Trivelle in Veneto: pozzi esplorativi, produttivi e di stoccaggio esistono già

Inchiesta sulle recenti trivellazioni nella provincia di Treviso

14 / 4 / 2016

Chi si sta informando, prima di andare a votare al referendum del 17 aprile 2016, a proposito del quesito sulle trivelle in Adriatico troverà di sicuro in rete una marea di articoli che illustrano i pro e i contro. Questa inchiesta, invece, vuole fare un quadro chiaro sullo sviluppo e sullo stato delle perforazioni in Provincia di Treviso, Veneto. Esatto, il Veneto è stato trivellato diverse volte, permessi di ricerca sono stati concessi, centrali di stoccaggio costruite e pozzi di produzione perforati, tutto intorno alla zona del Montello a Treviso.
La visione d'insieme è molto semplice. Nella provincia di Treviso sono presenti interessanti giacimenti di idrocarburi [1] e se negli anni 70 i costi avrebbero superato gli introiti, da alcuni anni a questa parte non è più così, infatti i giacimenti sono ora sfruttabili e sfruttati sotto gli occhi compiacenti di Regione e giunte comunali.

Storia di trivellazioni e ricerche nella Provincia trevigiana
Se si lancia un rapido sguardo indietro, ci si accorge che il territorio trevigiano aveva già attirato molte attenzioni da parte delle compagnie petrolifere. Ma la prima scoperta allettante fu nel 1974 quando nel campo di trivellazione Cavalletto furono perforati 5 pozzi: Anzano, Conegliano, S. Antonio, Nervesa e Arcade, nei quali furono scoperti giacimenti di idrocarburi gassosi. Annusato il profumo di nuove possibilità nel sottosuolo italiano, l'Eni [2] iniziò negli anni 80 perforando pozzi esplorativi alla ricerca degli idrocarburi ma dovette lasciare il territorio poiché l'operazione all'epoca non era economicamente conveniente.
Nel frattempo le tecnologie si sono evolute, i costi si sono abbassati, il mercato si è liberalizzato [3] e qualcuno si è voluto accaparrare i territori in questione. Parliamo di una ditta britannica di piccole dimensioni che tenta un approccio in Italia nella speranza del salto di qualità, la Sound Energy [4] di Londra, con esecutrice dei lavori Apennine Energy.

La piramide
Nella storia delle trivellazioni trevigiane i protagonisti sono molti, partendo dalle ditte impegnate in prima persona allo sfruttamento del territorio quali Sound Energy con la sussidiaria italiana Apennine Energy e la ditta Edison. A rotta di collo seguono i Comuni interessati e la Regione Veneto. Se si alza lo sguardo alla ricerca di chi ha detto apertamente “sì” a questi progetti troviamo il Ministero dello Sviluppo Economico, che dall'alto del suo potere decisionale valuta le richieste.

Alla base della piramide troviamo dunque Apennine Energy esecutrice a Nervesa della Battaglia, dove i lavori sono ripresi da una webcam e messi on line nel canale YouTube della compagnia [5] dedicato agli azionisti interessati a visionare il procedere dei lavori con i loro occhi. Nel caso di Sound Energy abbiamo un permesso di ricerca in terraferma in accordo con Shell [6]: il progetto Carità, e una concessione di coltivazione denominata Casa Tonetto per la quale sono stati scavati due pozzi, uno è entrato in produzione a febbraio di quest'anno con le felicitazioni della Sound Energy stessa [7]. Allo stesso livello della piramide troviamo un altro protagonista, la ditta Edison alla quale arrivò nel 1994 la concessione di stoccaggio in terraferma per il progetto Collalto. Scavalcando il primo gradino della piramide incontriamo i Comuni dei territori dove pozzi di stoccaggio, esplorativi, abbandonati o produttivi sono stati trivellati e la Regione Veneto stessa. Istituzione con a capo Luca Zaia, dichiaratosi contrario alle trivelle nell'Adriatico, non conferma però le sue posizioni su quelle in terraferma poichè la giunta regionale concede permessi di ricerca nel proprio territorio e ha autorizzato, ad esempio, la perforazione di due pozzi a Nervesa nel 2013 e 2014 [9]. Il territorio veneto è perforabile, è stato perforato più volte e sta fruttando al Comune di Nervesa come alla Regione; ma soprattuto alle azioni della Sound Energy quindi ad una ditta britannica che non ha nulla a che fare con lo sviluppo economico italiano o Veneto.

