusto che un ragazzo di 16 anni debba subire.

La Paura, la battuta razzista, i discorsi beceri che per vent'anni abbiamo sentito pronunciare anche da parte di quelli che avevano la funzione di garanti della democrazia, la xenofobia e più in generale la cultura del sospetto non può più essere tollerato, c'è una fiducia che va ricostruita, e va fatto in fretta perché abbiamo già perso troppo tempo.

Apriamo a chi attraversa quotidianamente via Roma, a chi la vive, Sindaco e Assessori mutiamo l'idea del centro storico partendo proprio da lì. Socializzazione e integrazione, non la polizia, solidarietà e cooperazione, non le telecamere. Cambiamo verso a questa città, qui e ora.