Cina - Internet, la produzione tecnologica e il modello sociale

Hackers cinesi all'attacco degli Stati Uniti, il controllo del web, l'avanzata tecnologica tra desideri immateriali e produzione materiale

6 / 2 / 2013

Con Angela Pascucci, per Osservatorio Cina, partiamo dalle ultime notizie di cyberattacchi cinesi verso gli Stati Uniti. Cosa sta succedendo?

Negli ultimi giorni un'ondata di notizie ha messo sul banco degli accusati la Cina che sarebbe all'attacco cyber dell'occidente, in particolare degli Stati Uniti.

Qualche giorno fa Twitter ha denunciato la violazione di 250.000 suoi account e l'attacco sarebbe arrivato dalla Cina. Di recente sia il New York Times, che il Washington Post e il Wall Street Journal, hanno denunciato incursioni dentro le poste protette, i siti protetti, dei loro giornalisti.

Quindi una serie di notizie, una dietro l'altra, a cui la Cina risponde affermando che non sono vere e che è la solita accusa di chi vuol vederla come una minaccia e avviare politiche di contenimento nei suoi confronti.

Diciamo che l'universo cyber cinese è così complesso, vasto che al di là delle ultime notizie non è improbabile che ci siano state delle incursioni nei siti dei giornali, per esempio il NYT, salito prepotentemente alla cronaca quando aveva pubblicato un clamoroso servizio in cui esponeva tutti gli affari della famiglia del premier Wen Jiabao in maniera molto ben documentat,a compresi i paradisi fiscali, gli investimenti etc .. Come pure anche Blomberg aveva nel giugno scorso denunciato incursioni cyber quando aveva pubblicato servizi sul nuovo capo dei capi, Xi Jinping, quando ancora non era entrato in carica.

E comunque l'occidente, in questo senso, non è che rimane a guardare e il territorio on-line sia diventato un campo di battaglia globale.

Anche se né il NYT, né gli altri si azzardano ad accusare apertamente il governo cinese. Ma le voci corrono e quelle più allarmiste parlano di eserciti rossi di hacker che sarebbero stati arruolati dal governo cinese per attaccare i siti scomodi, per violare i domini e quindi avere informazioni riservate. O anche a scopo di spionaggio industriale. Numerose multinazionali, come ad esempio la Coca Cola, lamentano attacchi ai loro domini per carpire informazioni. E questo può essere fatto da chiunque. Anche se secondo Eric Schmidt, presidente di Google, la Cina è il principale nemico, il più agguerrito, quello che usa i mezzi più spregiudicati, come denuncia nel suo ultimo libro “The Digital Age”. Vai all'articolo

Ma si sa che Google e la Cina hanno ingaggiato una battaglia furibonda già da vari anni.

Qual'è la realtà della rete in Cina?

I dati diffusi alla fine del 2012 dicono che la comunità degli internauti in Cina han raggiunto quasi 570 milioni di persone,( più precisamente, nel 2012 gli utenti cinesi di Internet hanno raggiunto i 564 milioni, 10% in più rispetto all’anno precedente. Lo afferma il China Internet Network Information Center, secondo le cui ricerche il numero di utenti del web è cresciuto soprattutto grazie al boom di tablet e smartphone, i cui utilizzatori sono saliti del 18,1% per arrivare a 420 milioni). Un numero impressionante e sul quale il governo cinese non ha nessuna intenzione di mollare la presa (una nuova legge richiede ora a tutti gli utilizzatori di registrarsi col proprio nome su forum e blog).

E’ già stato ampiamente denunciato che il sistema di controllo, di filtraggio e di censura messo in atto dal governo cinese è uno dei più potenti del mondo ed proprio nel fuoco di questa battaglia quotidiana, ingaggiata dalle autorità, dalla polizia nei confronti di questa enorme e vivacissima comunità, che la Cina continua a elaborare strumenti sempre più sofisticati di prevenzione, di censura e di controllo.

Secondo le opinioni che ho raccolto in Cina da alcuni miei amici della sinistra, la comunità degli internauti cinesi, pur molto interessante e vivace, pur rappresentando una enorme entità di grandissimo rilievo nelle dinamiche sociali e politiche cinesi, non costituisce una vera e propria pubblica sfera. E dal loro punto di vista non è neppure una comunità propriamente “progressista” . Nel senso anche che il governo cinese oltre a controllarla a filtrarla ha strumenti tali che in qualche modo gli consentono anche di orientarla. Ci sono personaggi assoldati dal governo che cercano di sviare un certo tipo di dibattito o diffondere certe notizie. Molto interessante in questo senso è quello che è successo con il caso dello scandalo del capo del Pc di Chongqing, Bo Xilai, quando alcune notizie, prima ancora di essere date dai siti ufficiali, sono state diffuse su Weibo, sulla rete. Si dice che un messaggio molto importante, rivelatorio sulle dinamiche del giallo pazzesco che si è mischiato con la vicenda politica di Bo Xilai, vale a dire l'assassinio da parte della moglie Gu Kailai, di un uomo di affari inglese, Neil Heywood, fosse venuto dal telefono dell’ex-capo della polizia Wang Lijun, quando questi già era agli arresti e non avrebbe potuto inviare il messaggio. Il ruolo che la rete ha avuto in questo caso è stato abbastanza sorprendente e inedito: per la prima volta, tra indiscrezioni e informazioni, si è assistito ad una vera e propria manipolazione controllata delle notizie riguardanti la vicenda, soprattutto per quel che riguardava il suo aspetto criminale.

