Un paragone tra le priorità del Vertice dei Popoli e il vertice ufficiale

Cupula dos Povos, nona giornata: conclusioni a confronto

23 / 6 / 2012

Oggi è possibile confrontare i contenuti espressi alla Cupola dos Povos, all'Aterro do flamengo, con quelli del vertice ufficiale che ha prodotto in questi giorni un documento criticato a più voci, dalle parti sociali, dai cittadini attivi, ONG, soggetti appartenenti a istituzioni e rappresentanti ONU, e perfino dalla 17enne che ieri ha pronunciato il discorso di apertura dei lavori dei leader mondiali, Brittany Trilford: ''avete ancora 72 ore per decidere il destino dei nostri figli, dei miei figli, dei figli dei miei figli. Il cronometro sta contando, tic, tac, tic, tac..''

Vediamo i punti che "hanno deluso" le aspettative e prodotti dalle delegazioni dei 198 paesi presenti a Riocentro:

Economia verde.

All'inizio dei negoziati non esisteva ancora una definizione esatta del termine, i paesi sviluppati cercavano di focalizzare il discorso sull'efficenza energetica connessa alla possibilità di creazione di posti di lavoro, dando importanza alla competitività. I paesi in via di sviluppo invece distaccavano la necessità di sradicare la povertà e promuovere l'uguaglianza ponendole centrali nella questione economica.

Il testo finale rifiutando l'applicazione concreta a breve termine, non sviscerando la problematica e non allargandola a questioni sociali, vede l'economia verde come uno dei più importanti strumenti disponibili per arrivare allo sviluppo sostenibile, essa non deve essere intesa come una serie di regole rigide e dipenderà dalle condizioni di ogni paese.

Sradicamento della povertà.

Il documento iniziale includeva l'espressione povertà 'estrema'. Quello finale è senza l'aggettivo, l'eliminazione del termine è stata fatta su opposizione degli Stati Uniti. Viene così rifiutata una descrizione più precisa delle specificità e dei bisogni connessi a territori e fasce di povertà precise.

Fondi per lo sviluppo.

Il G77 proponeva un fondo di 30 miliardi. Questa proposta è rimasta fuori dal testo finale che prevede invece solamente la creazione di un comitato, di una sorta di forum permanente per discutere i finanaziamenti, con un appuntamento di conclusione nel 2014 per prendere decisioni che saranno attuate soltanto nel 2015.

Lanciata la formazione in una vera e propria agenzia indipendente dall'ONU, il testo finale prevede l'adozione di una risoluzione che fortifica e amplia PNUMA ma non lo rende autonomo e non prevede la nascità di un agenzia apposita per la trattazione della questione ambientale.

Clima.

Il testo iniziale stabiliva l'accesso all'energia sostenibile fino al 2030, e prevedeva il raddoppio della velocità dei lavori per il miglioramenti dell'efficenza energetica e il raddoppio della percentuale di energia sostenibile rispetto al totale energetico mondiale. Il testo finale propone di portare energia sostenibile a tutti, senza però indicare termini metodologici e obiettivi precisi.

La questione 'riscaldamento globale' non era inclusa nelle argomentazioni. L'acqua è stata definitia un diritto umano, non un diritto naturale, non un bene comune.

Oceani.

Inizalmente era proposta la protezione della biodiversità in acque internazionali e l'adozione di misure di restrizione all'attività di pesca e sussidi per la stessa. Il testo finale spiega che la protezione della biodiversità è stata ritirata per obiezione di Stati Uniti, Venezuela, Canada, Giappone e Russia, ma sono stati mantenute le restrizioni ai sussidi.

Foreste.

Il documento iniziale considerava la preservazione delle foreste come uno dei mezzi per arrivare allo sviluppo sostenibile, si credeva che in questa ottica i governi nazionali e le entità internazionali avrebbero stabilito azioni concrete per la riforestazione dei territori. Oggi il testo riconosce soltanto l'importanaza di parlare delle foreste senza stabilire quali sedi e in con quali metodologie applicare per tutularle, non ci sono menzioni all'eventuale restauro delle aree verdi.

Ruolo delle imprese.

Inizialmente veniva incoraggiata l'obbligatorietà di redazioni di documenti relatori sulla sostenibilità delle aziende, quello finale considera questo tipo di azione pratica lodabile, ma non obbligatoria.

La discutibilità è ovvia e il tasso di spudoratezza è elevatissimo, la questione 'redistribuzione delle ricchezza' non è accennata in alcun punto del testo. Inoltre, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban-Ki-Moon, dopo aver criticato aspramente il documento finale, oggi ha cambiato idea elogiando l'accordo raggiunto.

Clarissa Sant'Ana e Franco Carrassi (Art Lab Occupato - Globalproject Parma)

Francesca Stanca (Ass. Ya Basta - Globalproject)