Ultimo tassello in cima alla piramide è interamente presieduto dal Ministero dello Sviluppo Economico [10], istituzione a cui vengono inviate le richieste dei permessi di ricerca o delle concessioni di coltivazione, per i quali avviene una valutazione tecnica ed economica, dove vengono infine prese decisioni di grande peso e responsabilità anche per territori a rischio sismico o residenziali.

Ministero dello sviluppo economico: le tre fasi
Il processo a cui il Ministero dello Sviluppo Economico si attiene per la ricerca e la coltivazione di idrocarburi prevede tre fasi. Nella prima si esaminano i dati tecnici e scientifici preesistenti in relazione al territorio considerato interessante, la seconda fase invece prevede l'esplorazione fisica dei terreni: rilievi geofisici, geochimici, geologici e per accertare la presenza di idrocarburi e la quantità degli stessi sono previste perforazioni di pozzi esplorativi. La terza ed ultima fase è quella di sviluppo e di produzione, vengono perforati un numero adeguato di pozzi produttivi per attingere al giacimento in modo da iniziare con la coltivazione: la messa in produzione dei pozzi e l'estrazione degli idrocarburi che verranno trattati in loco e poi trasportati negli impianti per la raffinazione. Le compagnie che vogliono iniziare questo processo dovranno presentare istanza di permesso di ricerca al Ministero, eseguire poi tutte le ricerche scientifiche del caso, chiedere autorizzazioni specifiche per la perforazione di pozzi esplorativi ed infine, se riceveranno la concessione di coltivazione nell'ultima fase dopo la valutazione di sfruttabilità tecnica ed economica del giacimento, potranno cominciare a produrre gas. Da sottolineare il dettaglio riguardante il decreto d'intesa del Ministero con la Regione interessata che dovrà anche decretare il giudizio di compatibilità ambientale, quindi per le concessioni in terraferma viene interpellata anche la giunta regionale. Le opere di cui stiamo parlando vengono in ogni caso ritenute di pubblica utilità e se la compagnia non riesce ad accordarsi con i proprietari privati dei terreni per cui ha fatto richiesta, potrebbe essere avviata la procedura di esproprio [11].

Siti attivi
Il processo illustrato è esattamente quello eseguito dalla Sound Energy. Nel 2009 il progetto di ricerca della durata di sei anni viene approvato dal Ministero, comprende una campagna di rilievi in un'area di 525.25 km2 che vanno a toccare 35 comuni: ecco a voi il progetto Carità. Un piano di ricerca che ha ottenuto, su una parte dell'area, la concessione di coltivazione Casa Tonetto conferita dal 2015 per la durata di 20 anni, con la messa in produzione di uno dei due pozzi precedentemente autorizzati. Il pozzo in questione è S. Andrea 1d perforato nel 2013 in località Foscarin a Nervesa, il secondo pozzo è Cascina Daga in località Busco, però abbandonato perché non sfruttabile [12]. Per la messa in produzione del pozzo S. Andrea è stato necessario costruire un impianto di trattamento del gas che arriva direttamente dal giacimento, per poi finire nella linea di alta pressione a pochi metri dalla centrale. La produzione di gas metano è stata avviata a febbraio di quest'anno e si prevedono 9 o 12 anni di attività del pozzo.
L'altro progetto attivo sul nostro amato territorio è quello di Edison, il campo di stoccaggio [13] Collalto conferito nel 1994 alla compagnia. La superficie della provincia di Treviso assegnata al progetto è di 88.95 km2, in questa zona sono presenti una centrale di raccolta e trattamento dei gas di 14.739 m2 con allacciamento a 17 pozzi di stoccaggio, 3 di monitoraggio, 1 di produzione e 1 inattivo. I titoli esclusivi per le attività di stoccaggio di gas in giacimento vengono conferiti alla Edison con la concessione di stoccaggio in terraferma il 16/06/1994 per la durata di 30 anni con successiva autorizzazione per l'ampliamento della centrale nel 2009, che si trova specificatamente nel Comune di Colfosco di Susegana.

