A pochi giorni dalle elezioni in America: intervista con Fabrizio Tonello - Università Padova

24 / 10 / 2012

A pochi giorni dalle elezioni e dopo l'ultimo faccia a faccia televisivo, un commento su come sta andando la campagna elettorale americana.

I dibattiti tradizionalmente non spostano molti voti nelle campagne elettorali americane. Innanzitutto perché il campo politico è profondamente polarizzato: i democratici votano per i democratici e i repubblicani per i repubblicani mentre gli indipendenti e gli incerti sono sempre meno. Il dato di fondo sembra essere quello di una competizione che si è abbastanza ristretta a pochi stati. Per il meccanismo elettorale americano quello che conta è il voto nei singoli stati e non il voto popolare generale e quindi gli sforzi dei due candidati si stanno centrando sui cosiddetti "stati in bilico" come Wisconsin, Ohio, Florida, Nevada dove entrambi i candidati hanno serie possibilità di vincere. In questa prospettiva Obama è leggermente avvantaggiato perché i sondaggi gli sono favorevoli in particolare in Ohio che di solito è uno stato decisivo.

Quindi malgrado una sostanziale parità nei sondaggi per quanto riguarda il voto popolare, per la vittoria il 6 novembre Obama per il momento resta favorito.

Quanto  la politica estera influenza la campagna elettorale?

Quest'anno direi molto poco. Infatti i due candidati hanno mostrato di avere opinioni non troppo  dissimili dal punto di vista della politica estera. Romney si è detto d'accordo con il ritiro dall'Afghanistan e dall'Iraq, ci sono state delle schermaglie attorno al ruolo di Cina e Russia ma naturalmente Obama ha potuto abbastanza facilmente respingere gli attacchi perché dal punto di vista dell'Amministrazione americana la sua politica estera è stata fin qui un successo. Aveva ereditato due guerre in pieno svolgimento, le guerre non sono finite ma la percezione che ne hanno gli americani è che sia un problema ormai superato. Il vero focus della campagna elettorale quest'anno è sicuramente l'economia ed entrambi i candidati hanno di voler continuare in una politica estera aggressiva nei teatri che sono quelli più tradizionali di influenza americana come il Medio Oriente e l'Afghanistan.

Data la gaffe che ultimamente ha fatto un candidato repubblicano sul fatto che lo stupro fosse determinato dalla volontà di Dio ed essendo il candidato vicino all'area di destra del partito repubblicano, il cosidDetto Tea Party, quanto l'ala destra repubblicano può in positivo ed in negativo influenzare le sorti del voto?

Il Tea Party è stato sicuramente influente nel permettere ai repubblicani di riprendersi dopo la sconfitta elettorale del 2008, per esempio ha favorito la riconquista della maggioranza alla camera nel 2010. Quest'anno è rappresentato nella corsa presidenziale da un vicepresidente Paul Ryan che è molto vicino alle sue posizioni ma molti candidati alla camera vicini al Tea Party saranno probabilmente sconfitti per le loro posizioni estremiste. Questo rischia di far fuggire il controllo del congresso ai repubblicani che invece ci contavano molto. Naturalmente anche per Romney la vicinanza del Tea Party è contemporaneamente un vantaggio perché mobilita gli elettori repubblicani ed uno svantaggio perché molti elettori indipendenti possono essere allontanati dalle posizioni che il Tea Party ha preso in questo periodo soprattutto sui temi sociali.

24 ottobre intervista a Fabrizio Tonello - Università di Padova