Venezia - Brugnaro e Costa uniti per la difesa dei propri interessi

Presentato ieri dal Sindaco e dal Presidente dell'Autorità Portuale il progetto del Canale Tresse Nuovo per mantenere le Grandi Navi in Laguna.

4 / 11 / 2015

Non vedevano l’ora di potersi stringere la mano a mostrare la ritrovata coesione tra Autorità Portuale e Comune di Venezia. 

Per anni l’Istituzione cittadina è stata balbettante e poco coraggiosa, salvo eccezioni, nel sostenere la necessità del Comune, e dei suoi cittadini, di poter decidere rispetto al proprio territorio. Una mancanza di democrazia diretta e potere decisionale che risuonava nelle grida e nelle rivendicazioni dei comitati per la salvaguardia della Laguna mentre ammutoliva i rappresentanti nelle Camere di Consiglio.

L’avvento di Brugnaro ha cambiato questa situazione nella direzione più pericolosa per la città di Venezia. Il Sindaco del “decido io!”, dopo aver bocciato senza alcuna discussione il progetto De Piccoli-Duferco per la costruzione di un Terminal alle Bocche di Porto del Lido - elaborato con la consulenza dei lavoratori portuali ma fortemente osteggiato da Vtp e Autorità Portuale detentrici del monopolio sulla Marittima  - ieri in compagnia di Paolo Costa ha presentato il Progetto Tresse Nuovo: una rivisitazione del Contorta Sant’Angelo, già bocciato dalla commissione VIA (Valutazione Impatto Ambientale) e dall’Ispra, per mantenere l’approdo delle crociere all’interno della Laguna. 

Il progetto, che prevede l’accesso delle grandi navi attraverso il Canale dei Petroli per poi svoltare attraverso l’Isola delle Tresse e percorrere infine il Canale Vittorio-Emanuele fino alla Marittima, ora deve essere presentato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che, se lo riterrà valido, permetterà il proseguimento dell’iter per la sua approvazione (Ministero per l’Ambiente e commissione VIA). I costi previsti si assestano attorno ai 140 milioni di euro, per circa 20 mesi di lavori.

I comitati e le associazioni ambientaliste hanno già iniziato a dar battaglia, presentando dossier e studi che evidenziano la pericolosità di questo scavo per la salvaguardia della morfologia lagunare, sia per la quantità di fanghi inquinati che si dovrà smuovere per realizzarlo, sia per il collegamento diretto che si verrebbe a creare con il Canale dei Petroli, già causa di un innalzamento del livello di marea nelle paludi della Laguna Centrale. “Il mantenimento delle grandi navi all’interno della Laguna, che questo progetto prevede, determinerà anche il mantenimento degli effetti che queste causano: erosione di fondali, spostamento di enormi masse d’acqua che danneggiano rive e palazzi, inquinamento dell’aria e acustico soprattutto nelle zone di S.Marta e Giudecca”  affermano gli attivisti. 

Cresce la preoccupazione, inoltre, in merito alle modalità di realizzazione dell’ennesima Grande Opera nel territorio: infatti dopo lo scandalo legato al Mo.S.E. non c’è stato un effettivo cambiamento di rotta né rispetto alla valutazione da parte di autorità indipendenti dei lavori realizzati finora, come richiesto dagli ambientalisti, né in merito alla questione del Concessionario Unico che vede ancora il Consorzio Venezia Nuova come protagonista assoluto. Ancora una volta la progettazione di un’opera impattante e irreversibile viene presentata come unica possibilità per risolvere una pericolosa ed emergenziale situazione di stallo e pensata appositamente per poterci speculare.