Entrambe le compagnie stanno agendo su terreni che circondano il Montello, area dove il rischio sismico è alto e che ha visto diversi terremoti far tremare paesi tutto intorno ad esso. Ogni qual volta un sisma tocca questa zona della provincia di Treviso, l'allerta sale su tutti i quotidiani e le zone residenziali sono a rischio poiché l'area adiacente alla collina, nata da una faglia sottostante, è soggetto a fenomeni sismici.

Rispetto del territorio vs Royalties
Si rivela sconcertante il dibattito degli specialisti se entra nel campo della sismicità indotta [14]. Alcuni confermano che fra perforazioni del sottosuolo e terremoti non ci sia alcun nesso, mentre altri affermano che il legame esiste e il rischio sismicità aumenta a seconda della zona presa in considerazione [15]. Guardando i fatti però la preoccupazione rimane ed è ben salda in quei cittadini che amano e rispettano il territorio, poiché esistono alcune coincidenze temporali che creano grossi dubbi su questo tema tanto dibattuto.
Calendario alla mano ci si accorge subito della vicinanza di date nel maggio 2015 fra la trivellazione del pozzo Cascina Daga a Nervesa e i terremoti avvenuti nei giorni successivi [16]. Uno sciame sismico che ha colpito la zona entro 20 km dalla trivella a 2000 metri di profondità spaventando i cittadini durante la notte, insomma una coincidenza totalmente casuale. O forse qualche causalità esiste, allora sorge spontanea una domanda: i Comuni, la Provincia e la Regione non sono interessati a prendere in considerazione tali rischi? Certo le motivazioni delle compagnie che si affacciano al territorio le abbiamo già vagliate, è un trampolino di lancio verso l'espansione economica ma quali sono le ragioni delle istituzioni che accettano e favoriscono trivellazioni e stoccaggio nel trevigiano?

Nel Decreto Legge n. 625 del 1996 viene stabilito che una parte delle Royalties [17] derivanti dalla produzione nazionale e pagate allo stato vengano versate direttamente ai Comuni, ed ecco la motivazione economica che sposta l'asticella decisionale dei nostri cari sindaci. La convenzione stipulata fra Comune di Nervesa e Apennine Energy ne è un esempio, con essa la compagnia si impegna nel finanziamento di interventi per il risparmio energetico degli edifici pubblici come scuole e per l'approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili [18]. Tirando le fila del ragionamento: la Regione Veneto e il Comune di Nervesa hanno pensato bene di favorire la trivellazione del territorio, calmando anche gli animi dubbiosi dei cittadini con incontri di esperti di parte come Enzo Boschi, per ottenere finanziamenti provenienti dallo sfruttamento del sottosuolo e investirli nell'utilizzo di fonti rinnovabili, le quali si basano sul principio contrario allo sfruttamento delle tradizionali fonti fossili come il gas naturale.

Sposandosi in Olanda la visione delle trivellazioni in terraferma è molto lontana da quella italiana. In alcuni casi le compagnie petrolifere stesse hanno ammesso che le loro attività hanno portato all'aumento esponenziale dei terremoti e hanno provveduto a risarcire i proprietari delle case danneggiate [19]. Invece in Emilia Romagna dopo i terremoti del 2012, è stata istituita la Commissione ICHESE [20], internazionale e tecnico-scientifica, per valutare le possibili relazioni tra attività esplorative e aumento di attività sismica nel territorio della regione. Il risultato non ha ne escluso, ne confermato la sismicità indotta specificando che le attività perforative da sole non possono aver provocato i terremoti. Poco importa, finché il gioco forza delle istituzioni sarà rivolto a proteggere le tasche di pochi intenti a riempirsele invece del territorio e di chi lo vive ogni giorno, continueranno a concedere permessi di ricerca utilizzando le Royalties per finanziare progetti sulle fonti rinnovabili.

