Venezia - Notizia incredibile: la svendita era già stata bloccata. Dagli studenti!

27 / 8 / 2015

È di questi giorni la notizia della sentenza del TAR del Veneto pronunciatosi con un secco “no” sulla permuta dei palazzi di Ca’ Bembo, Ca’ Cappello e Palazzo Cosulich. Una sentenza giustificata anche con parole di un certo spessore, soprattutto in un Paese come il nostro:  “Il Ministero può autorizzare la permuta dei beni indicati agli articoli 55 e 56 nonche’ di singoli beni appartenenti alle pubbliche raccolte con altri appartenenti ad enti, istituti e privati, anche stranieri, qualora dalla permuta stessa derivi un incremento del patrimonio culturale nazionale ovvero l’arricchimento delle pubbliche raccolte.” Insomma, il TAR non ha fatto altro che rilevare ciò che pare chiaro anche a un bambino: la svendita non era utile a Ca’ Foscari né l’avrebbe arricchita sotto nessun punto di vista.

È innegabile che un pensiero felice, a leggere questa notizia, ha preso posto nelle nostre menti; così come è innegabile che vada riconosciuto il lavoro di Italia Nostra, un lavoro istituzionale certamente importante e che ha saputo dare i suoi frutti. È necessario tuttavia, anche nelle giornate di gioia, mantenere i piedi per terra e saper essere sinceri fino in fondo. Vi è un elemento fondamentale da rilevare e da ricordare a chi, forse inebriato dai fumi della “vittoria”, dimentica troppo in fretta: ovvero che non è certo questa sentenza a bloccare la svendita.

Una svendita iniziata sotto l’era Carraro e che ha visto opporsi migliaia di studenti raggruppati dal movimento (e dal motto) #INVENDIBILI. Una mobilitazione che ha avuto varie e importanti tappe, dalla contestazione in ateneo di uno dei C.d.A decisivi per la svendita fino a un’occupazione di alcuni giorni della sede universitaria di Ca’ Bembo. Una lotta che si è concretizzata con la successiva occupazione e apertura del giardino della stessa sede (ormai chiuso da anni) e della casa del custode. Un occupazione portata avanti dal collettivo Li.s.c #INVENDIBILI ma che ha vissuto un anno intero grazie all’attraversamento costante di cittadini e studenti, grazie a intense collaborazioni e importanti mobilitazioni. Tutto questo ha portato alla restituzione all’intera cittadinanza di uno spazio vitale, un enorme polmone verde in mezzo a Venezia. Un polmone grazie al quale son tornati a respirare bambini, studenti, genitori. Un polmone che ha ridato vita a momenti cittadini che sono quasi spariti nella nebbia fatta di tagli e burocrazia di questa città, come un cinema all’aperto, un atelier libero da favoritismi e concorrenzialità accademica, orti e spazi verdi che grandi e piccini hanno curato e continuano a curare. Ecco, dicevamo, l’attività del nostro collettivo e la nascita del giardino liberato hanno portato a tutto ciò, anzi, a molto altro ancora. Potremmo fare una lista infinita, ma sappiamo che non serve, data l’enorme partecipazione e risonanza che ogni nostro evento, conferenza, apertura hanno avuto.

Pare dunque evidente che la decisione di occupare il giardino e la casa del custode hanno prodotto, con un anno e mezzo di anticipo, ciò che questa sentenza non può, per il suo logico ritardo, produrre: la riappropriazione cittadina e universitaria di quegli spazi che dovevano essere svenduti all’ennesimo affarista. Ebbene si, riappropriarsi di spazi che vorrebbero toglierci, farli vivere, farli resistere ha prodotto, de facto, la vittoria di una mobilitazione universitaria e di una città intera. Siamo, ancora una volta, di fronte all’ennesima dimostrazione che l’azione dal basso, concreta e teorica, è la soluzione; è quella che impedisce le svendite, ad esempio. Ripetiamo, questa sentenza fa certamente piacere, manessuno (beninteso, nessuno che non viva nel mondo de Il Gazzettino) può affermare che la svendita è stata bloccata da questa sentenza; la svendita, signori, è stata bloccata dagli studenti, gli studenti #INVENDIBILI di una città che ha dimostrato ancora una volta di avere eccezionali anticorpi, basta saperli trovare (di sicuro non stanno negli organi falsamente rappresentativi dell’ateneo o nelle sedi dei sindacati…). Tanto per ribadire il concetto, se non ci fosse stato il giardino liberato di Ca’Bembo, non potremmo essere in uno di quei casi tutti italiani per cui un tribunale giudica illecita un’operazione che tuttavia è ormai avvenuta? Insomma, è così impensabile sospettare che se non ci fosse stata la mobilitazione e le successive occupazioni, il no del TAR sarebbe arrivato quando ormai Ca’Bembo era già diventato un bel hotel di lusso…?

Si pone poi un’altra questione, più tecnica che politica, che conferma quanto detto finora: questa sentenza riguarda la permuta avviata dal Rertore Carraro e abbandonata dal Rettore Bugliesi. Tuttavia, a dispetto delle promesse elettorali (e di chi ancora ci crede), il nuove Rettore dimostra di non essere poi così diverso dal suo predecessore. Infatti, ha già dato il via una nuova operazione di svendita. Purtroppo, la sede universitaria di Ca’ Cappello e l’immobile di proprietà Ca’ Foscari in Calle dei Guardiani, sono stati messi in vendita. Addirittura, nel caso di Calle dei Guardiani, il C.d.A. ha già approvato lo sgombero con forze dell’ordine delle famiglie e degli studenti che ci abitano. Uno sgombero fatto nel nome di Cassa Depositi e Prestiti, ente a cui sarà venduto l’immobile, già pronto a sua volta a venderlo a chi saprà trasformarlo nell’ennesimo, immancabile, hotel. Ecco, questa sentenza dunque, non solo mette la parole fine a una storia che però, per fortuna, è già finita, ma si dimostra invece del tutto nulla di fronte a queste nuove e impellenti svendite.Abbiamo dunque di fronte un settembre caldo, la cui temperatura è determinata dalla svolta autoritaria e imprenditoriale del buon magnifico Rettore e dalla possibilità di vedere iniziare una nuova svendita da parte di Ca’ Foscari dopo avere bloccato, tutti insieme, la prima dell’era Carraro. È in questa chiave che bisogna leggere le dichiarazioni di Bugliesi in risposta alla sentenza, in cui comunque il Rettore rivendica per l’Ateneo il “diritto di gestire autonomamente il proprio patrimonio e i propri beni immobili”. Mettere le mani avanti non fa mai male.

È per questi motivi che crediamo che sia sulla mobilitazione invendibile, sia sulle nuove svendite, ci sia ancora molta strada da fare, nonostante il fatto che quella già percorsa è stata fantastica e vincente. È per questo che noi oggi, a differenza di altri, non ridiamo. Non c’è champagne da stappare, non è stato un ricorso a farci ottenere grandi risultati e a bloccare la svendita. Non sarà una festa a farci fare il resto del cammino.

Collettivo Li.S.C. #INVENDIBILI