Questo è stato materia di riflessione anche per alcuni esperti di media cinesi, secondo i quali il ruolo dell’internet cinese, corre il rischio di diventare uno strumento mainstream, non alternativo.

E' come se ci fosse una manipolazione guidata per cui lanciata una notizia straordinaria gli internauti cinesi ci si buttano.

Secondo Michael Anti, uno dei più vecchi e rispettati blogger cinesi, è come se il governo spalancasse a volte intenzionalmente un varco e “i netizen cinesi, abituati alla censura, quando avvertono qualcosa di nuovo vi si gettano come i cani seguendo una fetta di carne”. Lo stesso Anti fa anche un paragone con gli Stati uniti, dove la blogosfera nasce come alternativa, mentre internet in Cina corre il rischio di diventare mainstream.

Come la rete è spazio della critica sociale?

La rete è un grandissimo calderone: 570 milioni di cinesi sono 570 milioni di teste. Tutto questo è effettivamente un grande canale di prese di posizione spesso molto critiche nei confronti del governo. Il governo cerca di orientare e manipolare la rete oltre che censurarla e controllarla, ma la ritiene anche uno strumento utile per capire gli umori della popolazione, anche se si tratta del 40% del totale dei cinesi e con un profilo sociale particolare, anche dal punto di vista demografico, visto che si tratta in maggioranza di giovani. Dunque è anche vero che la rete è portatrice di critica, attacchi, denuncia. Un’ interessante ricerca fatta ad Harvard nel 2012 è arrivata alla conclusione che da parte del governo si assiste a una sorta di tolleranza del governo finché si tratta di denunce o critiche, quasi un modo per sentire il polso dell’opinione pubblica.

Quando è che il governo interviene? Lo fa pesantemente quando si cerca di trasformare il malessere, il malcontento, la rabbia in una forma organizzata di proteste o di incontri o di qualunque cosa che possa prefigurare, al di là della voce di protesta individuale, uno strumento di aggregazione politica in senso proprio. In quel momento l'intervento diventa molto duro e partono le censure più forti se non addirittura le denunce e le chiusure dei siti. (Gary King, Jennifer Pan, Margaret Roberts “How censorship in China allows government criticism but silences collective expression”, 5/6/2012)

Per quanto riguarda la dissidenza in senso classico ci sono blogger seguitissimi da milioni di persone che ogni volta che vengono censurati fanno notizia, ampliando così il clamore.

L'ultimo caso è stato quello di Li Chengpeng (oltre sei milioni di followers su Wibo, il twitter cinese) a cui è stato vietato di parlare in pubblico durante la presentazione del suo ultimo libro, e il cui solo silenzio postato nella rete ha fatto scalpore.

Ci sono voci forti che percorrono il web e talvolta vengono censurate. Fanno parte di una dinamica molto vivace, molto accesa, molto interessante che ci spinge a seguire questo moloch, l'apparato del partito-stato, che cerca di contenere questa massa scatenata di centinaia di milioni di cinesi che vogliono farsi sentire. A cosa approderà, cosa farà crescere questa dinamica ancora non lo sappiamo ma è uno dei fenomeni mediatico-politici mondiali a cui ci è dato di assistere.

Sviluppo tecnologico in piena avanzata come si collega alle condizioni di totale sfruttamento nella produzione tecnologica?


Il progetto cinese da diversi anni ormai è quello di alzare il livello tecnologico della propria produzione per non essere solo la fabbrica del mondo in vestiti. scarpe etc, cioè quella che viene definita manifattura bassa.

La Cina vuole acquistare tecnologia, e sempre più brevetti giungono dal paese ( nel 2013 il governo cinese prevede di spendere in Ricerca e Sviluppo 220 miliardi di dollari, con un aumento dell’11,6% rispetto all’anno precedente che è costante ormai da anni) . L’impegno spinge verso una produzione che è considerata più pregiata, ricca, meno inquinante, avanzata tecnologicamente e in grado di far raggiungere alla Cina livelli sempre più alti, oltre che sul mercato interno anche su quello internazionale. Non dimentichiamo peraltro che già anni fa l'IBM è stata venduta ad una impresa cinese, la Lenovo.

Se dunque da un lato la produzione tecnologica va verso questo livello (basta pensare agli iphone per i quali gli occidentali ma anche i cinesi vanno pazzi e fanno code chilometriche per poterseli aggiudicare appena ne esce uno) l'altro lato della medaglia è una produzione materialissimamente legata a catene di montaggio, fabbriche in cui la produzione è oltre modo intensiva. La Apple sforna modelli nuovi ogni anno e ogni modello vende sempre di più, e bisogna produrre in tempi sempre più rapidi. Come le ultime ricerche e inchieste hanno dimostrato, ciò richiede un modello “militare” di organizzazione del lavoro, in megafabbriche come la ormai nota Foxconn. Questa produzione non richiede un più alto tasso di specializzazione per i giovani impiegati. Ma una fetta sempre più vasta di giovani operai ha ormai un livello di istruzione superiore alla generazione dei migranti interni che li hanno preceduti, e questo accresce la loro insoddisfazione.

Dunque da un lato c’è l'aspetto sempre più scintillante degli oggetti con cui tutti giocherelliamo ogni giorno, affascinati dalle possibilità che ci offrono di andare oltre a noi stessi, e dall'altra parte abbiamo milioni di operai che sono inchiodati a se stessi, costretti ad un lavoro ripetitivo, a una condizione di sfruttamento molto forte, che in queste condizioni non riescono a riflettere neanche su sé stessi. Ma questo modo di produzione è strettamente legato al tipo di produzione hig tech richiesta, ai ritmi che questa impone, alle sue caratteristiche.