Note

[1] Idrocarburi: composti organici con fonte naturale primaria fossile, utilizzati largamente come combustibili. Essi possono essere solidi (asfalto, bitume), fluidi (petrolio, benzene) o gassosi (metano, butano).

[2] Eni: per illustrare la attività della compagnia riporto un solo caso in Veneto vecchio di qualche anno. Nel 2006 i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico sigillarono due piattaforme dell'Eni, a 20 e 35 km dal delta del Po, poiché il sospetto di subsidenza (lento sprofondamento del fondo di un bacino marino) indotta ed erosione del litorale era grande e la cittadinanza molto preoccupata. Il tutto portò ad un maxi-processo dove l'Eni veniva accusata di  tentata inondazione, disastro colposo, danneggiamento, tentativo di danneggiamento di beni ambientali sottoposti a tutela fra i quali il Parco del Delta del Po.

[3] Liberalizzazione dei mercati: seguendo la direttiva europea 94/22/CE contro il diritto di esclusiva, il Decreto Legge n. 625 del 1996 abolisce l'area che l'Eni si era accaparrata, così da permettere la ricerca e la produzione di idrocarburi nella pianura Padana anche alle piccole compagnie impegnate nel tentativo di crescere grazie al territorio padano ricercando dove l'Eni non aveva precedentemente trivellato o riutilizzando giacimenti precedentemente scoperti ma non sfruttati o sfruttati solo in parte: “Articolo 23 - Cessazione dei regimi di esclusiva. 1. A decorrere dal 1° gennaio 1997 cessano i seguenti regimi di esclusiva previsti in favore dell'Ente nazionale idrocarburi S.p.A., di seguito denominato ENI, nelle zone delimitate nella tabella A ed annessa cartina allegate alla legge n. 136 del 1953: a) ricerca e coltivazione di idrocarburi, di cui all'articolo 2, comma 1, numero 1, della legge n. 136 del 1953; b) costruzione ed esercizio delle condotte per il trasporto degli idrocarburi minerali nazionali, di cui all'articolo 2, comma 1, numero 2, della legge n. 136 del 1953; c) stoccaggio sotterraneo di gas naturale nei giacimenti di idrocarburi, di cui all'articolo 2 della legge 26 aprile 1974, n. 170. 2. Le autorizzazioni rilasciate fino alla data di entrata in vigore del presente decreto e il diritto alla prosecuzione delle attività di prospezione, ricerca, coltivazione e stoccaggio in corso al 31 dicembre 1996 restano validi fino al completamento dei relativi procedimenti di attribuzione dei titoli minerari di cui all'articolo 24.” Il documento per esteso QUI

[4] Sound Energy: il nome per esteso delle ditta britannica è Sound Energy Plc, ma spesso troverete, per indicare la stessa ditta, la dicitura “Sound Oil”.

[5] Canale Youtube Sound Energy: QUI

[6] Shell: compagnia che vede nel suo curriculum una serie lunghissima di sopprusi, di sfruttamento del territorio e di sovverchiamento della democrazia da far venire i brividi a chiunque abbia un minimo di rispetto per l'umanità e l'ambiente. Cito solo alcuni degli eventi più eclatanti, Shell ha trivellato per 50 anni Groningen in Olanda, con la Exxon, causando terremoti su larga scala per sua stessa ammissione e pagando diverse multe. Inoltre trovando petrolio in Nigeria nelle terre degli Ogoni ha distrutto e devastato il loro territorio provocando malattie causate dall'inquinamento alla stessa comunità deli Ogoni, per la quale Ken Saro-Wiwa, poeta e scrittore nigeriano, si battè denunciando la devastazione di Shell che partecipò indirettamente all'omicidio di Saro-Wiwa e che pagò 15 milioni di dollari per la sua morte e per l'inquinamento provocato.

