Verso Ventimiglia, per un'Europa dei diritti e senza frontiere

19 / 6 / 2015

"Le immagini dei migranti sugli scogli a Ventimiglia sono un pugno in faccia all'Europa: quelle persone vogliono andare in Europa, non in Italia e domani quelle immagini me le porterò dietro al vertice dei ministri dell'Interno Ue a Lussemburgo".

Suonano vuote, ipocrite e ciniche le parole del ministro Alfano, proferite qualche ora prima che le mani delle forze dell'ordinesi avvinghiassero sui migranti bloccati al confine tra Italia e Francia. Uno sgombero violento della zona attorno agli scogli di Ponte S. Ludovico, che non è riuscito però a spezzare la determinazione e i sogni di libertà di centinaia di uomini e donne.

Altrettanto infide e insopportabili risultano le prese di posizione dei primi ministri dei paesi europei coinvolti nelle querelle sui propri confini interni, che tra rimpalli di responsabilità, litigano e fanno la voce grossa nel giogo mediatico discutendo su come ripartirsi al ribasso quote di rifugiati paragonati a scorie radioattive.

Gli stessi ministri che sotto i riflettori di tutto il mondo parlavano “di peggior catastrofe” per le morti nelle mar Mediterraneo, mentre aumentavano i fondi all'agenzia Frontex per l'operazione Triton, una missione di pattugliamento delle frontiere più attenta ad alzare paure che a salvare vite in mare.

Quelle tragedie avrebbero dovuto far cambiare profondamente le politiche europee sull'immigrazione, far capire che se si vogliono salvare vite umane è necessario aprire un canale umanitario e dare l'opportunità a chi fugge di chiedere asilo, superando le barriere imposte dal regolamento di Dublino.

Abbarbicati sugli scogli da una settimana, quegli uomini e quelle donne sono il simbolo di questa volontà di cambiamento.

Invece questa Europa sta diventando sempre più una fortezza capace solo di produrre morte e disperazione, attenta solamente alla difesa degli interessi finanziari ed economici delle proprie élites.

Sabato, il 20 giugno, nella giornata mondiale del rifugiato, saremo nuovamente lì con loro perché su quel confine si sta disobbedendo a un ordinamento europeo ingiusto.

Sotto il sole e le intemperie persone di provenienze ed etnie diverse lottano per il diritto di muoversi liberamente chiedendo in modo molto concreto un'Europa diversa.

Non permettiamo che la questione migratoria sia un grosso business politico per le destre europee nazionaliste e che vinca la cultura dell'odio e del razzismo.

A Ventimiglia la storia la fanno i corpi che resistono.

Centri Sociali del Nord Est