Una scuola che funziona è una scuola che ragiona!

Utente: mari
16 / 9 / 2009

Inizia il nuovo anno scolastico tra contestazioni e proteste. Aumentano gli studenti, diminuiscono gli insegnanti. Poche immissioni in ruolo a fronte dei numerosi pensionamenti. Nel Sud Italia lasciati a casa numerosi precari. La riduzione del personale ATA mette a rischio l'apertura stessa delle scuole.

Primo giorno di scuola nell'era Gelmini-Tremonti. Parlano chiaro le cifre. Parlano del più grande licenziamento di massa a livello nazionale. Parlano di classi numerose con 29, 30, 33 studenti. Cifre che nelle parole del ministro si trasformano in una riforma positiva, necessaria. L'emergenza precariato, un problema ereditato dagli anni '70 per nulla legato ai tagli operati dalla mannaia Tremonti. Una grande lezione di mistificazione della realtà recitata compostamente dalla ministra.

I precari storici restano a scuola: sui tetti, ma in fondo ci restano. Quelli nuovi, (ottavo e nono ciclo ssis) non hanno fatto abbastanza ore di tirocinio, si preoccupa il ministro Gelmini: non sanno ancora come insegnare quindi staranno a casa quest'anno. Guarderanno Amici di Maria de Filippi e magari nei prossimi anni, un posticino, una breve supplenza...nel frattempo si fanno le ossa, si ambientano nella rassegnazione e capiscono che quando si parla di crisi, beh è proprio crisi.

L'elevato numero di studenti in una classe è input di migliori relazioni tra gli studenti: costretti a stare vicini vicini, a condividere difficoltà e carenze strutturali degli edifici scolastici temprano il carattere: da quando il servizio di leva non è più obbligatorio si era registrata una certa mollezza nei giovani adolescenti che mai aveva occasione di essere frenata. Ed ecco la soluzione: inoltre la secca diminuzione di insegnanti di sostegno e di mediatori culturali rafforza i valori della solidarietà e dell'accoglienza con buona pace di cattolici e leghisti. Che se poi invece gli studenti diversamente abili o gli stranieri  presentano difficoltà nell'apprendimento, il ministro Gelmini sta costruendo la scuola dei bravi e quelli che bravi non sono possono sempre raggiungere i precari storici sui tetti e durante la protesta usufruire di corsi individuali.

Insomma il pacchetto è ben confezionato. Le lamentele fuori luogo. Anche perchè siamo solo ad un terzo dei tagli previsti dalla strana coppia Gelmini-Tremonti. Tra due anni quando il piano di distruzione della scuola pubblica sarà completato e avremo finalmente eliminato tempo pieno e tempi di compresenza nella scuola primaria, ridotto le ore di insegnamento di italiano nella scuola secondaria e operato la risistemazione degli istituti tecnici con meno ore di insegnamento...i numeri di precari si sarà ingrossato, avremo chiaro che questo non è un paese per insegnanti e nemmeno per studenti. Non è un paese per la cultura con buona pace di Brunetta che allora, tra due anni, potrà dire... ve lo avevo detto io!