Gaza - Nakba - Scontri alla frontiera

15 / 5 / 2011

Gaza Le manifestazioni per la Nakba sono state molto partecipate e determinate con migliaia di persone dalla striscia di Gaza alla Cisgiordania a tutti i paesi confinanti con Israele. In serata il bilancio complessivo degli scontri nelle varie frontiere di Israele è di 20 palestinesi morti.

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CRONACA DELLA GIORNATA

13.28 Gaza Gli scontri a Eretz stanno continuando, molte ambulanze portano via i molti feriti

12.33 Gaza L'esercito israeliano  continua a sparare probabilmente il numero dei morti é aumentatodomenica

12.05 Gaza Anche dal lato israeliano del confine c'è una manifestazione partecipatissima, tutti uniti per il diritto al ritorno dei palestinesi alla proprie terredomenica

11.45 Gaza Alla manifestazione partecipano migliaia di persone, l'esercito israeliano ha sparato sulla folla, ci sono stati molti feriti e un mortodomenica

11.40 Gaza La manifestazione nella striscia è a Eretz dove c'è il valico di confine con Israeledomenica

9.39 Gaza Il convoglio Restiamo Umani ha reso omaggio a un mese dalla sua morte a Vittorio Arrigoni con una cerimonia al porto dove è stato messo uno striscione in acqua con scritto "always human"

7.17 Gaza In Siria, Giordania, Egitto  e Libano manifestazioni al confine con Israeledomenica

7.15 Gaza Oggi giornata della Nakba, la catastrofe, previste manifestazioni in tutte le frontiere con Israele

Audio, foto, twitter in vik2gaza.org

AGENZIE STAMPA

MO:NAQBA;GAZA,ATTIVISTI ITALIANI IN AREA-CUSCINETTO TESTIMONI DEGLI SPARI E DEI DURI SCONTRI DIVAMPATI A VALICO EREZ (ANSA) - GAZA, 15 MAG - Giunti a Gaza per commemorare la figura del volontario Vittorio Arrigoni - ucciso un mese fa da una cellula di salafiti islamici che esigevano la liberazione da parte di Hamas di un loro leader - decine di attivisti italiani hanno preso parte oggi alle manifestazioni indette dai palestinesi in occasione della Naqba (il 'disastrò della costituzione di Israele, 63 anni fa) spingendosi verso una 'zona cuscinettò a ridosso di Israele. È stata, hanno detto, «una giornata di lotta, in solidarietà del popolo palestinese» durante la quale hanno assistito a duri scontri divampati al valico di Erez, fra Gaza ed Israele. Sul terreno sono poi rimaste alcune decine di feriti palestinesi, fra cui un giornalista locale colpito alla testa; gli attivisti italiani sono tornati indietro indenni. Nel pomeriggio un altro palestinese è stato ucciso dal fuoco israeliano ad est di Gaza City: secondo la versione israeliana, cercava di collocare un ordigno accanto ai reticolati di confine. Che la giornata potesse concludersi con incidenti era stato preso in considerazione dagli organizzatori del 'Convoglio Restiamo Umanì (Co.R.Um) fin dalla mattinata, quando agli attivisti sono state fornite dettagliate regole di comportamento per affrontare possibili circostanze di emergenza. Sventolavano bandiere ed esponevano magliette con l'effige di Arrigoni: un attivista impavido - hanno rilevato - che non esitava ad entrare nelle 'zone di interdizionè lungo i confini di Gaza, sfidando il fuoco israeliano. «Siamo determinati anche noi ad entrare nella zona di interdizione» hanno dichiarato, prima di lasciare Gaza City. Ma Hamas aveva predisposto un severo servizio d'ordine per impedire ai dimostranti - in particolare quelli stranieri - di raggiungere l'area israeliana del valico di Erez e di conseguenza gli automezzi degli attivisti italiani sono stati costretti a fermarsi. Centinaia di dimostranti palestinesi sono egualmente riusciti ad aggirare le forze di Hamas e a scagliarsi con rabbia verso l'area israeliana del valico dove hanno provocato danni ingenti. Per non essere sopraffatti i soldati israeliani hanno sparato, prima in aria e poi anche sulla folla. Decine di persone, per lo più adolescenti, sono rimaste ferite. «È stata una grande giornata di lotta» ha concluso uno dei partecipanti italiani, accusando poi l'esercito israeliano di aver fatto ricorso a troppa violenza di fronte a dimostranti che, ha precisato, si erano presentati disarmati. (ANSA).
Amisnet - La corrispondenza da Gaza di Erica, attivista del Co.R.Um. e la testimonianza dell' attivista palestinese Nasser Nasser [8:53m]

