Empty spaces - what are we living for?Abandoned places - I guess we know the score..
On and on!Does anybody know what we are looking for?
Con l'occupazione dell'ex caserma di
via Rossetti, nasce ZLT, la Zona Liberata di Trieste: 12 ettari nel
centro della città, con enormi spazi e caseggiati, già altrimenti
destinati alla vendita a scopo di speculazione immobiliare.
La
solita banale e noiosa routine da parte di quell'1% che continua ad
arricchirsi di rendita e speculazione in una città già satura e
stretta tra il carso e il mare .
..but this show can not go on..
Qualcosa di cui non si sente
proprio il bisogno in una città con quasi un milione di metri
quadrati - compresa la caserma e il mitopoietico porto vecchio –
inutilizzati in grandi aree e palazzi, 10mila alloggi privati vuoti e
centinaia di alloggi pubblici non assegnabili o in vendita per la
gioia dei palazzinari, nella quale la caccia è aperta per
ogni più piccolo spazio che intanto rimane vuoto e privato,
inaccessibile.
Non sono proprio questi i bisogni che
avvertiamo per noi e per una città bloccata e impantanata nella
viscosità di una crisi permanente creata da quegli stessi meccanismi
che vorrebbero essere imposti come soluzione.
Non abbiamo bisogno
di altre speculazioni, di rilanciare lo sviluppo dei pochi
contrabbandato come opportunità per i molti che, però, rimangono
sempre costantemente esclusi da una vita degna e libera.
Noi
avvertiamo per altri bisogni.
Il diritto alla città innanzitutto, il
diritto di accesso a spazi e opportunità, per tutte e tutti.
Il
bisogno di spazi al di fuori del mercato e del profitto.
Spazi
abitativi in una città in cui migliaia di persone sono in attesa per
una casa ater e altre migliaia devono scegliere se pagare l'affitto o
le bollette, se mangiare o rischiare lo sfratto e non possono
permettersi altro che la pura sopravvivenza.
Spazi per liberare le energie bloccate che di spazio hanno bisogno: energie, progetti, idee, entusiasmi, attività che non trovano il modo di esprimersi e di inventarsi, perché migliaia di persone vivono l'isolamento individuale, inseguiti da equitalia, dai debiti o impediti dall'impossibilità di un credito per potersi comprare uno spazio.
Noi sentiamo il bisogno che questa
enorme ricchezza sociale si ribelli e si liberi, che diventi
comunità, costruzione comune, una trama di relazioni e potenza per
tutte e tutti, garantendo a ognuno l'accesso alla città, perché una
città non è fatta di muri, asfalto, scale ma innanzitutto dalle
relazioni tra le misure dei suoi spazi e gli avvenimenti del
presente.
Sentiamo il bisogno che non siano più tollerati
siano spazi vuoti di tutto e pieni di nulla in attesa della
speculazione più redditizia, perché ogni città riceve la sua
forma dal deserto cui si oppone
e noi ci opponiamo con determinazione al deserto della crisi come
strumento di oppressione.
In una crisi in cui le stesse
istituzioni, dalla regione alla provincia al comune, accusano una
carenza tragica e strutturale di risorse, è assurdamente ipocrita
aspettarsi che una società in ginocchio continui a svenarsi.
Abbiamo
bisogno di spazi per ricreare la nostra ricchezza, prima ancora che
di denaro: lasciate liberi gli spazi e non chiedeteci denaro perché
c'è più ricchezza nel liberare energie che nell'intrappolarle con
richieste impossibile.
Per questo abbiamo occupato la caserma
di via Rossetti: un'area enorme che può facilmente ospitare decine e
decine di progetti per coloro che già l'avevano e hanno dovuto
chiudere per un affitto che li strozzava, per debiti o per la
persecuzione di equitalia, o per coloro che non hanno nemmeno mai
potuto iniziare perché è impossibile accumulare un capitale.
Con una imprescindibile vocazione antirazzista e antifascista.
Noi
tutti siamo il capitale, con gli spazi di questa città che vanno
occupati per essere liberati e vivi e che ci servono per essere
liberi e vivi.
Abbiamo occupato la caserma perché diventi un
hub di libertà ed entusiasmo anziché l'ennesima speculazione e
invitiamo da subito la città a esplorarla e riappropiarsene: non è
più tempo di disperazione.
Una Zona Liberata e non solo libera,
perché la libertà è una dinamica collettiva, una costruzione
continua e quotidiana, l'espansione e il contagio virale di desideri
e pratiche, visioni e prospettive.
Si fa e non si aspetta.
Non è uno status, un regalo o
un riconoscimento da parte di qualcun altro.
È inutile
classificare le città come felici o infelici, non è in queste due
specie che si dividono le città, ma in altre due: quelle in cui gli
abitanti, negli anni e con continue mutazioni, danno alla città la
forma dei propri desideri, o quelle in cui questi desideri dalla
città vengono cancellati.
Noi scegliamo la prima e offriamo una soluzione: costruire ZLT, le Zone Libere di Trieste.
Domani alle ore 15, assemble cittadina a ZLT, alla caserma di via Rossetti.