Venezia - #Invendibili: dall'assemblea pubblica svelato il sistema di potere dietro le operazioni di svendita, si lancia l'ultimatum a Carraro.

26 / 4 / 2014

Circa un centinaio di persone hanno riempito oggi pomeriggio il giardino della sede occupata di CaBembo per l'assemblea pubblica di #invendibili, aprendo di fatti gli ultimi due giorni di occupazione che saranno riempiti da attività culturali e dibattiti.

Diversi docenti erano presenti all'assemblea e tutti hanno dimostrato sostegno e appoggio all'iniziativa di occupazione e alle ragioni della lotta.

Zippoli, docente di lingua Persiana e di Fotografia di Ca'Cappello, ha riconosciuto la forza della mobilitazione messa in atto, che di fatto ha costretto Carraro ad abbandonare il primo progetto di permuta per un secondo progetto, ugualmente vergognoso, in quanto vedrebbe di fatto una totale separazione fra docenti, biblioteche e corpo studentesco. “Io non voglio andare nel mio studio a timbrare il cartellino senza che mi sia data la possibilità di incrociare i miei studenti o di avere accesso alle biblioteche. Di fatto me ne resterei a casa e queste resterebbero di fatto sedi fantasma”. Riconosciuta anche la grande forza della mobilitazione #invendibili che, dopo anni, ha riunito studenti, corpo docente e cittadini in una lotta che si oppone a un problema che di fatto è di tutti.

Questa vicenda, ricorda Stefano Patron, rappresentante del personale tecnico-amministrativo, “si sta configurando sempre di più come elemento cardine del contrasto tra un modello di Università che va verso la privatizzaizone di questa istituzione e un'altro che invece la considera come un luogo aperto a tutti. È necessario pertanto aprire il fronte della mobilitazione, che coinvolga tutti.”.

Interviene quindi Roberto Roson, docente di Economia presso Ca'Foscari (lo stesso dipartimento di Carraro), e che per una decina d'anni ha lavorato con lo stesso Carraro all'interno della Fondazione Mattei. “Questa vicenda scandalosa” dice “rappresenta solo la punta dell'iceberg che rappresenta un modo ben preciso di concepire l'università: si tratta infatti di scelte politiche ed economiche fatte per perseguire un obiettivo for profit fatto per perseguire interessi che evidentemente non sono quelli dell'Ateneo.”. Continua denunciando come l'Università sia di fatto strumentalizzata per perseguire appunto interessi che si giocano su rapporti dare-avere fra persone che si ritrovano a ricoprire gli stessi ruoli all'interno di un sistema di potere che governa di fatto queste scelte politiche e finanziarie. In conclusione ha posto l'attenzione sui futuri rettori: “è necessario rivedere tutto l'organigramma e il sistema di potere che gira attorno a Ca'Foscari e alla sua Fondazione e di cui di fatto Ca'Foscari fa parte: si tratta di un sistema molto più ampio e per niente limpido.”.

Filippo Rizzonelli, del Collettivo Li.S.C., rilancia: “Con questa mobilitazione abbiamo iniziato un ragionamento che ha reso evidente come l'Università si pieghi completamente a giochi di potere e finanziari e a speculazioni immobiliari cercando di fatto di nascondere un'idea di Università che va nel senso dell'aziendalizzazione, la privatizzaizone, la limitazione dell'accesso tramite il numero chiuso.

L'assemblea si conclude con una proposta precisa su come continuare la mobilitazione: lunedì, al termine dell'occupazione, verrà allestita una mostra all'interno di Ca'Bembo che raccoglierà tutti i materiali raccolti e costruiti in questi mesi, e verrà fatto invito a Carraro di venire in questa sede in cui, come nelle altre sedi coinvolti dalla permuta, non ha mai messo piede. Deve venire da noi a dirci chiaramente, che bloccherà questa operazione. Se questo non accade noi non ci fermeremo: punteremo dritti al “compratore”, Pensplan, e non smetteremo di presenziare ad ogni appuntamento pubblico in cui Carraro sarà presente, tra cui, a breve, le due assemblee d'Ateneo (il7in Auditorium, il 14 a S.Giobbe) indette da Carraro stesso per presentare i futuri candidati Rettore. L'invito è pubblico, l'ultimatum è lanciato: lunedì alle 14.00 aspetteremo il Rettore Carlo Carraro a Ca'Bembo anche assieme agli studenti di ZoeLab dell'ateneo IUAV.

Trento

Anche quest’ultimo anno, che sul piano dei movimenti è stato molto importante, non ha visto l’Università come protagonista.

Questo non significa che studenti ed universitari non siano stati all’interno delle lotte territoriali e cittadine, nelle piazze del 19 ottobre e del 12 aprile a Roma. Forse quello su cui bisogna interrogarsi è il rapporto tra lotte che riguardano il mondo della formazione e lotte che investono la composizione universitaria in quanto inserita all’interno di un più ampio precariato giovanile.

