Venezia - libertà di ricerca e conflitti sociali

Incontro "Dall'Egitto alla Val di Susa: la ricerca in campo".

13 / 9 / 2016

Lunedì 12 settembre si è svolto a Ca' Foscari un incontro fra ricercatori, professori e studenti dal titolo Dall'Egitto alla Val Susa: la ricerca in campo. L'evento fa seguito a varie iniziative svolte dall'ateneo nei mesi scorsi, come l'adesione alla campagna in sostegno alla ricerca della verità sulla morte di Giulio Regeni (assassinato in Egitto mentre svolgeva la sua ricerca sui sindacati di base) e un documento scritto da due dottorande, Giuliana Arnone e Anna di Qual, a sostegno della libertà di ricerca in occasione della condanna della collega Cafoscarina Roberta Chirone, accusata di aver fatto ricerca antropologica sul movimento NO TAV partecipando in modo moralmente attivo ad alcune azioni giudicate illegali.

L'iniziativa è interessante ed evidentemente necessaria, in quanto la tesi - condivisibile - portata avanti dagli organizzatori è che l'accusa di aver usato nell'elaborato finale di laurea un “noi” partecipativo non è stato altro che un pretesto, infatti il vero punto da analizzare è che attraverso un espediente linguistico è stata condannata la libertà di espressione e ricerca scientifica: il nodo della questione è proprio l'autonomia di tale ricerca, messa a rischio dalle ritorsioni e da fenomeni di ritorsione politica violenta.

Si è parlato molto di metodologia della ricerca, di rapporto fiduciario fra chi svolge l'indagine e chi viene intervistato e del rapporto umano che, in quanto tale, non deve essere tradito, pena l'impossibilità di svolgere ricerche simili in futuro. Non è mancata la preoccupazione per la tutela del ricercatore stesso, sia in situazioni di oggettivo pericolo per cui è necessario essere preparati, sia perchè quello che dovrebbe essere il frutto di una libera ricerca scientifica rischia di essere strumentalizzato come mezzo di potere per rendere ancora più isolato un movimento, com'è appunto quello NO TAV, livellando qualsiasi tipo di violazione della legge o presunta tale ad un atto di violenza, pericoloso per il quieto vivere civile e da reprimere con misure emergenziali. Esiste in merito, ed è stato presentato dal Professor Casellato, un documento intitolato In difesa della tesi di laurea, che mira appunto a restituire dignità accademica a una prova imprescindibile che tutti i giovani ricercatori devono poter svolgere con la maggiore autonomia e garanzia possibile.

E' mancato, almeno nella prima fase, un focus su quello che riteniamo essere il vero punto della questione: la ricerca di Roberta -nonostante fosse stato espressamente chiesto, come previsto da protocollo, che rimanesse privata - è stata maneggiata come un atto pubblico ed è stata usata come la prova decisiva del processo contro di lei, per alimentare ulteriormente il clima di repressione che si respira in Val Susa. 

L'Università, il luogo dei saperi critici per eccellenza, diventa allora per lo Stato solo un ostacolo istituzionale da scavalcare, incapace di proteggere gli studenti più impegnati nella comprensione dei conflitti del nostro presente da una sorta di censura preventiva, che scoraggi altri ricercatori ad occuparsi dello stesso tema in cui entrano in gioco interessi economici capitalistici, e che soprattutto eviti la divulgazione di un'alternativa reale allo stato di cose vigente, che non permetta al grande pubblico di sapere che in Val Susa, come negli uliveti del Salento saccheggiati dalla xylella, la gente resiste e si ribella.

Per questo siamo critici col rettore Bugliesi, che non ha mai preso pubblicamente una posizione netta di sostegno a Roberta Chiroli ma che oggi ha parlato di salvaguardia da incidenti, di promozione del dibattito, di libera espressione delle proprie opinioni e di promozione della ricerca in luoghi difficili, riferendosi ai vari scavi archeologici di Ca' Foscari in Siria. 

Gli esseri umani però non sono reperti, ed evidentemente risulta troppo scomodo prendere le difese di chi, attraverso la metodologia più che lecita della ricerca etnografica, va a scavare nei conflitti sociali della nostra contemporaneità. Bugliesi allo stesso tempo parla della libertà della ricerca come di un concetto da difendere, mentre svende le sedi storiche della sua Università nel quartiere di Santa Marta, progetta residenze di lusso e gestisce i luoghi dove fisicamente si svolge la ricerca che lui auspica, speculando sulla sorte degli studenti e di una città sempre più in bilico. Difesa in teoria, dunque, e attacco nella pratica.

Ci auguriamo che le provocazioni lanciate oggi da ricercatori, professori e lavoratori di Ca' Foscari contro il rettore e contro la sua gestione dell'Università come un laureificio da cui trarre esclusivamente profitti, vengano portate avanti da più direzioni, e che venga dato un seguito concreto all'appello del Senatore Luigi Manconi (Presidente della Commissione per i Diritti Umani del Senato): la libertà scientifica, in quanto valore fondante e diritto fondamentale, è e deve essere libertà politica, e di contro a un fenomeno di isolamento e annichilimento dei movimenti antagonisti, che propongono un modello alternativo e sostenibile di vita sul territorio, si dovrà parlare sempre di più di NO TAV in ambito accademico, senza cedere alle intimidazioni e alla repressione.

Li.S.C.  Venezia

Intervento di Roberta Chiroli