Colombia - Rieletto Santos detto Jena

Elezioni presidenziali in Colombia: hanno vinto i colloqui di pace con la guerriglia FARC e ELN.

di Bz
18 / 6 / 2014

Domenica 15 giugno si è svolto in Colombia il ballottaggio delle elezioni presidenziali, il cui esito è stato la rielezione di Juan Manuel “Jena” Santos.   Óscar Zuluaga, sostenuto dalla coalizione uribista, ha riconosciuto la vittoria del suo avversario, attestandosi al 45% dei consensi, contro il 50,95% di Santos, sostenuto dalla coalizione di Unidad Nacional.  Il vero vincitore quantitativo delle elezioni, anche stavolta, è l'astensionismo; ha votato meno del 48% degli aventi diritto, cui va tolto un ulteriore 4% di voti in bianco.

Durante tutta la campagna elettorale i media di regime si sono affannati a ripetere l'assunto che nell'eleggere Zuluaga o Santos si sceglieva fra Guerra e Pace, cosa che è, con tutta evidenza, assolutamente falsa.  In primo luogo perché i risultati elettorali c'entrano poco o nulla con la volontà popolare, che si presume sovrana. D'altronde, dell'illegittimità delle elezioni in Colombia, dice molto l'infinita serie di scandali che le caratterizza: brogli, voto di scambio, voto estorto, campagne finanziate da paramilitari, intercettazioni illegali e chi più ne ha più ne metta.

Ciò detto, Santos si è imposto non per l’efficacia delle sue politiche socio-economiche, rigorosamente neoliberiste, o per il consenso costruito attorno alla sua figura, comunque logora. Santos ha vinto perché, a differenza di Zuluaga, ha promesso di portare avanti i dialoghi dell’Avana, vero baricentro del presente e del futuro prossimo del popolo colombiano.  Dai risultati elettorali si può estrarre un evidente dato: la popolazione, quella che si è recata alle urne, sostiene la ricerca di una soluzione di pace in Colombia, un compromesso tra guerriglia e potere costituito.

È di questi giorni la conferenza stampa disgiunta ma bilaterale dell’ELN (Esercito di Liberazione Nazionale attivo da 50 anni nel paese) e del governo per sancire l’apertura ufficiale delle trattative di pace, così come era avvenuto quasi 2 anni orsono con le FARC.

Dopo vari incontri preparatori, intercorsi tra i delegati della seconda guerriglia del paese e quelli del governo, e tenutisi in Venezuela,   Brasile ed Ecuador, è stato concordato che i primi punti in discussione saranno quello delle vittime del conflitto sociale e armato e la partecipazione politica. Altri punti dell’agenda devono ancora essere definiti. I colloqui si svolgeranno parallelamente ai Dialoghi dell’Avana in corso con le FARC-EP, mentre sulla sede, nonostante la dichiarata disponibilità del Presidente Correa ad ospitarli in Ecuador, non v’è ancora certezza. 

Si tratta di un’ottima notizia che conferma come la soluzione militare al conflitto, caldeggiata dalla destra latifondista, mafiosa e narcotrafficante  colombiana, sia ormai impraticabile, in primo luogo perché incapace sul campo di battaglia di sconfiggere la guerriglia (il Plan Colombia non ha portato a risultati concreti in nessun aspetto nei sui dodici anni di applicazione), e in secondo luogo perché insostenibile tanto economicamente come socialmente.  La pressione popolare interna ed internazionale affinché si aprisse un spazio di dialogo anche con l’ELN, ha giocato un ruolo importante. Lo chiedevano le stesse FARC, l’opinione pubblica interna ed internazionale, diversi governi regionali ed europei e risultava chiarissima la disponibilità dell’ELN.