Messico - Atenco, la difesa della terra

4 / 8 / 2010

Comprendere il Messico alla vigilia del vertice di Cancun, significa specchiarsi nelle lotte in difesa della terra e delle risorse e guardare con quale profondità il Governo Messicano ha cercato in questi anni di reprimere selvaggiamente chi si oppone ad una politica di devastazione ambientale e sociale.
La vicenda di San Salvatod Atenco è emblematica di questa situazione.

REPORTAGE
Arriviamo nella piazza di San Salvador Atenco a mezza mattinata, dopo un’ora e mezza circa di strada nell’estremo nord di Città del Messico. La strada che ti porta verso questa valle si snoda prima attraverso la periferia della città poi in quella grande area che, senza soluzione di continuità, rappresenta il passaggio dalla metropoli al territorio rurale. E’ un confine labile ed aleatorio. La gente che vive in queste distese di campi cerca lavoro e collocazione nell’economia urbana perché niente è stato fatto per permettere di mantenere la possibilità di sviluppare l’agricoltura. Al tempo stesso l’intero equilibrio ecologico (dall’acqua al sottosuolo) di questa vasta pianura non solo è il polmone verde di una metropoli asfissiata ma è anche una risorsa imprescindibile.

Ad attenderci a San Salvador Atenco ci sono i militanti del Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra, in particolare Ignacio del Valle, uscito un mese fa dal carcere di massima sicurezza dove è stato detenuto per 4 anni insieme ad altri undici compagni dopo l’arresto avvenuto il 3 maggio del 2006.
Nacho ci tiene per prima cosa a ringraziare, attraverso noi tutti, quelli che si sono mobilitati a sostegno della lotta di Atenco e che hanno fatto proprio lo slogan "Todos somos Atenco".

Lasciamo la comunità, la sua piazza dove campeggiano gli striscioni e i murales di benvenuto per Ignacio, i compagni liberati dal carcere e per America del Valle, costretta alla latitanza per 4 anni  e finalmente libera da ogni accusa. Ci inoltriamo nei campi, ci ritroviamo a camminare fino a salire su una piccola montagnola da cui è possibile vedere l’enorme distesa di territorio che la lotta del FPDT ha voluto e vuole difendere dalla speculazione selvaggia.

Il racconto di Nacho e dei suoi compagni del Fronte che ci accompagnano parte da lontano, dal 2000 quando, appena insediato come Presidente, Vincente Fox lancia la proposta della costruzione di un nuovo aereoporto internazionale come struttura necessaria per gestire l’aumento dei passeggeri e delle merci in transito.
Il 22 ottobre 2001 il Governo Federale indica nei Municipi di Texcoco, Chimalhuacan e Atenco i siti dove localizzare l'area del nuovo aereoporto e dunque dà inizio all’espropriazione delle terre come segnale per l’avvio concreto del Progetto. Da quel momento inizia una lotta fortissima degli abitanti dei tre Municipi contro un progetto che porta con sé la distruzione, non solo dell’ambiente, ma anche delle tradizioni, della storia e della memoria collettiva. Un progetto che attacca la terra nell’accezione complessiva che ha per la gente che vive in questa parte di Messico.

E’ così che nasce il Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra. La lotta è durissima, la repressione del governo messicano è altrettanto dura. Nel corso di alcuni scontri muore Enrique Espinosa Juárez.

I macheteros di Atenco resistono e conquistano nell' agosto 2002 che il Governo ritiri il progetto.
Nel suo racconto Ignacio del Valle sottolinea come dopo la vittoria la lotta non si sia fermata ma anzi sia continuata per affermare il diritto alla terra e a decidere del proprio futuro. Per questo nel maggio 2006 il governo del Messico, poche settimane prima delle elezioni presidenziali, scatena contro Atenco un attacco che assunse i tratti di una vera e propria rappresaglia contro il FPDT.
Il 3 e 4 maggio un operativo di migliaia di poliziotti e agenti federali attacca il FPDT che era mobilitato in difesa dei diritti dei floricoltori della zona. Ignacio del Valle viene arrestato a Texcoco, insieme a 211 persone di cui 47 donne. Atenco viene assaltata in una delle operazioni più violente mai fatte dalle forze dell’ordine. Oltre alle centinaia di arresti, ci furono violenze sessuali contro le donne fermate e l’uccisione di Francisco Javier Cortès Santiago e Alexis Benhumea Hernàndez.

Perché tanta violenza contro Atenco?
Ignacio del Valle riassume in poche parole l’accaduto “bisognava dare una lezione a tutti e dimostrare che chi non si piega alle decisioni del governo rischia la morte e la detenzione”.
La vicenda di Atenco, grazie alla mobilitazione dell’Otra campana e alla presenza del Subcomandante Marcos in quei giorni nella zona, diviene subito di dominio pubblico non solo in Messico ma in tutto il mondo.

Ignacio del Valle ci racconta come da dentro il carcere in questi anni la forza per resistere gli sia venuta dalla consapevolezza che in gioco non c’era solo il suo destino ma la possibilità che la terra di Atenco non venisse distrutta e calpestata insieme al destino dei suoi abitanti.
Mentre lo ascoltiamo non possiamo fare a meno di guardarci intorno e di comprendere che la lotta di Atenco assume il valore generale della difesa della terra. Come ci dice Nacho, usando le parole degli zapatisti,  “non bisogna chiedere il permesso per essere liberi”.

Torniamo alla sede del FPDT  dove ci aspettano altri compagni, tra loro Felipe, anche lui rilasciato con la sentenza della Corte Suprema che ha riconosciuto l’assurdità delle accuse nei confronti dei militanti del FPDT.

Ci racconta del carcere speciale, della privazione sensoriale, delle arbitrarietà di una detenzione umiliante ma anche della forza che in quella situazione gli dava il sentire che la lotta di Atenco continuava e che era diventata un fatto di rilevanza internazionale.

Mentre stiamo mangiando tutti insieme ci raggiunge America del Valle che nel salutarci sottolinea come la lotta di Atenco altro non sia che uno dei tanti “ya basta” che nel mondo si fanno sentire contro un modello di sfruttamento e devastazione inaccettabile. 

Ce ne andiamo dopo aver raccontato come anche in Italia la difesa dei territori, dell’acqua, dei beni comuni sia al centro dell’iniziativa politica dal basso e come ci stiamo preparando a unire la nostra voce a chi si mobiliterà a Cancun.

Oggi i militanti del FPDT sono liberi. La loro liberazione non è stata semplice né priva di contraddizioni ma ha contribuito a dimostrare che si può. Si può ribellarsi, si può cercare una strada diversa per non accettare un progresso che troppe volte ha il volto della devastazione e l’aspetto di progettoi onnivori.
La strada che Atenco vuole percorrere non si ferma “adesso – dice Nacho – dobbiamo continuare, riprenderci la nostra terra coltivandola, difendere l’acqua che è vita, continuare a far passare il vento tra gli alberi, per costruire un futuro diverso. Vogliono far passare sotto altre forme il progetto che abbiamo fermato. Attraverso Conagua stanno cercando di allargare il controllo del distretto federale sulla nostra terra, ma ci troveranno qui a difenderla come abbiamo fatto finora”.

Il progetto dell'aeroporto