[7] Notizia uscita il 4 febbraio 2015 nel sito di Sound Energy: “Sound Energy, the Mediterranean focused upstream gas company, is pleased to announce that it has achieved first commercial production at the operated onshore Nervesa gas discovery on 3 February 2016. The Nervesa discovery was drilled successfully by the Company in 2013 and benefits from a gas sales agreement with the Shell Group. A further announcement confirming production rates will be made in due course, after the initial clean-up phase is completed and the stable flow rate has been assessed.”  QUI e dalla pagina di Apennine Energy la notizia uscita l'8 febbraio 2016

[8] Decreto Legge n. 625 del 1996: “Articolo 20 - Destinazione delle aliquote alle regioni a statuto ordinario. 1. Per le produzioni ottenute a decorrere dal 1° gennaio 1997 per ciascuna concessione di coltivazione situata in terraferma il valore dell'aliquota calcolato in base all'articolo 19 è corrisposto per il 55% alla regione a statuto ordinario e per il 15% ai comuni interessati; i comuni destinano tali risorse allo sviluppo dell'occupazione e delle attività economiche, all'incremento industriale e a interventi di miglioramento ambientale, nei territori nel cui ambito si svolgono le ricerche e le coltivazioni.” Il documento per esteso: QUI

[9] Dichiarazioni di Zaia: da un recente articolo di giornale estrapolo questa frase in riferimento alle trivelle nell'Adriatico e quindi al referendum del 17 aprile 2016: "Noi le trivelle, davanti alle nostre coste del Veneto proprio non le vogliamo " allo stesso tempo però se visitate il sito della Regione Veneto è evidente che le sue dichiarazioni non sono relative ai pozzi in terraferma poichè la giunta regionale ha deliberato il permesso per la ricerca di idrocarburi del progetto Carità nel 2013 per il pozzo S. Andrea e nel 2014 per il pozzo Cascina Daga, rispettivamente  QUI e QUI.

[10] Nel sito del Ministero dallo Sviluppo Economico è possibile trovare ogni informazione riguardante pozzi, centrali, permessi, concessioni, compagnie attive in Italia.

[11] Ecco la fonte

[12] Abbandono di un pozzo: la chiusura mineraria di un pozzo può avere diverse motivazioni quali termine della produzione, danneggiamento, superamento della vita utile oppure, come nel caso del pozzo Cascina Daga, i costi di estrazione non vengono giustificati dalle quantità scoperte in quello specifico giacimento.

[13] Stoccaggio di gas naturale: pratica che permette il deposito in strutture sotterranee dei gas precedentemente estratti per poterli reimmettere nella rete di trasporto nazionale in funzione delle richieste di mercato. I componenti di un sito di stoccaggio sono i giacimenti, la centrale di raccolta e trattamento dei gas a cui sono allacciati tutti i pozzi necessari.

[14] Sismicità indotta: terremoti generati da variazioni attribuibili ad attività antropiche.

[15] Specialisti: Enzo Boschi geofisico italiano chiamato dal sindaco Fabio Vettori dichiara questo: “Non ci sono rischi” per le trivellazioni a Nervesa della Battaglia, mentre sullo stesso identico tema Maria Rita D'Orsogna, fisico e docente universitario, la pensa in modo totalmente diverso e sottolinea le coincidenze temporali fra trivellazioni e terremoti “Anche qui, potrebbe benissimo essere una coincidenza che ci siano stati terremoti nei pressi della centrale di stoccaggio ma il fatto è che questi impianti sono pericolosi. Sono semplicemente delle bombe che aspettano di essere innescate perché gli stravolgimenti sotterranei portati da stoccaggi e da estrazioni certo non migliorano un territorio di per sé sismico. ” Annoveriamo due citazioni: QUI e QUI

[16]  Terremoti: 12 maggio 2015 e 15 maggio 2015

[17] Royalties: pagamento di un corrispettivo allo Stato per poter sfruttare un bene. Per la ricerca e la coltivazione di idrocarburi sono applicate al valore della produzione: per la terraferma sono del 10% di cui il 55% va alle Regioni, il 30% allo Stato e il 15% ai Comuni, ecco la fonte

[18]  Leggi QUI

[19]  Fonti: QUI e QUI

[20] Commissione ICHESE: il rapporto redatto in inglese   e per approfondire vai QUI