Ad esempio in questa fase la pratica dell'occupazione (di case, di centri sociali, di spazi in generale) è tornata ad essere un elemento centrale all'interno del dibattito politico nazionale ed europeo. A Trento l’esperienza di Refresh_Lab nasce in seguito all’occupazione temporanea di una ex mensa, proprio per dare centralità al nesso esistente tra formazione, servizi e Welfare; un'esperienza che, vista la sua grandissima portata e partecipazione, ha determinato la successiva occupazione temporanea di un'altra ex mensa lasciata all'abbandono e al degrado da anni.

Il nostro territorio si specchia ancora nell'illusione di un modello di sviluppo autonomista in grado di generare benessere per tutti, ma sta facendo sempre più i conti con una gestione della crisi che determina un accumulo di ricchezza sempre più concentrato nelle mani di pochi. Anche in Trentino le politiche della governance locale, in continuità con i diktat della Troika europea e della BCE, stanno determinando tagli sempre più evidenti ai trasporti, alle borse di studio per studenti, agli spazi culturali, alle politiche abitative, ai sussidi per precari e disoccupati ed a tutto il sistema di Welfare. La conseguenza immediata è che in città mancano spazi per studiare, le mense diventano sempre meno accessibili, la questione abitativa sta assumendo un carattere emergenziale, con gli affitti che aumentano, le case di proprietà dell'ITEA lasciate vuote e la rendita urbana che specula sulle aree di nuova costruzione o di riedificazione.

In particolare per quanto riguarda l’Università nel 2010 c’è stato un accordo tra il governo Berlusconi e l’allora presidente della Provincia Lorenzo Dellai hanno firmato un accordo all’interno del quale lo Stato delegava alla Provincia il finanziamento totale dell’Università di Trento.

La provincializzazione ha avuto un effetto ambivalente. Se da un lato ha privatizzato ed esternalizzato tutti i servizi universitari, dalle mense alle biblioteche, dall’altro ha migliorato l’offerta formativa che, unità ad una tassazione forzatamente tenuta a ribasso, ha permesso una vertiginosa espansione dell’Università in termini di nuovi iscritti. Nel giro di sette anni, dal 2006 al 2013, l’Università di Trento passa da 12.000 iscritti a 19.000, realizzando un trend decisamente in contro-tendenza rispetto a quello di altri piccoli Atenei, che negli stessi anni hanno quasi tutti diminuito il numero degli iscritti.

Trento si è trovata in pochi anni a diventare una città universitaria come non lo era mai stata. Una crescita inaspettata che non è andata di pari passo con il consuguente sviluppo sia dei servizi universitari sia dell’offerta culturale cittadina; questo determinato anche dal fatto che l'amministrazione trentina vuole mantenere una città chiusa e tradizionale.

In questa anomalia Trento, come tante altre realtà, può rappresentare un laboratorio vero di lotte che uniscono in modo immediato il terreno della formazione al reddito e welfare.

Trieste

Quest'anno è nato nell'università di Trieste un nuovo collettivo, dopo diversi anni di assenza di un ragionamento che partisse dagli studenti sulla nostra università e sull'essere studenti nella nostra città si è creato il Collettivo Comincia Adesso, spinto anche dalla necessità di dare subito un segnale al nuovo rettore Fermeglia insediatosi da pochi mesi. Nuovo rettore che si è fin da subito presentato eliminando le panchine negli atri che è obbligato ad attraversare per recarsi nel suo ufficio dando un evidente segnale di distacco della amministrazione, come se incontrare per sbaglio degli studenti intenti a studiare sia motivo di fastidio per il rettore

Il dato più evidente che viviamo nella nostra università è sicuramente la mancanza di democrazia, dalle chiusure degli spazi universitari durante le pause festive senza la consultazione degli studenti alla indisponibilità degli uffici deputati alla gestione delle tasse universitarie a venire incontro agli studenti obbligandoli di fatto a pagare tasse spropositate ed inique. Dalla disponibilità a rinunciare alla didattica chiudendo corsi a favore solo della ricerca all'inizio della cartolarizzazione di alcuni edifici storici si è innaugurata una nuova stagione nella nostra università atta ad attuare realmente le misure previste dalle precedenti riforme. Anche il diritto all'alloggio comincia ad essere messo in discussione con il tentativo da parte del rettore di dirottare un edificio storico restaurato con soldi pubblici dall'ente regionale allo studio verso enti privati che possano trarre guadagna dalla gestione dello stabile. Tutti questi sono segnali che evidenziano come anche l'Università di Trieste stia cominciando a vivere nel concreto i danni che le riforme passate hanno delineato permettendo che gli interessi privati lucrino a discapito del diritto allo studio.