Una realtà giornalistica indipendente e in piena crescita quella di Desinformemonos, rivista mensile on line attiva da alcuni anni con sede a città del Messico tradotta in sei lingue. Il carattere dell'informazione che si intende trasmettere è però globale, dal momento che collaborano numerose persone da quaranta paesi di tutti i continenti. Da qualche tempo la rivista è scaricabile in formato pdf, facilmente stampabile per renderlo accessibile anche in quelle zone e a quelle fasce di popolazione che non possono accedere a internet.
Le lotte del popolo e delle realtà che nei media
tradizionali non trovano spazio e non hanno voce sono i protagonisti
indiscussi della rivista. L'identità di Desinformemonos si delinea
soprattutto attraverso “Los Nadies”, sezione dedicata a racconti
di gente comune, ma che attraverso la loro storia narrano spaccati e
vissuti di realtà sociali molto più ampie.
Per questi motivi la
delegazione di Ya Basta! ha deciso di incontrare e conoscere la
redazione e alcuni dei collaboratori. Nonostante il forte impegno e
il grande numero di lettori che la rivista ha raggiunto negli anni i
giornalisti che partecipano a questo progetto lo fanno su base
completamente volontaria.
Durante il nostro incontro abbiamo avuto
modo di conoscere alcune redattrici di Desinformemonos, da chi si
occupa della sezione cultura a chi cura la parte della traduzione,
fino alla distribuzione cartacea della rivista. Un collettivo che
collabora al progetto da due anni tramite un corso di gioranlismo è
la Bridaga Callejera, gruppo composto da trabajadoras sexuales
nato dalla necessità di dare
dignità alle persone che scelgono questo lavoro e di poter così
decidere del proprio corpo .
La Brigada Callejera in rete con Desinformemonos scende direttamente
in strada per incontrare las trabajadoras sexuales per conoscersi ,
formarsi e costruire percorsi comuni.
“Non
volevamo più essere notizie passive - ci spiega Krisna, una delle
attiviste - ma raccontare in prima persona la nostra scelta
consapevole di vita. Tutti i mezzi di comunicazione ci definivano
vittime del fenomeno della prostituzione senza preoccuparsi di
chiedere a noi le nostre ragioni.
Possiamo dire che siamo putas, zapatistas y ahora periodistas”.