Basta al bombardamento a Gaza, basta con la morte dei civili e il dramma dei profughi ovunque

Riaffermare con forza la conquista della pace con giustizia e dignità, come affermano gli zapatisti, significa opporsi alla moderna barbarie delle guerre

14 / 7 / 2014

La devastante offensiva militare israeliana contro Gaza ha già falcidiato centinaia di vite umane, civili colpiti dai bombardamenti aerei, case ed intere zone devastate, migliaia di palestinesi in fuga.

Uno scenario di guerra che ancora una volta si abbatte sulla più grande prigione a cielo aperto del mondo: la striscia di Gaza.

La costruzione di questo immensa prigione affonda le sue radici nel passato, ma, oggi, quel che succede agli uomini e le donne, rinchiuse dai confini di quei maledetti 40 km di lunghezza stretti tra i valichi controllati dagli israeliani e quelli controllati dagli egiziani, è tremendamente frutto della realtà in mutamento nell’intera area mediorientale che si specchia nella dimensione globale.

Le mura della prigione di Gaza costringono un milione di esseri umani ad essere ostaggio collettivo.

Ostaggio delle scelte dello stato di Israele, che ha la sua radici profonda nell’esistenza del nemico per esistere

Ostaggio delle scelte delle organizzazioni palestinesi, dettate dalla volontà di esistere ed affermarsi, non importa a che costo: da Hamas, che continua a usare i razzi da Gaza per imporsi, alle varie formazioni islamiche, volutamente incuranti di quel che producono le proprie azioni, fino alle varie componenti di Al Fatah, strette al mantenimento del proprio potere.

Ostaggio dei vari potentati dell’intera area, dai paesi arabi alle organizzazioni islamiche, pronte a sbandierare la bandiera palestinese da usare strumentalmente per il proprio posizionamento geopolitico complessivo.

Ostaggio dell’inesistenza assoluta di quella che viene chiamata “comunità internazionale” alle prese con la rifedinizione complessiva degli assetti globali nell’epoca della fine dell’egemonia americana e dell’affacciarsi con prepotenza nella scena globale di attori molteplici vecchi e nuovi pronti ad affermarsi non importa a che prezzo.

In questo scenario le morti, le distruzione a Gaza, le migliaia di persone in fuga, causate dai bombardamenti israeliani, si fondono drammaticamente con le immagini dei morti e dei milioni di profughi nel conflitto siriano, la guerra del sistema Assad e delle varie milizie che hanno trasformato un paese intero in macerie per posizionare la propria esistenza; con le immagini che giungono dall’Iraq devastato dalla guerra e dall’occupazione internazionale ed oggi dagli scontri di potere interno; conle barbarie che si susseguono negli scenari dalla Libia all’Afghanistan.

Guerre e conflitti agiti da attori locali, che di volta in volta si alleano e si separano, così come le alleanze lunghe internazionali si ridisegnano e sono in continua mutazione, valga per tutti l’esempio della ventilata alleanza Usa-Iran contro il Califfatto dell’Isis.

I confini fisici e politici di questa intera area, dettati dagli equilibri internazionali del secolo scorso, sono oggi squassati nelle guerre mosse da potentati ed interessi, che calpestano la vita di milioni di persone per determinare i propri assetti di potere e riprodurre il sistema di sfruttamento sociale complessivo.

In questa nostra modernità riaffermare con forza la conquista della pace con giustizia e dignità, come  affermano gli zapatisti, significa opporsi alla moderna barbarie delle guerre, a chi le alimenta, calpestando e distruggendo migliaia di vite umane di chi muore sotto i bombardamenti e attacchi armati e di chi profugo è costretto a fuggire.