Donald Trump, ovvero l’altra faccia della controrivoluzione "democratica"

10 / 11 / 2016

La vittoria di Donald  Trump, nuovo presidente della nazione più potente del mondo, ha lasciato tutti stupiti.

Il “mostro’’, in effetti, è veramente tale: sembra una caricatura uscita dai Simpson; un bambinone cattivo, volgare, maleducato e antipatico, altrimenti possiamo dire che assomiglia  alla proiezione olografica di un altro membro della famiglia Addams. La brutta copia di Donald Reagan, di cui conserva i tratti istrionici da attore consumato e la protervia reazionaria del cow-boy suonato. Sicuramente pericoloso per la storia del mondo, sempre più dominato da pazzi furiosi, egocentrici, narcisisti, guerrafondai, mafiosi e dalla loro corte di nani e ballerini: i turbo-pazzi del turbocapitalismo, con la valigetta dell’atomica sotto il letto!

Sembra quasi la degenerazione e corruzione che ha accompagnato l’impero romano nella sua crisi, in alcune figure di imperatori ben note storicamente: la follia al potere, la controfigura mostruosa del ’68, della sua ‘’immaginazione al potere’’, un immaginario utopico e potente di liberazione, della vita, dei corpi, del sapere sociale, della democrazia radicale, della creatività, dell’arte, della musica, della poesia; contro la schiavitù del lavoro salariato, del capitale, dell’imperialismo e la guerra.

Trump rappresenta il compimento di un processo controrivoluzionario proprio rispetto agli effetti epocali di quella rivoluzione, al suo slancio innovativo e creativo, al suo ‘’élan vital,, ; al bisogno e al desiderio di comunismo e di libertà, di una umanità nuova, di un ‘’ ordine nuovo’’, direbbe Antonio Gramsci.

Una controrivoluzione in cui sono coinvolte tutte le élites del dominio capitalistico globale: “Destra’’ e ‘’Sinistra, ”democratici’’ e ‘’repubblicani’’, “liberisti’’ e ‘’socialisti’’; sono solo sigle che non significano più nulla, svuotate di ogni sostanza storica e politica, maschere a volte tragiche, a volte grottesche, di un biopotere sempre più totalizzante.

Basta guardare i programmi degli opposti schieramenti, non solo negli States, ma anche a casa nostra e in questa Europa traballante. In che cosa si differenziano? Possiamo forse dimenticare la sciagurata e mistificante ideologia della ‘’guerra democratica’’ che ha visto il laburista Blair assieme al repubblicano Bush, il ‘’democratico’’ Clinton e tutto il codazzo di demo-guerrafondai - dai vari d’ Alema, per esempio - e la sua fallimentare ‘’Ditta, uniti nel disastro iracheno e in molti altri posti nel mondo? Possiamo non vedere che sotto il governo del ”democraticissimo, presidente nero Obama si sta compiendo una strage di neri nelle città americane da parte della sua polizia? O che le condizioni dei migranti latinoamericani nonostante i ‘’democratici’’ al potere è diventata una tragedia umanitaria di proporzioni bibliche?

Giornaloni, giornalini, politologi, intellettuali, espertoni di media, tutti sono annichiliti da questa vittoria che rappresenta il crollo della logica ‘ sondaggista’’, ma non solo: per la prima volta in maniera così clamorosa e manifesta si rivela (su una scala che più ampia di così non si può)  tutta la  fragilità e la crisi del potere dei media, il loro totale distacco dalla realtà, dal mondo della vita. Val la pena di approfondire questo punto, che mette in luce una contraddizione evidente: se il potere dei media si esercita sulla manipolazione della realtà, questa stessa comunque presuppone una relazione, un rapporto con il materiale che viene manipolato. Ma se questo rapporto svanisce, allora essa si trasforma in pura e semplice autoreferenzialità e comincia a venir meno anche la stessa relazione di potere, subissata dal mondo della vita reale, delle ondate moltitudinarie, sempre meno ‘’ rappresentabili’’. E’ lo stesso processo che accompagna molte altre separazioni e rotture: in primis nell’‘’ autonomia del politico’’, distacco abissale tra palazzo del potere e vita concreta delle masse, oppure nella dialettica tra capitale e lavoro, eccetera. Sono comunque tutti i molteplici aspetti di un unico processo.

L’incapacità di interpretare la realtà della crisi, la disgregazione della classe media, l’impoverimento generalizzato e l’impossibilità da parte dei governi di dare delle risposte in termini neokynesiani, per costruire un nuovo welfare, sono alla base della vittoria del ‘’mostro’’. Un voto in primo luogo non per lui e il suo programma, ma contro l’élite di governo, le potenti lobby oligarchiche e familiari al potere. Un voto in negativo nell’assenza di qualsiasi scelta o desiderio di cambiamento reale; e ciò è molto pericoloso , foriero di cupi presagi. La storia insegna che quando si assiste a questa disgregazione della classe media in assenza di un’alternativa rivoluzionaria e radicale, la ‘’Ragione’’ illuministica, la sua fede nel progresso e nello sviluppo illimitato delle forze produttive va a farsi fottere, e lascia il campo al caos sociale, alla guerra dei ricchi contro i poveri, dei poveri contro altri poveri e così via. Bellum omnium contra omnes: il presupposto delle dittature e dei fascismi diffusi.