Dopo la demolizione notturna delle barricate, che ha consentito a TAP di riaprire il cantiere con l’aiuto di oltre 350 agenti, gli attivisti e le attiviste del Movimento No TAP hanno rialzato il livello della mobilitazione. In realtà le tante forme di resistenza, che in questo movimento si intrecciano, non si sono mai assopite, proprio perché l’opposizione al progetto del microtunnel, che dovrebbe consentire al gasdotto di attraversare (e devastare) il Salento, è estremamente radicata e diffusa in tutta la popolazione.
Questa mattina la protesta si è spostata a Lecce dove, dopo una “colazione resistente”, centinaia di persone hanno bloccato la strada e si sono recate sotto la Prefettura, ritenuta la principale responsabile della forzatura, politica e militare, che ieri ha dato il via libera alla polizia ed alle aziende coinvolte nella costruzione della grande opera di invadere l’uliveto. Nel frattempo TAP è nuovamente arrivato sul Cantiere senza avvertire, in barba al millantato dialogo con le autorità locali e le comunità.
Rispetto ai fatti della scorsa notte e di ieri il Movimento No TAP ha reso pubblico un comunicato sulla propria pagina facebook, che si apre con una frase di Antonio Gramsci, di cui proprio ieri si ricordava l’ottantennale della morte: «Se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti».
Il comunicato prosegue così: «L’alba del 27 aprile è sorta con la solita
certezza: noi non scenderemo mai a patti e non faremo compromessi né con
mafiosi né con dittatori; chi sceglie di trattare con Tap, auspicando ristori o
spostamenti, ne legittima l’operato.
Il nostro rifiuto di accettare un'opera imposta ed inutile, il nostro voler
smascherare il malaffare che essa nasconde e i politici a essa asserviti, il
nostro rivendicare maggiore giustizia sociale è intollerabile e per reprimerci,
lo STATO ha usato nuovamente la violenza schierando un esercito di Poliziotti e
Carabinieri in assetto antisommossa.
Questa volta, però, lo ha fatto dopo la mezzanotte: deve aver appreso che la
resistenza “implica sofferenze, fatiche, privazioni di riposo” e, dunque,
perché non agevolare l'ingresso di vili ladruncoli nel cuore della notte? TAP,
la scorsa notte, ha svelato l’accordo stretto con una parte delle Istituzioni
di questo Stato: fare i buoni, far finta di comportarsi bene, dire
"tranquilli, spostiamo gli alberi e spariremo fino ad ottobre" per
poi assicurare alla BEI (Banca Europea per gli Investimenti) che "non ci
sono problemi, tutto va liscio, addirittura si stabiliscono insieme i
lavori".
Tutto questo noi non lo abbiamo mai accettato e lo Stato ha scelto, ancora una
volta, da quale parte schierarsi: quella del Malaffare. Quanto ci vorrà prima
che qualcuno abbia il coraggio di aprire questo vaso colmo di interessi
connessi al dittatore azero?
Governo, Prefettura, Questura, Tar: tutti a dialogare e ad accompagnare la
multinazionale nel suo violento incedere. A questi si aggiungono anche molte
ditte salentine che hanno ceduto alle avance accettando di collaborare con chi
vuole il male di una intera popolazione e di un territorio, nonché della truffa
ai danni di altri Stati e dell’Unione Europea tutta.
Come dimenticare, poi, in questo gioco il massacro mediatico compiuto da alcune
testate ed emittenti televisive? Potremmo anche discutere di politici locali
che militano in partiti di governo: come mai si spendono dietro questo mostro,
cosa avranno da guadagnare? Dove erano la scorsa notte i 94 sindaci firmatari
dell’appello al presidente della repubblica? Ma soprattutto, dove siete voi, indifferenti?
Noi non faremo un passo indietro fino a
che TAP non andrà via e fino a che non sarà smascherata.
TAP non vincerà, TAP non passerà».
Visti gli ultimi avvenimenti il movimento ha deciso di annullare il concerto del 1 maggio, organizzato attraverso una campagna di crowfunding, conclusasi il 22 aprile. La decisione è stata resa nota in mattinata: «abbiamo lavorato tanto, ci abbiamo creduto fino all’ultimo, ma dobbiamo necessariamente preservare le ragioni della lotta e tutti quelli che ci hanno messo la faccia e il loro sostegno»