Da Il Manifesto Articolo di Michele Giorgio

Vittorio: tanti interrogativi, poche risposte

aza, 15 maggio 2011, Nena News – La notte tra il 14 e 15 aprile passò tra la speranza e l’angoscia. Vittorio Arrigoni, si era appreso nel pomeriggio, era stato rapito il giorno prima a Gaza da un gruppo che si definiva salafita e che in cambio della sua liberazione chiedeva la scarcerazione di un leader del gruppo qaedista al-Tawhid wal-Jihad. Un pugno allo stomaco, di quelli che ti lasciano senza respiro. Non si riusciva a crederlo, eppure era vero. Da Gaza però arrivavano indiscrezioni rincuoranti, diffuse a mezza bocca da esponenti del governo di Hamas che in poche ore aveva arrestato due dei cinque sequestratori, uno dei quali aveva rivelato subito dove veniva tenuto ostaggio Vittorio. L’attivista e giornalista italiano, assicurava il vice ministro degli esteri Ghazi Hamad, sarebbe stato liberato molto presto. Chi in Italia, a Gaza e in tanti altri posti del mondo seguiva e stimava Vittorio non riuscì a chiudere occhio quella notte, in attesa della buona notizia che non sarebbe mai arrivata. Infatti, all’ 01.57 ora italiana, un breve lancio dell’agenzia di stampa Reuters avrebbe annunciato che «Il corpo di Vittorio Arrigoni è stato trovato in una casa nella striscia di Gaza». Poche asciutte parole che spalancarono le porte dell’abisso, umano e politico, dell’assassinio di un uomo di 36 anni che di fronte a morte, distruzioni e la negazione del diritto, quando il cuore grida rabbia e vendetta, non si stancava di ripeterci: «Restiamo Umani». I pensieri di tanti corsero subito alla sua famiglia, per stringersi intorno a quei genitori che Vittorio stimava e amava e dei quali parlava spesso agli amici più stretti.

Oggi 15 maggio, ad un mese esatto dalla notte dell’incubo e dalla barbara uccisione di Vittorio  – mentre nella «sua» Gaza sono giunti per ricordarlo, assieme ai palestinesi, dozzine di amici e sostenitori italiani e di altri paesi del Convoglio «Restiamo Umani» (Co.R.Um) – sappiamo poco o nulla dei motivi che spinsero i rapitori a compiere quell’atto infame. L’intelligence di Hamas ha ricostruito tutti i particolari del sequestro e ha subito individuato i cinque rapitori di Vittorio (due dei quali, Bilal Omari e il presunto «capo», il giordano Abdel Rahman Breizat, sono rimasti uccisi in un conflitto a fuoco con i reparti speciali della polizia), ma sino ad oggi non ha diffuso alcuna informazione sugli interrogatori dei tre arrestati: Farid Bahar, Tamer Hasasnah e Mohammed al Salfiti. Sono caduti nel vuoto tutti i tentativi, formali e informali, del manifesto di ottenere un colloquio con i responsabili della sicurezza e delle indagini, Salam Abu Sharakh e Hassan Seifi. La disponibilità mostrata dal vice ministro degli esteri Ghazi Hamad, sin dal momento del ritrovamento del cavadere di Vittorio, di fare il possibile per arrivare entro pochi giorni all’accertamento di tutte le responsabilità, non ha prodotto alcun risultato concreto per chi in Italia (e non solo) attende con impazienza di sapere perché è stato ucciso un uomo che aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita interamente ai diritti dei palestinesi di Gaza.

