La società è malata, Lo zapatismo è la cura

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A San Cristóbal nasce Radici nel Vento, un progetto di salute dal basso

20 / 11 / 2017

San Cristóbal de las Casas - Che non sia esattamente un quartiere residenziale dell'alta società, il barrio di Cuxtitalli, lo si capisce subito. Siamo ad una sola mezz'ora di scarpinata in salita dallo zócalo di San Cristóbal, eppure siamo in un altro mondo. "Qui sono tutti indigeni, per la maggior parte tzozil. Lo spagnolo è la seconda lingua" ci spiega Nina. Lei è una attivista dei movimenti romani. Da otto anni si è trasferita in Chiapas col compagno, Fabio. Entrambi fanno parte del nodo solidale alla lotta zapatista. Qui sono nati i loro due figli. Qui hanno continuato quella lotta per la casa, la salute ed i diritti che ha caratterizzato tutta la loro vita. Qui hanno comprato una casa che oggi è un punto di riferimento per tutti i compagni che, per un progetto o per l'altro, passano per il Chiapas.
Il piano terra è diventato la Casa de Salud Comunitaria Yi'bel Ik'. Termine, quest'ultimo, che in lingua tzozil significa "Radici nel vento". "Radici, perché con le radici noi ci curiamo e perché è nel recupero delle radici che noi vogliamo costruire il futuro - ci spiega una ragazza indigena -. Vento, perché non sta mai fermo, nessuno può dire dove possa arrivare".

Non ci sono strade pavimentate a Cuxtitalli. E neppure gli eleganti negozi dell'avenida Real de Guadalupe, la strada principale di San Cristóbal, perennemente affollati di turisti e di suonatori ambulanti. "Eppure qui la gente ha saputo costruire una sua autonomia - continua Nina -. Ci sono rappresentanti di calle e di plaza che affrontano i problemi quotidiani consapevoli che il disagio di uno è il disagio di tutti. Anche l'acqua, che in Messico è privatizzata e gestita in maniera vergognosa, qui ha una soluzione comunitaria. La rete idrica pesca da due fonti, situate sopra la montagna, che vengono gestite come bene comune. Naturalmente, l'azienda idrica privata di San Cristóbal ci fa la guerra, ma a Cuxtitalli la parola resistenza ha ancora un significato profondo e radicato".

Il progetto "Radici nel Vento" aderisce ufficialmente alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona. E dagli zapatisti, Nina e gli altri attivisti, italiani e messicani, hanno mutuato il concetto di "promotores de salud"; l'idea che la salute sia un bene comune che va promosso.
"La vera malattia che ha la gente di Cuxtitalli è la povertà - continua Nina -. La sanità pubblica esiste ma… è una vera merda! Gli ospedali non dispongono non soltanto di medicine, ma neanche di garze e siringhe. Se sei ricoverato è difficile che venga un solo dottore a visitarti. Come se non bastasse, gli indigeni vengono lasciati sempre per ultimi, specie se parlano male lo spagnolo, e sono costantemente discriminati".

La Casa de Salud Comunitaria non vuole, né potrebbe essere, un vero presidio medico, anche se sta per dotarsi di un consultorio. Le attiviste, quasi tutte donne, hanno comunque qualche conoscenza di medicina e si preoccupano soprattutto di fare informazione medica. Ci sono anche un medico di base e un dentista che periodicamente lavorano nella struttura. "Ma quello che ci preme di più è condividere il sapere, insegnare alle persone ad intervenire in casi particolari, ad esempio con le manovre di rianimazione, e diffondere le corrette pratiche igieniche. Pensiamo al nostro progetto come ad un anello di congiunzione tra la scienza medica e la gente comune che non ha accesso a nessuna cura. Tante volte, basterebbe poco per far star meglio una persona!"

Tra i pueblos indigeni quando qualcuno si ammala, viene portato dal curandero o dallo sciamano. Un po' perché questa è la loro tradizione, un po' perché non viene data loro altra possibilità. Gli zapatisti hanno adottato un sistema sanitario molto pragmatico basato sul principio che, se una cosa funziona, funziona: hanno liberato le comunità da credenze irrazionali e pratiche di stregoneria per recuperare saperi legati alle erbe curative che si sono rivelate efficaci. Inoltre, hanno formato dei volontari- i promotores, per l'appunto - che girano per i villaggi e sono un punto di riferimento per la maggior parte delle patologie che qui si riscontrano, come i traumi o gli avvelenamenti da serpente. Le promotoras, inoltre, insegnano alle donne le pratiche di contraccezione e come aver cura del proprio corpo.

La Casa de Salud riprende questo insegnamento zapatista, mettendo al centro un concetto tanto semplice quanto essenziale: che la persona a cui si indirizza la cura terapeutica è un soggetto e un oggetto. Intendendo per salute sia la condizione fisico-psicologica che sociale, secondo questa ottica, coloro che vogliono essere curati sono parte integrante della stessa terapia e decidono come procedere. L'approccio sostiene che la patologia non sia un semplice insieme di sintomi contro i quali bisogna ritrovare l'equilibrio fisiologico, ma che l'intera persona - nella sua interiorità e nella sua condizione sociale - sia in gioco quando parliamo di malesseri e patologie. Di conseguenza, bisogna adottare le cure più efficaci: talvolta può essere l'uso della pianta medica, altre l'essenziale accesso all'alimentazione basilare e ad una casa, altre l'ospedalizzazione. In quest'ultimo caso, soprattutto per quanto riguarda le popolazioni indigene, c'è bisogna di una vera organizzazione collettiva per far fronte ad esclusioni, discriminazioni, carenze strutturali del servizio.

"Questo punto è estremamente importante - prosegue Nina -. La salute è una questione collettiva e non individuale. Riappropriandoci dei saperi medici, ognuno può sapere come prendersi cura del proprio corpo. Questo non significa rifiutare i medici o la loro conoscenza, bensì piegarli alle esigenze che si esprimono dal basso". Una frase che risuona uno dei propositi della conferenza ConCiencias, prevista per questo dicembre a San Cristobal proprio per trovare una soluzione collettiva a queste necessità.

Radici nel Vento funziona secondo lo stesso principio. Lo zapatismo non è una ideologia ma una pratica di lotta. "Quando i maestri sono scesi in piazza a San Cristobal, la polizia e l'esercito hanno reagito violentemente. Botte, spari, gas velenosi… non c'erano certo medici disposti ad assisterli, e abbiamo dovuto imparare da soli come prestare le cure necessarie".

Da un lato, violenza e prigionia contro chi si ribella, dall'altro, povertà ed emarginazione per chi non ha la forza di sollevare la testa. Queste sono le malattie implicite nel capitalismo. Un capitalismo che ha infettato la società. Lo zapatismo è la cura.