Riflessioni post-elettorali

Venti ed eventi

18 / 5 / 2011

Ci sono circostanze in cui davvero – come cantava inascoltato Dylan – “non ti serve il meteorologo per conoscere dove tira il vento”. Una prima, seppur parziale, lettura dei risultati del primo turno delle elezioni amministrative è una di queste circostanze. A patto di considerare come il vento non sia, non sia mai, uno solo. Di come, soprattutto in tempo di cambiamenti climatici, le correnti d’aria da analizzare siano sempre molteplici.

Il primo dato complessivo che balza agli occhi è questo: i risultati elettorali parlano di una rivalsa della dimensione locale su quella nazionale; di una contraddizione irrisolta tra problemi, istanze, rivendicazioni territoriali e Stato centrale; di un conflitto aperto tra diffuse domande inevase di autonomia produttiva e sociale, che possono assumere ed assumono sovente segno diametralmente opposto, e una politica istituzionale che continua a ritenere quello nazionale il suo spazio principe.

Detta in altri termini, l’impressione è che oggi la pretesa democratica richieda alla dimensione globale, e alla sua articolazione nazionale, di restituire un comune senso di “etica pubblica”, ma risulti al contempo indisponibile a farsi carico di un presunto e presupposto “interesse generale”, quando questo si traduca, in particolare, nelle politiche di gestione della crisi che abbiamo fin qui sperimentato.

Questo elemento si combina, producendo effetti dirompenti, con l’agonia del “berlusconismo”, se questa viene intesa correttamente come risultato dell’inadeguatezza - anche dal punto di vista degli interessi e dei poteri dominanti che, più o meno entusiasticamente, avevano sostenuto questa ventennale variante dell’ “anomalia italiana” - del progetto politico berlusconiano a misurarsi con il carattere di concatenamento sistemico e globale della crisi e con le sue persistenti conseguenze produttive e sociali.

Ma, tanto per capirsi, ci confonderemmo se parlassimo di un unico “vento del Nord”, destinato inevitabilmente a “spazzar via” le destre al governo. Perché da Nord spira sicuramente la fresca Tramontana che a Milano spinge in testa al ballottaggio Giuliano Pisapia e spalanca porte e finestre su di una nuova stagione per quella che, negli ultimi vent’anni, è stata dal punto di vista delle trasformazioni nell’organizzazione sociale del lavoro e della sua riproduzione, prima ancora che nei suoi esiti politico-elettorali, la metropoli laboratorio del neoliberismo all’italiana.

Ma da Nord-Ovest soffia anche un Maestrale che elegge da subito a sindaco di Torino Piero Fassino, decretando il successo – ci piaccia o meno, e a noi non piace – di un modello di governance urbana che, attraverso la gestione targata Fiat e SanPaolo di grandi eventi come le Olimpiadi invernali o il Centocinquantenario dell’Unità e, soprattutto, degli immensi volumi di rendita immobiliare e finanziaria da essi generata, ha garantito la transizione dal modello della città-fabbrica fordista ad uno dei possibili modelli di sfruttamento del lavoro e del territorio post-fordista, Marchionne e Tav compresi .

E il più flebile Grecale che attraversa il Nord-Est fatica non poco ad insinuarsi nelle prime fessure, nei primi spifferi che segnano l’ancora amplissimo consenso dell’ultimo “partito di lotta e di governo”, di quella Lega che ha finora assicurato la declinazione nei termini di chiusura e di esclusione di quella irrisolta contraddizione tra territorio e Stato nazionale. E' perciò più che mai necessario tornare a produrre inchiesta, conricerca attiva sulle dinamiche e le frammentate figure sociali di un sistema di produzione diffusa e reticolare, che ha subito più di altri gli effetti della crisi. Da qui bisogna ripartire per trasformare in Bora il Grecale.

Il vento di Levante che accarezza Bologna vede prevalere al primo turno, per un soffio, il funzionario di partito Merola, ma la vera novità è il successo (oltre il dieci per cento dei consensi) della lista “con Amelia per Bologna con Vendola” che raccoglie in un progetto politico aperto e inclusivo forze politiche come SEL e i verdi, insieme a tante e tanti senza appartenenza partitica, ma attivi nel tessuto associativo e dei movimenti, cementati dalla positiva esperienza della candidatura di Amelia Frascaroli alle primarie.

Già: se vi è, al di là delle differenze ricordate, un secondo dato comune ai risultati di Milano, Torino e Bologna, questo sta proprio nella riaffermazione della validità dello strumento delle consultazioni primarie, e pertanto nel loro pratico rilancio come percorso di partecipazione, capace di generare anomali incroci tra la ricerca di un orizzonte comune di alternativa sociale e processi di innovazione nella costruzione di alternative politiche, anche sul pericolo e scivolosissimo terreno istituzionale.

Quelle primarie che, a Napoli, erano state trasformate nella conta truccata tra oligarchie del vecchio Centrosinistra e che si sono invece, nei fatti, svolte al primo turno delle consultazioni vere e proprie: qui, da Sud e in condizioni di emergenza sociale difficilmente riscontrabili altrove, il Libeccio ha soffiato davvero forte spingendo la candidatura a sindaco di Luigi De’ Magistris, nata dal paradossale incontro tra un magistrato di frontiera e le domande di cambiamento e giustizia sociale, incarnate dai movimenti che hanno calcato negli ultimi mesi la scena napoletana.

Il caso De’ Magistris introduce qui una terza ed ultima riflessione complessiva, che nasce dalla prima analisi di questa tornata amministrativa: se il nesso rappresentativo classico conferma la sua irreversibile crisi, a destra come a sinistra, dovremmo forse cominciare a leggere il passaggio elettorale, qualsiasi passaggio elettorale, attraverso la categoria dell’ “evento”. Ovvero: candidati e schieramenti possono risultare vincenti nella misura in cui intorno a quella determinata figura o coalizione, in quel determinato momento, vengono a coagularsi domande, pretese, passioni sociali che in quella formula trovano, ovviamente sul terreno elettorale, espressione adeguata.

E’ il vento che, difficilmente, le formule politiciste e i tatticismi dei nostrani esperti di meteorologia possono prevedere con esattezza dove soffierà la prossima volta.

Padova - Intervento di Luca Casarini