A mani vuote è rimasto sino ad oggi anche il Centro di Gaza per i Diritti Umani (CGDU), incaricato dalla famiglia Arrigoni di seguire le indagini e di recuperare le cose appartenute a Vittorio. L’unità legale del CGDU è riuscita soltanto a sapere dal procuratore generale che le indagini, nelle scorse settimane, sono state avocate dalla procura militare, visto che uno dei tre arrestati, Mohammed al Salfiti, è un membro dell’apparato di sicurezza di Hamas (gli altri due, Bahar e Hasasnah, sono fuoriusciti dal braccio armato del movimento islamico Ezzedin Qassam). Il centro per i diritti umani ha subito contattato il procuratore militare che da parte sua ha riferito soltanto che l’intelligence militare ha condotto le indagini, ha interrogato i detenuti e, fatto rilevante, ha terminato le indagini. Oltre a ciò non ha né dato ulteriori dettagli o informazioni. Tuttavia fino a qualche giorno fa presso la corte militare non vi era alcun fascicolo depositato relativo a Vittorio, il che significa che la procura militare non ha ancora assunto alcuna determinazione. Non si sono fatti passi in avanti anche nella questione del recupero di otto oggetti appartenuti a Vittorio (tra i quali un computer). L’intelligence militare ha consigliato di inoltrare una richiesta specifica al ministero degli interni, cosa che il CGDU ha immediatamente fatto senza però ottenere, sino ad oggi, una risposta. Dall’intelligence si attendono peraltro informazioni più dettagliate su Abdel Rahman Breizat, 22 anni, «mente» del gruppo (presunto) salafita, che, secondo la versione ufficiale, è morto suicida dopo aver ucciso, lanciando una bomba a mano, il suo compagno Bilal al Omari nella casa dove erano stati individuati e circondati dalla polizia. La madre di Breizat, rapida nel difendere la reputazione del figlio dopo l’uccisione di Vittorio, adesso tace e di lei non si sa nulla mentre a Madaba, la cittadina giordana da dove proveniva la «mente», tutti tengono la bocca chiusa. Le autorità di Gaza inoltre non hanno ancora precisato per quale istituto di carità Breizat aveva lavorato come autista prima di essere, si dice, espulso e su come sarebbe rientrato poi nella Striscia (dai tunnel?). A Gaza circola insistente la voce che sarebbe proprio il giovane giordano a soffocare Vittorio, già nella tarda serata del 14 aprile, ma solo il governo di Hamas può chiarire i tanti interrogativi senza una risposta, rivelando il contenuto degli interrogatori di Bahar, Hasasnah e al Salfiti. Lanciare ad Hamas una accusa di reticenza è prematuro. Ma è doveroso sottolineare con forza che la famiglia Arrigoni e tutti coloro che seguivano e stimavano Vittorio hanno il diritto di conoscere la verità al più presto. Il governo di Hamas non può sottrarsi ancora a lungo a quest’obbligo.

Intanto questa mattina il Convoglio «Restiamo Umani» e i pescatori palestinesi terranno la commemorazione ufficiale di Vittorio al porto di Gaza city. Verranno ricordato le tante missioni da «scudo umano» che l’attivista italiano aveva svolto in mare, nel tentativo di proteggere i pescherecci palestinesi inseguiti dalla Marina militare israeliana. Già ieri la delegazione italiana ha incontrato i pescatori e visto la barca “Oliva” che il 20 aprile ha inaugurato la missione del Civil Peace Service per il monitoraggio delle violazione dei diritti umani nelle acque di Gaza. «Il nostro viaggio sulle orme di Vittorio sta andando bene – ha detto al manifesto Alessandra Capone, amica di Arrigoni e decisa a portare avanti il suo impegno – ieri abbiamo incontrato un gruppo di giovani di Gaza con il quali abbiamo discusso di media e comunicazione. E’ forte l’intenzione di ritessere le fila dell’informazione da Gaza per continuare le testimonianze che Vittorio ci dava giorno dopo giorno attraverso il suo blog e la sua pagina in Facebook. L’idea è quella di allestire un sito ad hoc con aggiornamenti quotidiani e notizie in varie lingue, non solo sull’assedio (israeliano di Gaza) ma anche sulla produzione culturale palestinese. Sarebbe un modo per dare la possibilità soprattutto ai più giovani di far sentire la loro voce». Oggi, nel ricordo di Vittorio, il Co.R.Um prenderà parte ai raduni previsti a Gaza per il 63esimo anniversario della Naqba palestinese. Nena New

Articolo Corriere della Sera

Gaza - Giornata della Naqba