Il prossimo 6 maggio 2011 lo Sciopero Generale indetto dalla Cgil si
presenta come una grande occasione per il cambiamento nel nostro
paese.
Non sarà una data rituale, e questo è gia dimostrato non
solo per come è stato letteralmente costruito dal basso, dalle lotte
di questi mesi, ma anche dal fatto che l’indizione delle “quattro
ore” fatta dalla segreteria, è già stata estesa per l’intera
giornata da molte categorie, dal commercio alla funzione pubblica,
alle telecomunicazioni, agli edili, e proposta dal segretario
generale dei metalmeccanici alla propria categoria.
In questi mesi
le lotte per i diritti, la democrazia e la dignità, hanno
attraversato piazze e strade da sud a nord, riempiendosi di centinaia
di migliaia di persone, donne e uomini che dall’università e dalla
fabbrica, dalle loro case dai loro territori, sono usciti rendendo
visibile un’idea altra e diversa di società da quella che sembra
essere l’unica possibile, quella imposta dai fatti che accadono uno
dopo l’altro e ci precipitano addosso dall’alto.
Sembra
ineluttabile infatti il declino a cui è condannata la condizione del
lavoro, ridotta a una compravendita di corpi e intelligenze al
massimo ribasso, privata di diritti e dignità, schiava delle
imposizioni di chi accumula enormi quantità di denaro e potere
grazie alla rendita sulle speculazioni finanziarie.
A Pomigliano e Mirafiori, nella scuola
o all’Università, chi governa lo fa in funzione degli interessi
privati di pochi, trasformando i beni comuni, siano essi i diritti o
le risorse, la conoscenza o la ricchezza generale prodotta, in
qualcosa che è “privato”, di pochi e per gli scopi di pochi.
La
democrazia diviene così il campo libero di manovra di una rete di
oligarchie, le cricche, le caste, i potentati di affari, le lobbies
senza scrupolo alcuno, le bande di arraffoni, corrotti, mafiosi.
La
democrazia viene svuotata perché “privata” del controllo
pubblico sulle scelte che riguardano tutti; separata dalla giustizia
sociale che è il suo fine.
Noi crediamo che sia giunto il momento
di dire basta.
E’ il momento di affermare con la forza di una partecipazione ed
impegno civile e sociale che non vi è più alcuna differenza tra le
lotte contro il ddl Gelmini e quelle degli operai e operaie della
Fiat, tra la battaglia democratica contro l’oligarchia al potere e
le sue nefandezze pubbliche e private e quella per la dignità delle
donne sul lavoro e nella società.
Non deve più esserci nessuna
separazione tra democrazia e diritti, tra costituzione formale e
materiale. Aggravata dalla proposta del Ministro della Giustizia di
rendere la Corte Costituzionale dipendente dal Governo di turno.
Le
lotte di questi mesi ci hanno mostrato un altro paese,
orgogliosamente vicino alla vita vera, quella piena di difficoltà e
di incertezze, di chi ha poco, di chi deve guadagnarsi tutto,
conquistarsi passo passo ogni cosa.
Il vento che arriva dal sud di
questa Europa, ci dice che insieme, in tanti e diversi, possiamo
sconfiggere ciò che sembra invincibile, possiamo e dobbiamo
sconfiggere la violenza della guerra contro le popolazioni che
manifestano in strada e allo stesso tempo l’idea che la democrazia
si possa esportare con i bombardamenti.
Possiamo e dobbiamo far
tornare a vivere la lotta per la pace e dare un corpo comune ai sogni
e alle speranze, trasformando la resistenza e l’indignazione in
un’idea di nuova società, di nuova democrazia.
E’ per questo
che riteniamo lo sciopero generale l’occasione di praticare insieme
questo esercizio di libertà, di essere tutti uniti perché il 6
maggio questo paese si fermi veramente e guardi come prendere in mano
il suo futuro.
A partire anche dal percorso di Uniticontrolacrisi
che ha avuto origine nella grande manifestazione della Fiom del 16
ottobre scorso, facciamo appello a tutti coloro che si stanno
mobilitando nei propri luoghi di vita, nelle industrie,
nell’università e nella scuola, nelle realtà del lavoro autonomo
di seconda generazione, agli intellettuali, agli artisti e a tutto il
mondo della conoscenza e dell’informazione, ai comitati ambientali
e a coloro che si battono con i migranti per i diritti negati, alle
donne, perché questo sciopero sia costruito dal basso, città per
città, quartiere per quartiere, e si concretizzi in una grande e
lunghissima giornata di protesta e proposta.
Uno sciopero che
sappia unire l’indignazione con la lotta per i diritti sociali, che
sia quindi una sollevazione del popolo della nuova democrazia e della
nuova società.
Per costruirlo insieme bisogna cominciare subito a
mescolarci gli uni con gli altri, a confrontarci tra tanti e diversi
su come fare, su cosa significhi “bloccare il paese”.
Auspichiamo
che si possa trovarci a discuterne in una grande assemblea nazionale
per il prossimo 25 marzo a Roma, a ridosso della manifestazione in
difesa dell’acqua pubblica e per i referendum.
La primavera è
già iniziata.
Gianni Rinaldini, Gino Strada, Don Andrea Gallo,
Maurizio Landini, Luca Casarini, Loris Campetti, Michele De
Palma, Rossana Rossanda, Moni Ovadia, Paolo Flores d’Arcais,
Giorgio Cremaschi, Luciano Gallino, Andrea Alzetta, Francesco
Raparelli, Betty Leone, Vilma Mazza, Marco Bersani, Luca Tornatore, Gianmarco de Pieri, Paolo Cognini, Roberta Fantozzi, Eva Gilmore,
Roberto Iovino, Emiliano Viccaro, Luca Cafagna, Simone Famularo, Eva
Pinna, Giuliano Santoro, Simona Ammerata, Antonio Musella, Claudio
Riccio, Mariano Di Palma, Giuseppe De Marzo, Roberto Giudici, Franz
Purpura, Claudio Sanita, Matteo Jade, Massimo Torelli, Guido Viale,
Ugo Mattei, Mario Agostinelli
Per adesioni [email protected]