La lunga marcia dei migranti è arrivata ieri a Vienna:
la tappa è molto diversa dalle altre soste obbligate che le persone
hanno dovuto subire nel loro viaggio. Il colpo d’occhio è notevole,
impressiona la solidarietà dei cittadini e il modo impeccabile in cui è
organizzata l’accoglienza.
Ci sono tanti generi di prima necessità, giocattoli, sorrisi, calore
umano. Solo poche ore prima molti dei migranti che ora si riposano in
stazione erano stati trattati in modo inumano e degradante o vittime di
violenze. Sapere che almeno loro ce l’hanno fatta, che sono liberi di
muoversi, mentre altri purtroppo continuano a morire nel Mediterraneo o
sono rinchiusi in modo illegittimo in qualche centro d’identificazione, è
una gioia immensa.
Alle ore 8:20 a Westbahnhof, nonostante l’emergenza e il numero di persone presenti, i treni sono puntuali e tutti sono trattati con dignità. Sono stati istituiti dei treni speciali per la Germania, la meta è ancora lontana, ma ora il viaggio per i migranti si trasforma in qualcosa che ognuno di noi compie innumerevoli volte nella propria vita. Incontriamo per caso Ayaz, un ragazzo conosciuto durante la marcia che ci ha raccontato la sua storia di migrazione partita il 13 agosto scorso. Gli auguriamo di rivedere presto la sorella e lo abbracciamo fraternamente.
Gli austriaci, e i tedeschi che accolgono le persone a Monaco, a Francoforte e Dortmund, stanno dimostrando coi fatti che la solidarietà è una pratica concreta e possibile e che questa può prevalere sui germi della xenofobia e del razzismo. La straordinarietà di tutto questo è che sono i migranti ad aver prodotto una breccia speriamo irreversibile nell’Europa fortezza, facendo saltare piani normativi e regolamenti inefficaci, dimostrando a tutti che le cose possono cambiare. Quello che rimane assurdo ed inacettabile è che altri migranti, in questo stesso momento, siano costretti a rischiare la propria vita mettendosi nelle mani di uno scafista, o a pagare somme ingenti a un passeur per oltrepassare altri confini. A Ventimiglia o al Brennero le nostre frontiere, in queste ore, per i migranti sono chiuse. E’ su queste palesi difformità che dobbiamo soffermarci per non dimenticare che è necessario spingere i governi a cambiare radicalmente le leggi sull’immigrazione e chiedere l’apertura immediata di canali umanitari.
Alle 11.00 prendiamo parte alla Carovana #RefuggeConvoy.
Più di 250 auto partono dalla stadio di Vienna per tornare in Ungheria.
L’appello lanciato sui social network e in breve tempo diventato virale è
quello di “prendere i profughi e portarli al sicuro a Vienna”. Nessuno
qui si fida del governo ungherese.
Le auto sono cariche di viveri, a tutti vengono forniti i numeri
dell’assistenza legale, il rischio è quello di essere arrestati. Le
colonne di auto sono un altro grande esempio di solidarietà e nel
contempo un’iniziativa politica per disobbedire ai richiami del governo
ungherese di non prestare aiuto ai migranti.
La carovana fa una pausa a Gyor a caricare un centinaio di persone e poi
si divide in tre tronconi. Una parte rientra a Vienna con le prime
cento persone recuperate, un’altra si dirige verso il confine con la
Serbia a Röszke perchè ci viene riferito che i migranti non siriani
vengono tuttora bloccati, la restante va alla stazione di Keleti di
Budapest.
La giornata termina a Keleti e finalmente notiamo che anche qui iniziano
ad essere montati dei gazebo che distribuiscono vestiti, coperte e
medicine.
Budapest, 6 settembre
Vedi anche: La storia di Ayaz è la storia di tutti e tutte!