Da Veracruz la morte raggiunge Rubén Espinosa a Città del Messico

da Desinformémonos

3 / 8 / 2015

2 Agosto 2015 - La mattina del 1 agosto diversi media riportarono la notizia del ritrovamento di cinque corpi senza vita – quattro donne e un uomo - in un appartamento di Colonia Narvarte, a Città del Messico. Uno dei corpi era quello del fotografo Rubén Espinosa, che risultava desaparecido ai suoi familiari da alcune ore, come conferma Articulo 19 in una nota.

I familiari di Rubén, che viveva nella capitale da alcuni mesi, dopo essersi “autoesiliato” da Veracruz a causa delle molestie e minacce che aveva ricevuto per il suo lavoro, hanno avuto sue notizie per l'ultima volta venerdì alle 14:00, quando li avvisò in un messaggio che si sarebbe diretto verso casa. Dopo essersi accorti della sua prolungata assenza, i familiari ne hanno denunciato la scomparsa.

Fotoreporter di Proceso, Cuartoscuro e AVC Noticias, Rubén “abbandonò Veracruz dopo le aggressioni che ha subito. A metà dello scorso giugno, Espinosa ha lasciato lo stato (…) per rifugiarsi nel Distretto Federale...” riporta la nota. Rubén lavorava particolarmente nel raccontare le proteste sociali e manteneva una posizione critica riguardo al governatore del PRI (Partido Revolutionario Institutional) Javier Duarte.

Mercoledì 10 giugno, la mattina, il giornalista notò una persona fuori da casa sua, a Xalapa. “Non gli diedi molta importanza e continuai con il mio lavoro” raccontò. La sera, si aggiunsero ancora due individui e rimasero più a lungo di fronte alla sua abitazione. “Tre mi guardavano in modo minaccioso e uno di loro mi scattò una fotografia e mi fece un cenno come a chiedermi che volessi”. La notte, mentre rientrava a casa, due persone lo pedinarono, tanto da costringerlo a rifugiarsi in un negozio di articoli per l'infanzia. Alcuni minuti dopo il fotoreporter riprese il suo cammino. Prima di arrivare osservò che all'esterno della casa altre due persone lo stavano aspettando. Quando lo videro arrivare si diressero verso di lui e Espinosa si fece da parte per lasciarli passare. Questi si fermarono, lo fissarono per alcuni istanti e se ne andarono” termina il comunicato.

Il giorno prima, il giornalista aveva diretto un azione per ricollocare una lapide in onore della giornalista Regina Martinez, assassinata dallo Stato il 28 aprile 2012.

Secondo Articulo 19, “l'omicidio di Rubén Espinosa segna una nuova tappa nella violenza contro la stampa in Messico. È la prima volta che un giornalista, che già ha abbandonato la sua città e luogo di lavoro, viene ucciso nel Distretto Federale. La violenza di cui era vittima Espinosa era nota pubblicamente, quindi il suo omicidio è avvenuto senza che le autorità incaricate della protezione dei giornalisti in questo paese abbiano mosso un solo dito a suo favore”.

VERACRUZ E LA VIOLENZA CONTRO I GIORNALISTI

La morte di Rubén va ad aggiungersi alle altre 14 avvenute durante il governo di Javier Duarte (e alle altre 88 a livello federale): nella maggior parte dei casi irrisolte, cosa che rende Veracruz il luogo più pericoloso dell'America Latina per lavorare come giornalista. Paradossalmente, è anche il luogo il cui governatore è “riconosciuto” dalla stampa sostenitrice del suo mandato come “difensore della libertà di espressione”.

Nel suo impaziente interesse a coprire la verità, Duarte è caduto nel ridicolo comprando riconoscimenti ed editoriali a suo favore. Il 30 giugno scorso si rivolgeva ai giornalisti con un “comportatevi bene”, in un discorso a Poza Rica in occasione della Giornata per la Libertà di Espressione:

“Comportatevi bene. Tutti sappiamo chi compie passi falsi (…). Tutti sappiamo chi, in un modo o nell'altro, ha rapporti con questi gruppi (…). Tutti sappiamo chi ha legami o chi è compromesso con la malavita (…). Comportatevi bene, ve lo sto chiedendo. Stanno arrivando tempi difficili (…). Andremo a scuotere l'albero e faremo cadere molte mele marce”.

Così uccisioni e scomparse continuano a susseguirsi e il governatore è sordo. Solo lo scorso luglio è stata riportata la sparizione di Juan Mendoza Delgado, direttore del sito Escribiendo la Verdad. Il giorno seguente il suo corpo è stato ritrovato senza vita. Lo stesso è accaduto a Armando Saldaña Morales, della stazione radiofonica La Ke Buena, che fu assassinato in maggio. Il suo corpo fu ritrovato con segni di tortura e ucciso con quattro colpi di proiettile. Solo due casi di una lunga catena.

Nonostante il rischio che si corre ad esercitare la professione giornalistica in un contesto simile, Rubén Espinosa era uno dei pochi giornalisti impegnati nella produzione di informazioni riguardanti i movimenti e le proteste sociali. Fu uno dei pochissimi che denunciò la brutale violenza che ha colpito gli studenti universitari a Xalapa da parte dei paramilitari, lo scorso giugno.

I sicari lo hanno seguito fino alla capitale. É stato fatto sparire, torturato e infine giustiziato con due colpi di grazia alla testa. La morte ha deciso di lasciare Veracruz e di inseguire, sotto mandato, Rubén Espinosa.


di Carlos Ogaz