Trieste, NoRigassificatore : 1 a 0, palla a noi.

Più di 2000 "scalmanati", molti/e 60enni o 10enni, alcuni/e a 4 zampe, hanno impaurito il Ministro Clini invadendo una conferenza, pubblica ma non troppo. 1 a 0, palla a noi, vergogna a loro.

11 / 12 / 2012

Se il potere non va alla gente la gente va al potere. In migliaia.

In migliaia la sera del 10 dicembre non abbiamo accettato che il Ministro Clini e il Presidente della Regione continuassero a fare comodamente finta che la questione del rigassificatore non esistesse. O, meglio, che non esistessero tutti i rilievi tecnici di primaria importanza che hanno sprezzantemente ignorato. Che non esistesse il gravissimo vulnus democratico con cui il tavolo tecnico regionale prima, e la conferenza dei servizi poi, hanno ignorato o sovvertito i pareri degli enti locali interessati, sussumendoli nel proprio come positivi.

Ogni limite ha una pazienza e per questi limiti – democrazia, ecosistema, futuro – tutti noi di pazienza ne abbiamo assai assai poca.

In centinaia questa sera siamo partiti in corteo da piazza Unità, raggiungendo altre centinaia alla sala Tripcovich, all'entrata di quel Porto Vecchio che è contemporaneamente il simbolo di una grandezza perduta e di una grandezza possibile.

Un luogo separato dalla città, lontano.

Il luogo, la stazione idrodinamica, che il Vescovo ha scelto come venue per un ciclo di incontri sulla crisi. Separato, appunto, come se il “lasciate che vengano a me” non valesse per quella città che la crisi la vive e che alla crisi si oppone.

Eppure in migliaia, crescendo lungo il percorso nonostante il gelo, abbiamo raggiunto in corteo proprio quel luogo non più separato ma alveo vivo di una città degna, con una composizione totalmente varia e variopinta, ingestibile dai pretoriani dell'ordine e inclassificabile nelle consuete etichette.

Di fronte avevamo il consueto schieramento di polizia. Eppure è bastata una semplicissima domanda, la forza della ragione, per mettere in crisi le ragioni della forza: perché di fronte ad un luogo pubblico, nel quale si tiene un incontro pubblico, non è permesso l'ingresso al pubblico? Qual è la ragione per cui dei cittadini che, serenamente e sobriamente, vengono a chiedere conto del loro comportamento a un Ministro e a un Presidente, si trovano di fronte uno schieramento di polizia e carabinieri in assetto antisommossa, con caschi, scudi e manganelli?
Questa semplicissima domanda, ripresa a gran voce da tutto il corteo, ha messo in crisi l'occupazione militare della democrazia, declinata a colpi di mano e difesa di bande, che hanno messo in scena proprio il Ministro e il Presidente della Regione FVG.

Nel totale imbarazzo della polizia e dei dirigenti di piazza, le persone hanno iniziato a fluire oltrepassando noncuranti la polizia e assiepandosi agli ingressi, a loro volta sbarrati da agenti della digos e della security privata con il pretesto che la sala fosse piena.


Ma la pressione di migliaia di persone ha prevalso facilmente dopo pochi minuti di confronto, mentre a decine aggiravamo i blocchi, trovavamo pertugi e porte lasciate incustodite e infine in centinaia e centinaia siamo riusciti a entrare.. in un luogo pubblico a un incontro pubblico.
Per la sorpresa di questo fatto inusuale, il Ministro Clini e il Presidente Tondo sono caduti dalla sedia.

“Bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà risposto” è qualcosa che evidentemente nessun Dio regala ma che è necessario prendersi. Sempre.

A prendersela sono stati ragazzi, ragazze, signore eleganti e signori folkloristici, triestinacci di quartiere e compassati esponenti di associazioni. Di tutto un po', perché, come scandiva uno slogan, “il golfo è nostro ad ogni costo”.

Come dice una giovane artista precaria, “scalmanti sui 50-60 anni con giubbotti scuri da noglobal iniziano a spingere le signore guardie gridando che è assurdo che una conferenza pubblica sia blindata dalle signore guardie.. del resto, io volevo star lì fuori al freddo a perdere la voce sapendo che nessuno mi avrebbe mai ascoltata, mica entrare e farla sentire a chi ha il dovere di ascoltarla..”

Una volta entrati, mentre il Ministro si defilava e veniva circondato e bloccato fuori dalle centinaia di persone che circondavano la stazione idrodinamica, abbiamo inevitabilmente costretto – con la forza della ragione, naturalmente – Tondo ed il Vescovo ad affrontare alcune scomode domande. Quelle che Tondo ha eluso, anche perché non sa rispondere, e che il Vescovo non ha mai notato.

La fine è stata tanto precipitosa quanto banale, con Tondo che prendeva precipitosamente la fuga – un cliché – e il Vescovo che tentava di giocare la carta del buon pastore, peraltro con scarso successo.
Intanto il Ministro Clini, nel paese di Altrove, si profondeva in dichiarazioni a mezzo stampa ed agenzia a proposito di tutto e di noi. Naturalmente, senza niente e nessuno intorno a contraddirlo: la bellezza di essere tecnici.


1 a 0, palla a noi, vergogna a loro.

                       

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trieste norigassificatore: stop a clini e tondo

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