Che 100 chiese siano invase dalle PussyRyot

Verdetto di condanna a 2 anni per le PussyRyot colpevoli per i giudici di teppismo e incitamento all'odio religioso.

17 / 8 / 2012

Né io, né Alyokhina, né Samutsevich abbiamo mostrato di possedere delle emozioni potenti e stabili o altri valori psicologici che potrebbero essere interpretate come odio verso qualcosa o qualcuno.

Quindi: “Aprite tutte le porte, toglietevi tutti i gradi e le medaglie.
Venite, assaporate la libertà con noi
“. [Pussy Riot]

Se vogliamo davvero dare una lettura coerente con quanto avvenuto in queste ultime settimane dobbiamo affermare che a essere sotto processo e ad essere state condannate, oggi, non sono solo le tre attiviste delle Pussy Riot ma tutte le persone che ovunque nel mondo si battono, tessono relazioni, costruiscono linguaggi, immaginari e lotte contro questo capitalismo senza democrazia.

Per queste ragioni la condanna di oggi assume un significato importante ed evocativo per i mesi a venire. Questo è stato un processo al dissenso politico a chi si batte dentro la Federazione Russa, come altrove, contro un capitalismo che attraverso questa crisi cerca di ridisegnare un nuovo modello di società scolpito sulla carne viva delle persone, un capitalismo nel quale i poteri istituzionali e politici corrotti si saldano con le demagogie e la falsa morale delle religioni in funzione di una nuova dittatura del capitale sulla vita, sui corpi, sul bios.

Di un potere che attraverso questa condanna “gode continuando a esercitare la sua oppressione verso l’individuo, la sua indifferenza verso l’onore e la dignità umana, ripetendo tutti i peggiori momenti della storia russa (...)

Questo processo è, inoltre, un esempio esplicativo di quanto sia violento il dispositivo di comando agito sui corpi di queste tre giovani donne e di come ovunque nel mondo il “sistema democratico” sia funzionale agli ordini del capitalismo finanziario mascherato sotto le vesti del sistema politico, poteri “che dettano per intero parole, atti e decisioni a queste figure giudiziarie che ci condanneranno.”

Non c'è giustizia nel tempo della crisi e delle autocrazie capitaliste, ovvero nel momento in cui la legalità insieme alla morale rafforzate dall'uso strumentale delle religioni e dalla corruzione dei mass media sono la sponda o meglio il cemento su cui si costruiscono, rigerano e riaffermano continuamente questi dispositivi.

Cosa c’era dietro la nostra performance nella Cattedrale di Cristo il Salvatore e il successivo processo? Niente di diverso dal sistema politico autocratico. Le performances delle Pussy Riot possono essere considerate arte dissidente o azione politica che impiega forme d’arte. In entrambi i casi, le nostre performance sono un tipo di attività civica che si muove contro le repressioni di un sistema industrial-politico che dirige il suo potere contro i diritti umani fondamentali e le libertà civili e politiche. Giovani che sono stati oppressi dall’eliminazione sistematica delle libertà si sono rivoltati contro lo Stato. Eravamo alla ricerca di sincerità e semplicità, e abbiamo trovato queste qualità nell’yurodstvo [la follia santa] del punk.”

Sotto processo sono la passione per la vita, l'onestà totale di chi non ha nulla ma possiede tutto e l'ingenuità di chi irride il potere “la sua rigidità, la sua reticenza, le sue strutture gerarchiche catastali” con i propri corpi, con un suono “sporco” come il punk, con rime veloci e taglienti. Queste qualità che sono qualità intrinseche a tutti i movimenti che si battono a livello planetario contro lo strapotere della finanza e per la costruzione di un alternativa a questo capitalismo barbarico sono superiori all’ipocrisia, alla menzogna e ai mezzi, usati dal capitale stesso per nascondere i veri crimini e i veri peccati di chi ci governa. Sono queste semplici qualità che hanno messo in crisi il capitalismo russo e le sue articolazioni e declinazioni. “Loro sanno che il loro peccato è superiore al nostro!”.

E' il potere incarnato nel capitale che ha spinto le Pussy Riot ad esplorare nuovi linguaggi per diffondere il proprio manifesto e colpire al centro il cuore della bestia: laddove si utilizzano” metodi coercitivi per la regolamentazione dei processi sociali; una situazione in cui le più importanti istituzioni politiche sono strutture disciplinari dello Stato; laddove si impone la “passività civile alla maggioranza della popolazione, attraverso i mass media”; laddove si determina “ il dominio completo del potere esecutivo sul legislativo e giudiziario.

Nonostante una campagna mediatica senza precedenti contro le Pussy Riot partita subito dopo gli arresti del 3 marzo 2012 ed operata chirurgicamente grazie alla corruzione/manipolazione delle informazioni e lo stretto controllo sui mass media operata dallo Stato russo, questo regime autoritarito si disfa di fronte a queste tre giovani donne, mostrando al mondo intero le sue debolezze e il suo vero volto. Quello che il sistema cercava di ottenere non si è, infatti, verificato: “la Russia non ci condanna. E ogni giorno che passa, sempre più persone credono in noi e pensano che dovremmo essere libere, e non dietro le sbarre.”

Sempre più persone ci dicono che seppure avevano dubbi sul fatto che avevamo il diritto di fare quello che abbiamo fatto, ogni giorno che passa si rendono conto che il tempo ha dimostrato come il nostro gesto politico fosse nel giusto, che abbiamo aperto le ferite di questo sistema politico, e abbiamo colpito direttamente il nido di vespe…

Allora che 1000 croci vengano tagliate, che 100 chiese siano invase dalle Pussy Riot, che 10 Putin saltino in aria nelle loro dacie.

* i corsivi sono tratti dalle dichiarazioni delle PussyRyot conclusive al processo pubblicate qui

Free Pussy Riot!

Femen per le PussyRiot